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Il siderurgico avrebbe fatto sapere di voler restare. Le parti stanno trattando

Governo e Arcelor Mittal pronti a deporre le armi. Venerdì i legali dell’azienda e dei commissari dell’ex-Ilva potrebbero presentarsi in Tribunale a Milano con un accordo di massima, non ancora del tutto dettagliato, che permetterebbe di prendere ancora tempo per superare gli ultimi ostacoli delle trattative, evitando lo scontro diretto davanti ai giudici.

Che la tensione tra le parti stesse gradualmente scemando, nel complesso negoziato in corso ormai da mesi in vista dell’appuntamento del 7 febbraio, era trapelato da qualche giorno, tanto da spingere il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a scrivere su Facebook, dopo l’incontro a Londra con Lakshmi Mittal, di «confidare» in un accordo. Un messaggio pacificatore in qualche modo veicolato a poche ore di distanza anche dalla controparte. Non per bocca degli indiani ma dell’a.d di Arcelor Italia, Lucia Morselli, il gruppo ha manifestato, in un apparentemente rassicurante incontro con i sindacati a Taranto, la volontà di rimanere in Puglia annunciando la possibilità di pre-accordo anche prima dell’udienza venerdì.

«L’a.d – hanno fatto sapere fonti sindacali – ci ha riferito che il pre-accordo è possibile e non è escluso che possa arrivare tra oggi e domani. In seguito – è stato precisato – la trattativa proseguirà per i necessari approfondimenti». Mittal “non vuole andare via, e la sostituzione dei dirigenti non va assolutamente letta con questa chiave», ha spiegato Francesco Brigati, coordinatore di fabbrica delle Rsu Fiom Cgil. L’intento dell’azienda sarebbe stato quello di «dare una scossa» rispetto a dirigenti che nella loro gestione avevano portato a perdite economiche e a risultati non positivi.

Per ora dunque la volontà comune sembra quella di trovare una soluzione, senza battaglie giudiziarie all’ultimo euro. «I legali di Arcelor Mittal hanno fatto tre passi indietro rispetto alle loro posizioni iniziali», hanno rivendicato dal ministero dello Sviluppo economico. Ma come in ogni trattativa i passi indietro o in avanti si presuppongono reciproci. L’obiettivo, ha spiegato il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, è assicurare allo stesso tempo la transizione energetica dello stabilimento, il mantenimento del ciclo integrato e, non ultima, l’occupazione.

Il numero finale degli esuberi, probabilmente a metà strada tra i 3.000 voluti da Mittal e i 2.000 ritenuti accettabili dal governo, non è ancora emerso. Ma l’esecutivo sarebbe disposto comunque a concedere il massimo possibile di cassa integrazione e ammortizzatori sociali da affiancare a nuovi impieghi nel cosiddetto «cantiere Taranto», con misure a favore della città da accompagnare all’intesa per l’acciaieria.

In gioco dovrebbero rientrare peraltro anche i sindacati, finora non inclusi nella trattativa, pronti a fare muro contro gli esuberi. «Nessun nuovo accordo potrà mettere in discussione l’intesa già siglata che prevede una clausola di salvaguardia e con nessun lavoratore licenziato», ha chiarito la leader della Fiom, Francesca Re David. «Non accetteremo altri sacrifici nella siderurgia italiana», le fa eco il segretario della Uilm, Rocco Palombella. Anna Maria Furlan, segretaria della Cisl, si augura invece che Mittal non lasci effettivamente l’Italia. «L’ex Ilva è una azienda molto importante per il settore e credo che sarebbe sbagliato rinunciarci»

Sorgente: ArcelorMittal, verso un accordo con Governo entro venerdì: possibile rinvio dell’udienza – La Gazzetta del Mezzogiorno

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