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di Milena Gabanelli e Alessio Ribaudo

È la sera del 22 Aprile a Napoli: una automobilista si ferma in una stazione di servizio, fa dieci euro di benzina e riparte, senza pagare. Il gestore prende il numero di targa e la denuncia. La polizia stradale indaga e scopre che quell’auto non apparteneva alla «ladra di carburante», ma era sotto sequestro amministrativo e affidata ad un’altra donna: la moglie dell’intestatario. Un pregiudicato, agli arresti domiciliari, che «sulla carta» ne aveva intestate altre 899. Gli agenti, oltre a denunciarlo per omessa custodia gli hanno consegnato un pacco di contravvenzioni arretrate per qualche migliaio di euro. Quattro mesi dopo, la procura di Milano scopre che un ventottenne ne aveva intestate 386. Cinque anni fa, sempre nel capoluogo lombardo, un record: un 34enne ne aveva 2.609.

Tutti prestanome.
Intestate a «teste di legno» e utilizzate per commettere reati

In Italia circolano almeno 96.887 auto intestate a 430 persone. «Un fenomeno allarmante anche perché spesso questi soggetti sono irreperibili»,

dice Luigi Altamura, comandante della Municipale di Verona e referente per le polizie locali dell’Associazione nazionale comuni d’Italia (Anci). Le auto «fantasma» vengono anche utilizzate per commettere reati perché sono «pulite» e rendono più difficile risalire ai criminali. «Delitti spesso molto gravi», mette nero su bianco Riccardo Targetti, procuratore aggiunto di Milano. In una sola operazione, la procura di Venezia ha fatto arrestare una banda di dieci persone che aveva fatto intestare 1.279 auto a sei senza fissa dimora: per gli inquirenti erano servite per 102 rapine e furti in quattro regioni del Nord Italia e in otto Paesi d’Europa. Le «teste di legno» sono utilizzate anche dalla criminalità organizzata, come emerge dalle inchieste condotte dalla Direzione Distrettuale antimafia. Per la procura di Milano, le «auto fantasma» servono per agevolare clandestini a cui non potrebbero essere vendute o affittate auto, o favorire la fuga in caso di incidenti gravi.

Come avviene il reclutamento

I malviventi individuano i soggetti adatti fra i disoccupati cronici, pensionati ottantenni, pregiudicati, detenuti, o insospettabili che si offrono pure in Rete: «Faccio da prestanome a chi per motivi personali non vuole intestarsi un’auto. Contattatemi qui: [email protected]». Il prezzo: 30 euro a libretto. Ricorrono però anche un metodo più «professionale» che si avvale di partite Iva o sedicenti imprenditori. «Sfruttano le pieghe del decreto-legge che consente mini-volture semplificate per le imprese di veicoli usati», spiega Giorgio Brandi, che per Aci dirige il servizio gestione Pubblico Registro Automobilistico. «Intestano a proprio nome le auto prese in carico per la vendita, e poi le consegnano ad altri». Utilizzano anche il trucco del biglietto sul finestrino «se pensi di vendere la tua auto, chiamami: pagamenti in contanti». Solo che a volte dietro ci sono bande di delinquenti che hanno bisogno di auto «vergini» per commettere crimini.

Non solo i criminali

Ad usare i prestanome c’è poi la categoria degli imbroglioni, che vogliono evitare di pagare parcheggi, pedaggi, multe, bollo, assicurazione. Una «testa di legno», scoperta in Lombardia, aveva un debito con l’Erario di 700 mila euro, ma essendo nullatenente, alla fine, lo Stato c’ha rimesso anche le spese di notifica. Per quel che riguarda le polizze, Ania stima che in Italia circolino 2,8 milioni veicoli senza copertura, e dentro ci sono anche le auto «fantasma». In caso di incidente grave, a pagare il risarcimento è il fondo di garanzia per le vittime della strada, che viene alimentato proprio da coloro che saldano regolarmente le polizze Rc auto.

Come scovarli

Le indagini per rintracciare criminali e imbroglioni sono complesse e i reati contestati non fanno nemmeno «notizia»: si va dal favoreggiamento reale (se l’auto è servita per commettere crimini) al falso ideologico commesso ingannando un pubblico ufficiale. La procura di Milano ha creato, insieme ai carabinieri, una mini-squadra che si avvale dell’esperienza informatica dei vigili di Verona, che facilita la ricerca incrociando le banche dati della Motorizzazione e del Pra. Quando individuano le targhe dei prestanome, chiedono al Pra di emettere un «blocco anagrafico» che rende impossibile nuove compravendite. Un sistema che da febbraio del 2018 a oggi, ha portato al sequestro di 15.500 mezzi intestati a 112 persone.

Inoltre Aci deve comunicare ai magistrati ogni quattro mesi le ditte di rivendita di auto «anomale», ovvero quelle che ne acquistano tante ma poi vendono pochissimo. Anche la Polizia Stradale sta indagando da mesi. «Cerchiamo dentro la nostra banca dati chi ha più di 50 veicoli intestati e ne abbiamo scoperti 2.220», dichiara la dirigente Giuseppina Minucci. Fra questi, 76 non avevano la patente ma qualcuno «sulla carta» possedeva 329 veicoli, 7 erano morti, 7 irreperibili, 5 erano indagati per pluralità di autovetture intestate, poi carcerati, ecc. Alla fine sono state elevate 1.464 multe, mentre per 12 titolari di società di rivendita o noleggio di auto sono scattati i controlli amministrativi, e per due di loro è stata avviata la procedura di cancellazione della società presso le Camere di commercio.
Fatta la legge ma non i decreti attuativi

Il problema nasce da un «buco» normativo. Nell’agosto del 2009, con il decreto-legge 78, il governo provò a chiuderlo stabilendo l’obbligo per il Pubblico registro automobilistico (Pra), di segnalare ogni sei mesi alla guardia di finanza, all’agenzia delle Entrate e alle Regioni, le persone fisiche che risultavano intestatarie di almeno dieci veicoli. Non ha però disposto che le informazioni fossero inviate anche ai corpi più presenti in strada come carabinieri, polizia e vigili. Nel 2010 un’altra legge, la 120, ha inserito nel Codice della strada l’articolo che vieta immatricolazioni e iscrizioni al Pra qualora «risultino situazioni di intestazione simulate o che pregiudichino l’accertamento del responsabile civile della circolazione di un veicolo». Stabiliva anche le sanzioni: da 527 a 2.108 euro fino alla radiazione del mezzo. Purtroppo, dopo nove anni, non sono ancora stati emanati i decreti attuativi che definiscono i criteri e i casi per accertare le intestazioni fittizie. Eppure il fenomeno cresce a vista d’occhio: nell’ultimo semestre l’Aci ha segnalato 22.087 codici fiscali di persone da verificare e che possiedono 412.500 veicoli, e su ordine delle forze di polizia sono stati radiati 5.886 mezzi.

La soluzione

Sono tutti concordi: il decreto attuativo dovrebbe stabilire un tetto massimo di mezzi intestabili per ogni persona. A quel punto, se non sei un ricco collezionista, il fisco e le forze di polizia possono chiedere subito giustificazioni. Se la persona non è in regola scattano le multe, radiazioni, confische, e le auto in breve tempo finiscono all’asta, così lo Stato può recuperare il dovuto. Oggi invece o le scopri per caso, oppure devi avere la voglia di andartele a cercare, poi contestare i reati, chiedere il fermo amministrativo, insomma una procedura lunghissima che comporta tante spese e alla fine quando i veicoli vengono messi in vendita, spesso non valgono più niente.

Sorgente: Corriere della Sera

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