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Igor «il russo», ergastolo confermato in appello a Bologna

Ergastolo confermato in appello a Bologna per Norbert Feher. La sentenza per il serbo conosciuto come «Igor il russo», detenuto in Spagna, è stata letta dopo un’ora e mezza di camera di consiglio dalla Corte di assise di appello: Igor risponde di due omicidi e un tentato omicidio, commessi l’1 e l’8 aprile 2017.

Il killer serbo è imputato per gli omicidi del barista di Budrio, Davide Fabbri e della guardia ecologica di Portomaggiore Valerio Verri, avvenuti nell’aprile del 2017 tra le province di Bologna e Ferrara. La corte, presieduta dal giudice Orazio Pescatore, ha accolto la richiesta della Procura generale, rappresentata in aula dal pg, Valter Giovannini. In primo grado, Feher era stato condannato al massimo della pena, il 25 marzo dello scorso anno. Attualmente è detenuto nel carcere di La Coruna, in Spagna dove è accusato di altri tre omicidi.

Mercoledì mattina l’imputato aveva rinunciato ad essere presente in videoconferenza all’avvio del processo di secondo grado celebrato nell’aula Bachelet del palazzo della Corte di appello a Bologna. Il pg Valter Giovannini aveva chiesto la conferma (poi accolta dai giudici) dell’ergastolo. La difesa di disporre una perizia psichiatrica.

«Igor il russo» fu arrestato il 15 dicembre 2017 a Teruel, in Aragona, al termine di otto mesi di latitanza. Fu catturato, svenuto, a bordo di un pick-up uscito di strada e appena rubato accusato di aver ucciso ad El Ventorillo un allevatore e due agenti della guardia civile. Nelle motivazioni della prima sentenza di ergastolo, emessa (con il rito abbreviato) nel marzo 2019 dal gup di Bologna, Alberto Ziroldi, Feher è stato descritto come un killer mosso da una «spietata geometria criminale» che non si è mai pentito in modo autentico rimanendo fedele alla propria visione del mondo senza fornire alcun autonomo contributo alla ricostruzione dei fatti. «La lucida, fredda, spietata geometria criminale» dell’imputato «non lascia sbavature nella fase esecutiva» e non lascia «evocare – queste le motivazioni della sentenza di primo grado – rivisitazioni critiche che possano suonare come autentico pentimento o come inizio di una revisione critica».

Sorgente: corriere.it

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