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Lo studio della prof. Sartor sulla sanità in Lombardia. Posti letto crollati da oltre 45mila a meno di 21mila.

Come è stato possibile lo sbilanciamento in favore del privato nella sanità lombarda? Secondo la professoressa Maria Elisa Sartor, che si occupa di Scienze dell’organizzazione, delle configurazioni e dei processi di trasformazione dei sistemi sanitari, “attraverso un processo di privatizzazione lento (con punte di accelerazione), articolato, cumulativo, generato dall’attività di regolazione dell’ente regione e di altri attori istituzionali che le si sono affiancati”. La sua analisi viene proposta dal Centro Studi Sereno Regis.

Lo studio della prof. Sartor sulla sanità in Lombardia. Posti letto crollati da oltre 45mila a meno di 21mila

Secondo la studiosa, tutto comincia dal 1997, formalmente con una legge regionale di riforma (LR 31/1997), ma le premesse vengono poste fin dalla primavera del 1995, da quando cioè Roberto Formigoni viene eletto presidente della Regione Lombardia. Si passa dal Welfare State alla Sussidiarietà orizzontale. La svolta avviene con lo scorporo dalle Asl delle attività di erogazione. Le Asl lombarde dal 1997 si trovano così disallineate nelle funzioni espletate rispetto alle Asl del resto del Paese. Le Asl lombarde viene deciso che non si debbano occupare più direttamente della erogazione dei servizi sanitari e sociosanitari. L’obiettivo è rendere disponibili alla concorrenza pubblico-privato i servizi prima erogati dal soggetto pubblico (assistenza ospedaliera e territoriale, formazione accademica).

Accade così che soggetti pubblici e privati si contendono da quel momento in poi in modo esplicito l’utente. La pratica che viene di fatto avviata è l’istituzione e la “regolazione del quasi-mercato in versione lombarda”, tanto “che basta la sola autorizzazione all’esercizio rilasciata dalla Regione, sentito il Comune, per divenire parte del mercato sanitario ed operare al di fuori del Ssr”.

I principali interventi di depotenziamento della sfera del pubblico riguardano la ricettività degli ospedali pubblici più che dimezzata (si passa dai 45.630 posti letto del 1995 ai 20.838 del 2018). Si assiste a un travaso dal pubblico al privato e cioè al crescere della proporzione dei posti letti privati sul totale dei posti letto, proporzione che passa dal 19 a quasi il 40%. Gli ospedali pubblici (inclusi gli Irccs) sono costretti a cedere aree di intervento prestigiose agli omologhi privati: per esempio, la storica Clinica del Lavoro “Luigi Devoto” di Milano viene trascurata e depotenziata in favore del Gruppo Maugeri, al quale cede attività. “Questa pratica”, scrive Sartor, “è continuata nel tempo, anche se frutto di operazioni meglio nascoste.

Con l’elezione di Formigoni a governatore inizia lo svuotamento del pubblico a favore del privato

Ecco un esempio: l’Ospedale Sacco (pubblico), presidio della ASST Fatebenefratelli-Sacco, cede la Cardiochirurgia di eccellenza all’IRCCS Ospedale maggiore Policlinico di Milano (pubblico). Ma, attenzione, il Policlinico (pubblico) al momento del trasferimento, non era ancora attrezzato per soddisfare tutte le richieste soddisfatte in precedenza dall’Ospedale Sacco (pubblico). A chi sono andati con ogni probabilità quindi gli interventi residui di cardiochirurgia? Chi ci ha guadagnato? Ad essere beneficiato, secondo quanto denunciato dal personale medico, è stato il nuovo Galeazzi IRCCS (del Gruppo San Donato GSD), che sta nei pressi. Un passaggio che in apparenza riguarda due ospedali pubblici in realtà è una triangolazione e nasconde un favore rivolto al principale gruppo della sanità privata italiano”.

Sorgente: Da Formigoni a Fontana. Trent’anni di tagli alla Sanità in Lombardia | LA NOTIZIA

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