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(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Senza offesa per Sandra & Raimondo, dobbiamo confessare che i primi episodi della sit-com Casa Fontana fanno quasi più ridere di Casa Vianello. E rischiano di oscurare le gag dell’altro astro nascente del cabaret milanese: Giulio Gallera. Sulla fornitura di camici, calzari e copricapi medicali affidata il 16 aprile dall’agenzia regionale Aria Spa a Dama Spa (azienda controllata dal cognato e partecipata dalla moglie del presidente della Regione) per 513 mila euro e tramutata in donazione solo il 22 maggio (quando già Report indagava), con storno delle fatture già emesse, sono uscite in 48 ore una mezza dozzina di versioni ufficiali che si contraddicono l’una con l’altra. E stridono con i documenti scoperti da Report, usciti sul Fatto e mai smentiti da alcuno. Ma soprattutto trasformano Casa Fontana in una sceneggiatura con finali multipli, come Parasite, Black Mirror: Bandersnatch e Signori, il delitto è servito.

Versione 1. Nota ufficiale del portavoce di Fontana, interpellato da Report: “Della vicenda il presidente non era a conoscenza…”. Milano, 16 aprile 2020, interno giorno. Il presidente lumbard rincasa e trova la moglie Roberta Dini che parla al telefono col di lei fratello Andrea Dini della fornitura da 513 mila euro appena affidata alla loro azienda dalla Regione presieduta dal marito e cognato. Ma l’Attilio non fa caso a quel che dicono, preso com’è dallo sdegno per quella presenza indesiderata. La donna protesta di essere sua moglie, fra l’altro la seconda, da un pezzo. Ma lui non ammette repliche. “Mai avuto mogli, né dunque cognati. Fuori da casa mia o la denuncio per violazione di domicilio!”.

Versione 2. Nota ufficiale del portavoce di Fontana: “…Sapeva che diverse aziende, fra cui Dama Spa, avevano dato disponibilità a collaborare con la Regione per reperire con urgenza… mascherine e camici per strutture sanitarie”. Milano, palazzo della Regione, interno sera. Fontana (che non sa, ma sa) ringrazia Dama Spa per la disponibilità a collaborare con la Regione, ma non sa che Dama Spa è dei fratelli Dini; o, in alternativa, ignora che i fratelli Dini siano suo cognato e sua moglie. Infatti non avverte né loro, né Dama Spa né Aria Spa di fare tutto gratis, per non incappare in un mega-conflitto d’interessi che gli costerebbe la faccia. O, in alternativa, complice quella maledetta mascherina, non sa di avere una faccia.

Versione 3. Dichiarazione di Andrea Dini a Report: “Effettivamente… i miei… quando non ero in azienda durante il Covid… chi se ne è occupato ha male interpretato. Ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.

Varese, 30 aprile, Dama Spa, colosso italo-svizzero della moda titolare del marchio Paul&Shark, interno giorno. La donna delle pulizie, che durante il lockdown sostituisce il Ceo Andrea Dini (in giro non si sa dove né perché) e due settimane prima ha siglato con l’agenzia regionale Aria Spa il contratto da mezzo milione, riceve una telefonata dal principale. Che le ricorda di non emettere fattura, perché è una donazione. Ma la linea è disturbata, così la donna capisce di dover emettere una fattura da 513 mila euro. Quando poi il 22 maggio il Ceo lo scopre, parte il cazziatone: “Ma ti pare che mi faccio pagare per queste cose? Fai subito una nota di credito”. E lei: “Ma per trasformare una vendita in un regalo non dovremmo consultare il Cda e la proprietà in Svizzera? E che dirà il collegio sindacale? Siamo una Spa…”. E lui: “Ma che ne sai te delle Spa… Fai come ti dico. Storna la fattura”. E lei: “Guardi che i 513 mila euro sono scritti nell’ordinativo che abbiamo concordato con Aria, infatti quelli dicono che ci pagano fino all’ultimo euro!”. E lui: “Digli che se insistono a pagarmi, mi offendo! Vatti a fidare delle donne delle pulizie…”.

Versione 4. Ricostruzione di Alessandro Sallusti sul Giornale: “Un’azienda, nel pieno dell’emergenza Covid, dona oltre 350mila euro di materiale sanitario agli ospedali lombardi e finisce nel tritacarne degli odiatori mediatici. La colpa? Essere parenti del presidente Fontana. A quelli di Report e ai loro cugini del Fatto Quotidiano la Lombardia proprio non va giù… La moglie del governatore – per mere questioni familiari – è socia al 10% dell’azienda… La Regione fatturò come da procedura, ma la fattura venne ‘stornata’, cioè respinta perché, come da accordi, si trattava di donazione… Ma, invece degli applausi, piovono sospetti e fango… un’autentica porcata… spazzatura… danza sui morti”. Milano, Aria Spa, interno giorno. Arriva una chiamata del Dini che offre in dono materiali sanitari per 350mila euro, ma per i soliti problemi di campo i dirigenti regionali capiscono fornitura per 513 mila euro. E compilano l’affidamento diretto con fatture a 15 giorni e pagamenti a 60, senz’avvertire Fontana né come presidente, né come marito, né come cognato. Quindi la donna delle pulizie è innocente: è tutta colpa dell’agenzia regionale. Infatti, appena lo scopre grazie al Fatto, Fontana non ringrazia: anzi ci querela e diffida Report.

Versione 5. È la prossima scena: Gallera, vedendosi scavalcato da Fontana e pensando di far cosa gradita, posta un video in cui spiega l’affaire dei camici col suo infallibile modello matematico: “Con l’Rt a 0,50, per avere un camice gratis bisogna comprarne almeno due!”.

 

 

Sorgente: Casa Fontana – infosannio

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