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Il partito di Salvini gioca la carta della guerra dei numeri a Palazzo Madama e avverte: alcuni senatori sono pronti a «tradire» Conte. Ecco la mappa degli equilibri in Parlamento

Dino Martirano

La Lega gioca la carta della guerra dei numeri al Senato per il voto di fiducia al governo Conte due — strizzando l’occhio ai grillini pentiti — anche se poi l’operazione, a giudizio dello stesso Matteo Salvini, è stata condotta in maniera un po’ maldestra. A Palazzo Madama — dove Forza Italia potrebbe forse offrire il suo «soccorso azzurro» al nuovo esecutivo — il margine di vantaggio del nuovo governo sarebbe comunque modesto. Tutto inizia in tarda mattinata quando il giovanissimo vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, se ne esce pubblicamente con una mezza bomba: «Ci sono stati, nelle ultime ore, almeno 9 senatori del M5S che mi hanno chiamato, dicendosi disponibili a non votare la fiducia a Palazzo Madama al presidente Conte…». Crippa poi, pur non facendo nomi, ha aggiunto altri particolari interessanti sulla campagna acquisti della Lega che, per ora senza grossi risultati, va avanti dall’8 agosto: «Si tratta di eletti provenienti dal Sud ma anche dal Nord e dal Centro Italia e dalla Puglia, tutta gente che non è entrata nel governo gialloverde e che ora chiede di avere una candidatura per un seggio con la Lega alle prossime elezioni». Ai 9, infine, Crippa dice di aver risposto così: «La Lega non chiude la porta in faccia a nessuno ma in ogni caso noi valuteremo caso per caso….».

Se ci fossero davvero 9 senatori grillini disposti a tradire Conte, la nuova maggioranza M5S-Pd (167 voti sulla Carta) rischierebbe al Senato perché si fermerebbe a 158 voti, sotto la soglia di sopravvivenza della maggioranza assoluta (161). Per questo dal M5S è partita subito una risposta univoca: «Non siamo in vendita». Lo hanno ripetuto Paola Taverna («dispiace per Crippa…»), Stefano Patuanelli («dalla Lega dichiarazioni inquietanti»), Vito Crimi («segni della più becera politica»). Ma poi ha parlato anche uno degli indiziati più in vista — il senatore grillino Gianluigi Paragone che ha dichiarato da giorni il suo no a Conte — che non ha usato parole tenere: «Crippa ha detto una volgarità politica, sono assolutamente certo che nel M5S nessuno sia in vendita». Detto questo, in serata il capogruppo Massimiliano Romeo (Lega) ha tirato il freno a mano: «Richieste come quelle di cui leggo a me non risultano assolutamente».

Da giorni, dunque, si calcola che il governo Conte avrebbe 167 voti al Senato ma si sussurra anche che, pur non votando la fiducia, una parte di Forza Italia si prepara per un opera di fiancheggiamento. Lo stesso Paragone fa un passo in avanti: «C’è una pattuglia di senatori berlusconiani guidata da Gianni Letta (che, tra l’altro, non è parlamentare, ndr) pronta a votare sì all’occorrenza e stabilmente dalla manovra in avanti». Di «soccorso azzurro» a Conte si è parlato molto ma stavolta l’affondo del grillino dissidente ha provocato la replica stizzita del vicecapogruppo dei senatori azzurri, Lucio Malan: «Forza Italia è compattamente contraria al governo M5S-Pd e al Senato il nostro gruppo voterà no (alla fiducia) perché non ci sono trame né pattuglie né gruppetti…». Resta da vedere, però, cosa farà Forza Italia dopo la partenza del governo Conte due.

Sorgente: La Lega: «9 M5S ci cercano». Il rischio di un Senato in bilico

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