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Il 4 maggio 1980 il Maresciallo Tito, presidente della Federazione socialista Jugoslava si spegneva a Lubiana, dopo aver guidato per 35 anni la federazione socialista jugoslava. Tra le figure più carismatiche del Novecento, il suo nome è ancora capace di accendere il dibattito sia nei paesi post-jugoslavi che all’estero.

Tito e Jugonostalgia

40 anni dalla morte del maresciallo Tito. Dalla Croazia dove era nato, alla Serbia fino alla Bosnia, fedelissimi e nostalgici  hanno sfidato il virus per rendergli omaggio. E in molti rimpiangono una certa “età d’oro socialista” quando lavoro ed istruzione erano accessibili a tutti.

L’annuncio segreto della morte

«La partita è stata disdetta. Cinque minuti dopo le 15 del 4 maggio 1980, le supreme autorità di partito e dello Stato furono avvertite con questo messaggio che “il grande cuore del compagno Tito aveva smesso di battere”. Tre ore più tardi l’annuncio ufficiale: “Il Maresciallo è morto”».

Già dal gennaio di quell’anno era ricoverato nella migliore clinica di Lubiana, ricostruisce Gianluca Modolo su Repubblica. Un’infiammazione alla gamba sinistra, poi amputata per evitare la cancrena. Le successive complicazioni e le settimane di coma indotto portarono all’arresto cardiaco e alla morte del creatore e padrone della Jugoslavia.

A 40 anni di distanza da quel pomeriggio, nonostante non fosse in programma nessuna cerimonia ufficiale, in molti – sfidando le restrizioni dovute al coronavirus – dalla Croazia alla Serbia fino alla Bosnia si sono radunati per celebrare l’uomo che per 35 anni ha guidato la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

Tito amato e odiato ma parte fondamentale della storia degli slavi del sud

  • A Belgrado appuntamento la sua tomba in marmo bianco alla Casa dei fiori, a Dedinje, sulla collina che domina la capitale serba.
  • A Kumrovec, in Croazia, dove nacque, le sirene hanno suonato alle 15.05, l’ora esatta della sua morte.
  • A Sarajevo i nostalgici del Maresciallo si sono ritrovati davanti ad una sua statua.

Nel 2016 l’istituto Gallup segnalava che l’81% dei serbi e il 77% dei bosniaci considerava un “danno” la disgregazione della Jugoslavia.

Dopo Tito e i nazionalismi feroci

«Poco prima di morire, il vecchio compagno Svetozar Vukmanovic in visita nella tenuta del Maresciallo sull’isola di Brioni gli chiese: “Che cosa sta succedendo alla Jugoslavia?”. Tito rispose: “La Jugoslavia non esiste più”», scrive Modolo. Dieci anni dopo la sua morte di Tito iniziò il collasso della federazione. Riaccesi i nazionalismi, le guerre degli anni ’90 fecero oltre 130mila morti, trascinando la Jugoslavia in una crisi economica e politica da cui non sarebbe sopravvissuta. Ora, quelle sei ex repubbliche Jugoslave hanno prodotto sette piccoli Stati indipendenti, alle prese, ognuno, con problemi politico economici spesso simili tra loro, ma a versioni nazionali contrapposte.

I FUNERALI DEL MARESCIALLO TITO, MAGGIO 1980

AVEVAMO DETTO

Quanto Tito nella ex Jugoslavia?

Quante vie e piazze sono ancora dedicate al Maresciallo Jozip Broz Tito, negli stati nati dalla disgregazione jugoslava? Su piazza e strade dedicate al leader jugoslavo, liberatore dal nazismo per molti, despota comunista per altri, si litiga e ci si divide ancora oggi. Un interessante studio dell’Osservatorio sui Balcani e Caucaso.

Sorgente: A 40 anni dalla morte di Tito ancora ‘Jugonostalgia’ –

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