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Brexit, Von der Leyen e Michel firmano il divorzio. Prosecco a Downing Street: si brinda la sera del 31 gennaio

Fra sette giorni il Regno Unito torna a essere un’isola, ancora da decidere un accordo commerciale e temi di comune interesse, dall’istruzione alla sicurezza. Londra potrebbe chiedere una proroga di un anno della fase di transizione. Ecco cosa cambia dal primo febbraio

di ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA – Tra una settimana il Regno Unito uscirà dall’Unione Europea e il conto alla rovescia è già cominciato. Dopo l’approvazione della Brexit da parte del parlamento britannico e la firma della regina Elisabetta che promulga il provvedimento, oggi hanno fatto altrettanto i presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen Charles Michel, firmando a loro volta l’intesa.

Lo ha annunciato su Twitter la stessa von der Leyen, affermando: “Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ed io abbiamo firmato l’accordo per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, aprendo la strada per la sua ratifica da parte del parlamento europeo”. Quest’ultimo atto è previsto per mercoledì 29 gennaio e non si attendono ostacoli.

Ursula von der Leyen

@vonderleyen

.@eucopresident Charles Michel and I have just signed the Agreement on the Withdrawal of the UK from the EU, opening the way for its ratification by the European Parliament.

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Intanto a Downing Street sono state recapitate casse di prosecco, rigorosamente “made in Britain”, per brindare la sera del 31 gennaio, la data concordata dalle due parti per il “divorzio”: avverrà alle ore 23 di Londra, la mezzanotte a Bruxelles.

Non suonerà a festa la campana del Big Ben, come qualcuno voleva e come lo stesso Boris Johnson aveva un po’ scherzosamente ipotizzato in un primo momento, perché l’orologio della torre del parlamento è in via di restauro e sarebbe stato troppo costoso e complicato rimetterlo in moto.

Ma sul portone con il numero 10, casa e bottega del premier britannico, sarà proiettato un grande orologio luminoso che scandirà appunto le ultime ore, i minuti e i secondi dello storico avvenimento, mentre ogni edificio governativo isserà l’Union Jack, la bandiera nazionale.

Poco prima Johnson rivolgerà un appello al paese dalla tivù. Il tono lo ha già anticipato ieri, dopo il voto del parlamento di Westminster: “Abbiamo superato il traguardo della Brexit, ora possiamo lasciarci alle spalle le divisioni degli ultimi tre anni e marciare insieme verso un brillante futuro”. E il ministero per la Brexit rilascia un video che proclama: “La Brexit è fatta”.

In realtà, dal primo febbraio non cambierà niente nella sostanza: inizierà una fase di transizione fino al 31 dicembre prossimo in cui, anche se il Regno Unito sarà fuori dalla Ue, e non avrà più suoi rappresentanti nella Commissione Europea o nel parlamento di Strasburgo, tutto resterà come prima, compresa la libertà di movimento, cioè di emigrare e lavorare da questa parte della Manica per i cittadini dei 27 paesi della Ue e viceversa per quelli britannici in Europa.

Sempre nello stesso periodo, le due parti cercheranno di negoziare un accordo commerciale e su tutti gli altri temi di comune interesse, dall’istruzione alla scienza alla sicurezza. I tempi sono strettissimi, in pratica bisognerebbe concluderlo entro giugno per permetterne la ratifica a tutti i parlamenti. Secondo gli esperti una impresa quasi impossibile. Londra potrebbe chiedere una proroga di un anno della fase di transizione, ma per adesso lo esclude.

rep

Torna così il rischio di un “no deal”, un’uscita senza accordi, che sarebbe catastrofica per gli uni e per gli altri dal punto di vista economico e non solo. L’alternativa è un accordo limitato sui dazi dell’import-export, rinviando le altre questioni al futuro. Come che sia, fra sette giorni il Regno Unito torna a essere un’isola, davvero separata dal continente, nonostante il tunnel sotto la Manica su cui corre l’Eurostar, il treno a suo tempo considerato un simbolo di unione attraverso il canale.
Sorgente: repubblica.it

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