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Intervista ad Adelmo Cervi. Dal figlio del capo partigiano un appello al voto utile. «Se salta l’Emilia nessuno ferma più la Lega. Le sardine, hanno fatto capire chi è Salvini. Se andasse male, mi batterò per dire che la colpa non di chi non vota con il Pd»

Massimo Franchi

«La mia casa è la sinistra, che vada male o bene, anche se qualche volta mi arrabbio. E quando va male penso che bisogna impegnarsi di più. Non mi ritirerò mai. E non sono neanche mai stato a piangere se qualcuno mi utilizza e poi non mi cerca più». Anche a questo giro Adelmo Cervi c’è. Settantasei anni, suo padre è Aldo, il terzo dei sette fratelli Cervi, partigiani combattenti, fucilati dai fascisti a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943. Adelmo aveva quattro mesi. Ha raccontato la storia di Aldo e di tutta la famiglia in Io che conosco il tuo cuore (Piemme). Ma questa sarebbe un’altra storia. O forse no. Perché Adelmo è un combattente. Passa le giornate con i giovani a raccontare la Resistenza e con gli adulti a ricucire gli strappi della sinistra. Anche in queste regionali è andata così: «Quando ci sono le elezioni io mi impegno sempre a sinistra. Stavolta anche di più. Con la Lega che rischia di vincere, bisogna essere costruttivi. Non dico di turarsi il naso e votare, ma non possiamo disperderci a vantaggio della destra».

Cosa significherebbe la Lega alla guida dell’Emilia Romagna?
Li abbiamo già visti all’opera con i servizi sociali, con i migranti, sarebbe un disastro. Si appoggiano a Casapound, a Forza nuova, ai gruppi neofascisti. Se sfonda in Emilia non la ferma più nessuno, siamo l’ultimo baluardo.

Perché la Lega può vincere nella terra considerata un modello dell’amministrazione della sinistra?
Perché gli ideali non ci sono più e la Lega parla alla pancia della gente. Ma qui la sinistra è stata arrogante. Faccio un esempio: usano il caso di Bibbiano per fare propaganda. Al di là della vicenda, ho una figlia in affido e so che significa avere a che fare con i burocrati. Guerre, umiliazioni. C’è un modo di amministrare che allontana le persone. Oggi molta gente non va a votare, proprio quelli che hanno più bisogno di una mano.

A sinistra di Bonaccini ci sono altri candidati: potrebbero prendere i voti determinanti a decidere chi vince e chi per perde.
Io lotterò fino all’ultimo perché la Lega non passi. Se mai dovesse andare male, mi batterò per dire che la colpa non è di quella sinistra che da tempo non vota con il Pd. Ma faccio un appello: proviamo a far passare un po’ di sinistra radicale in consiglio regionale, ma c’è solo un candidato che può battere quello della Lega ed è Bonaccini. Quindi dobbiamo fare il voto disgiunto e dare comunque il voto a lui.

La Liberazione e i fratelli Cervi sono entrati in campagna elettorale. Per la Lega il 26 gennaio sarà il nuovo 25 aprile dell’Emilia Romagna.
Chi lo dice è un vigliacco e non conosce la storia. Non ce lo venga a dire a noi. Il 25 aprile non è la giornata del comunismo mondiale ma il simbolo della liberazione dal nazifascismo. È la rivolta di una parte del popolo italiano, una parte purtroppo, contro la dittatura per la libertà dell’Italia. E non parli di Italia chi fino a ieri diceva che l’Italia fa schifo e bisogna fare la Padania.

È andato in piazza Bologna con le sardine. Che pensa di loro?
Con questi ragazzi starò sempre. È un movimento importante che dice no al razzismo e alla Lega, che spiega chi è Salvini, un rubastipendio che non andava al parlamento europeo, e da ministro girava l’Italia per cose sue. Chi li critica perché non hanno la piattaforma radicale dico: noi da 50 anni facciamo piattaforme politiche e facciamo ridere i polli. E siamo sempre divisi. Io litigo, ma poi resto sempre in mezzo ai miei compagni, ma ogni tanto dobbiamo ascoltare il cuore, e il cervello. Il cuore dice che dobbiamo darci da fare per la sinistra, il cervello di stare con Bonaccini perché altrimenti siamo nella merda.

La storia della sua famiglia, che ha scritto, è per consegnarla a chi non la conosce?
Non l’ho scritta io, l’ha scritto per me Giovanni Zucca. Io dopo la quinta elementare sono andato a lavorare nei campi. Fra gli anni 50 e 60 nessuno della famiglia Cervi ha potuto studiare. Non mi lamento, mi ritengo fortunato rispetto a chi non aveva una famiglia di eroi ma ha pagato lo stesso. Da cinque anni porto questo libro nelle scuole e fra le persone, anche nei posti più lontani. Mi trovano su facebook. Quando mi invitano dico: prima leggetelo poi ne parliamo. Mio padre era un capo politico della resistenza reggiana dagli anni 30. Da cattolico diventa un rivoluzionario, un comunista, per aiutare chi aveva bisogno, non per Stalin. Oggi lui direbbe: abbiamo conquistato la democrazia e non la sappiamo usare, abbiamo conquistato i diritti e ora ce li facciamo mangiare. Ma prima di prendercela con gli altri, dobbiamo dirci che abbiamo delegato troppo. Dobbiamo partecipare.

Sorgente: «Alla sinistra radicale chiedo i voti per Bonaccini» | il manifesto

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