0 5 minuti 5 anni

Il tentativo in corso in Italia di dare vita ad un governo composto da un movimento populista ed un partito tradizionale offre la possibilità di raggiungere un compromesso su due temi cruciali inerenti ai diritti: diseguaglianze e migranti.

Da quando la Gran Bretagna approvò nel 2016 il referendum su Brexit questi due argomenti sono stati al centro del vento di protesta nelle democrazie avanzate: la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, i 14 mesi di governo gialloverde in Italia, i dieci milioni di voti di Marine Le Pen alle presidenziali francesi, i successi dell’estrema destra in Germania, la rivolta dei Gilet Gialli contro Parigi, il trionfo di Farage e Salvini alle ultime europee come il consolidamento di Orban in Ungheria e dei nazionalisti in Polonia nascono dalla rivolta del ceto medio contro l’indebolimento del benessere e l’arrivo dei migranti, identificati come ferite causate dalla globalizzazione. Non c’è alcun dubbio che leader sovranisti e movimenti populisti hanno cavalcato tali sentimenti in maniera spregiudicata per affermarsi politicamente, ma sarebbe un grave errore ritenere che si tratti di problemi fittizi.

La globalizzazione, iniziata dopo il crollo del Muro di Berlino avvenuto 30 anni fa, ha causato una redistribuzione della ricchezza a danno dei ceti medi in Occidente così come gli errori nella gestione dei flussi migratori – in più Continenti – hanno contribuito a cambiare in negativo la percezione dell’immigrazione in molti Paesi, incluso il nostro. Ovvero, diseguaglianze e migranti sono due spine nel fianco delle democrazie avanzate ma finora sono state soprattutto al centro dello scontro politico, giocando a favore dei populisti e contro i partiti tradizionali.

Da qui l’interrogativo se tale dinamica possa mutare grazie all’anomala coalizione giallo-rossa, portando gli opposti fronti ad affrontare assieme tali emergenze, provando a trovare delle risposte efficaci. Se l’esperimento dovesse funzionare in Italia fra Movimento Cinque Stelle e Pd potrebbe dunque avere un significato assai più ampio, indicando la strada di una innovativa collaborazione sul tema dei diritti tra forze della protesta e forze tradizionali, capace di interessare più Paesi.

Certo, il difficile inizia qui perché metodi e contenuti degli opposti fronti non potrebbero essere più differenti, a cominciare dal fatto che i populisti cercano il consenso moltiplicando i conflitti e non puntando ai compromessi così come le forze tradizionali hanno per le istituzioni democratiche un tipo di rispetto che alla controparte manca.

Resta il fatto che si sta manifestando l’opportunità di cercare nuove formule su diseguaglianze e migranti e sarebbe un grave errore ignorarla. Anche perché è un processo che in Italia ha la veste di una precaria trattativa di governo ma in Occidente comincia ad avere basi ben più solide. Per avere un’idea dei cambiamenti in atto bisogna guardare agli Stati Uniti dove una recente dichiarazione del “Business Roundtable” – a cui appartengono le maggiori 200 corporations – indica lo «scopo dell’azienda» non più solo nei profitti ma nell’«investire nei dipendenti, proteggere l’ambiente ed agire eticamente». In questa maniera i grandi imprenditori degli Stati Uniti mettono il primo mattone sul nuovo possibile edificio della «giustizia economica» in attesa che leader, governi e Stati trovino il coraggio per raccogliere la sfida. È un terreno nuovo, rivoluzionario, che nasce dalla consapevolezza degli imprenditori Usa che oggi per essere credibili bisogna avere un impatto sociale, a favore dei consumatori e dei cittadini, per proteggerli in maniera efficace dalle diseguaglianze che non sono solo uno status economico ma anche uno stato d’animo.

Sul fronte dei migranti invece le novità sono più brutali – muri, barriere, divieti ed espulsioni – ma evidenziano in Europa la carenza di una strategia condivisa capace non solo di filtrare gli arrivi ma anche di gestire l’integrazione per trasformarla in un volano della crescita economica comune.

Insomma, sulle diseguaglianze dall’America arriva la proposta di rispondere con la «giustizia economica» mentre sui migranti l’Europa ha bisogno di una ricetta per integrarli con successo: il laboratorio dell’Occidente è in pieno movimento sul tema dei diritti e l’insolita coalizione Pd-M5S ha l’occasione di parteciparvi.

Sorgente: Diseguaglianze e migranti, fra M5S e Pd un patto sui diritti – La Stampa

Please follow and like us:
0
fb-share-icon0
Tweet 20
Pin Share20