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Quel che davvero ha contato nel determinare il corso degli ultimi eventi è l’istinto di sopravvivenza, che gioca un ruolo cruciale per entrambi

di Barbara Fiammeri

Gli scontri nella maggioranza: non solo prescrizione

A scatenare la guerra tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte non è stata la prescrizione, i contrasti sul reddito di cittadinanza o le imminenti nomine nelle cosiddette partecipate. Il merito conta assai poco. Quel che davvero conta in questa assurda vicenda (assurda se consideriamo che il governo non ha ancora sei mesi di vita e che la sua eventuale crisi avverrebbe per la rottura con colui che del Conte 2 fu il principale sponsor) è l’istinto di sopravvivenza, tanto di Conte che di Renzi.

Il bacino elettorale
Per il premier è facilmente intuibile. Entrato a Palazzo Chigi quasi per caso si è conquistato man mano un consenso crescente ma soprattutto costante sul quale non avuto alcun effetto neppure la vertiginosa crisi del M5S, il partito che lo indicò e lo volle alla guida del suo primo e anche del suo secondo governo. Un consenso che deriva soprattutto dall’elettorato di centrosinistra ma che spazia anche sul fronte opposto e in particolare in quell’area moderata orfana di Forza Italia e poco propensa a mettersi nelle mani di Salvini o della Meloni.

Rischio soglia di sbarramento
È però lo stesso bacino elettorale che interessa Renzi. Per questo, per conquistare consensi al centro che il senatore di Rignano ha fondato Italia viva. Ma perché la sua creatura si trasformi da partitino a rischio di non superare la soglia di sbarramento a partito determinante per la costituzione di alleanze Governo, il leader di Iv ha bisogno di interrompere la carriera politica di Conte. E deve farlo ora che le elezioni sono lontane. Per Renzi l’ideale sarebbe un bel governo a guida Pd o anche M5S, che gli lascia campo libero al centro. I dem però non hanno accettato le lusinghe e si sono schierati (almeno finora) a difesa del premier. Che a sua volta ha dato il via libera ad un allargamento della maggioranza. E anche stavolta si guarda al centro, a quei senatori e deputati, soprattutto di Forza Italia (i due sponsor principali solo l’ex capogruppo Paolo Romani e l’ex governatrice del Lazio Renata Polverini) che sentono imminente la fine del partito di Silvio Berlusconi e sperano di poter trovare uno spazio per sopravvivere.

I precedenti (non fortunati)
Finora tutti i tentativi, ultimo quello del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano ma anche più di recente il movimento Cambiamo del governatore ligure Giovanni Toti, hanno avuto, per usare un eufemismo, scarso successo. Ma all’istinto di sopravvivenza non si comanda e così un altro esperimento è già in rampa di lancio. Con quali prospettive però non si è capito. O meglio una è evidente e sta bene anche agli altri contendenti: garantire il proseguimento della legislatura.

 

Sorgente: Conte-Renzi, la vera ragione dello scontro – Il Sole 24 ORE

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