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Eleonora Martini

«In soli tre giorni l’andamento del contagio da Covid tra i detenuti è quasi raddoppiato, passando da 75 a 145 positivi, e continua a salire anche fra gli operatori, passati da 117 a 199 affetti dal virus (dati aggiornati al 26 ottobre)». Il sindacato di polizia penitenziaria Uilpa, come gli altri, lancia l’allarme sulle carceri. E infatti il tema ieri è stato trattato dal Cdm insieme al pacchetto Giustizia, e nel Dl Ristoro sono state inserite nuove norme. Perché l’emergenza Covid, si legge nella bozza del testo, «può essere gestita all’interno degli istituti penitenziari tanto più agevolmente quanto minore è la popolazione carceraria».

Perciò, «al condannato ammesso al regime di semilibertà possono essere concesse licenze con durata superiore a 15 giorni fino al 31 dicembre 2020», salvo motivi ostativi e ad eccezioni di alcuni reati come mafia e terrorismo. Inoltre, con tutta una serie di eccezioni, le pene detentive di durata inferiore a 18 mesi potranno essere eseguite ai domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico.

Inoltre: tutti i processi civili e penali saranno celebrati a porte chiuse; atti, documenti e istanze potranno essere depositate tramite Pec. Rinviate sentenze, testimonianze, anche di periti, tranne se con accordo delle parti; prevista la partecipazione dei detenuti con videoconferenze o collegamenti da remoto regolati dal ministero per gli imputati e le parti offese.

E soprattutto: il pm potrà interrogare anche da remoto. Infine, il giudice positivo al Covid e in isolamento potrà partecipare all’udienza anche da un luogo diverso dall’ufficio giudiziario.

Sorgente: Giustizia e carceri, ecco le nuove norme anti contagio | il manifesto

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