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Roma, 28 novembre 2019, Nena News – Agli inizi del novembre 2019, un video di una lavoratrice emigrata in Arabia Saudita dal Bangladesh, Sumi Akhter, è diventato virale sul web. Nel filmato la donna denunciava a volto scoperto i soprusi subiti: “Forse, non vivrò a lungo. Mi hanno rinchiuso per 15 giorni, a malapena mi hanno dato da mangiare. Mi hanno bruciato le mani con olio bollente”.Sumi Akther, 25 anni, nel filmarsi in lacrime, è stata portavoce per qualche minuto della richiesta disperata di aiuto di tutte quelle lavoratrici soggette a numerose aggressioni fisiche, verbali ed economiche che, sommerse da condizioni di povertà nel proprio paese d’origine, tentano la fortuna nel mondo del lavoro iper sfruttato che si va consolidando in Arabia Saudita: quello domestico.Solo nel 2019, il Ministero del benessere degli espatriati in Bangladesh ha rilevato che sono partite circa 50 mila donne, rappresentando la manodopera sfruttata e a minor costo nel paese del Golfo, costrette a lavorare più di 15 ore al giorno a fronte di un salario incerto di circa 250 dollari al mese. Dal 1991 ad oggi, sono state registrate in via legale almeno 300 mila immigrate.

Sorgente: L’Arabia Saudita tortura le domestiche bengalesi in nome del guadagno dei due Stati

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