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Le modifiche dei leghisti a “Spazzacorrotti” (pochi giorni dopo l’incontro a Mosca) e Decreto crescita, su soldi a partiti e fondazioni. Fontana: “Basta con le sanzioni alla Russia”

Carmelo Lopapa

Cancellare il divieto di finanziamento ai partiti da parte di uno Stato straniero. Emendamento 7.23, targato Lega. Sono le settimane calde di fine ottobre-inizio novembre, quelle della guerra campale tra il M5S e i leghisti sul decreto “Spazzacorrotti” del Guardasigilli Bonafede. E sono i giorni che seguono l’incontro moscovita del 18 ottobre 2018 tra Gianluca Savoini e misteriosi emissari vicini al presidente Putin, registrato dall’audio pubblicato ora da BuzzFeed. Un puro caso, dicono adesso dalla Lega, la coincidenza temporale con quell’emendamento che torna a galla.

Sta di fatto che in commissione Affari costituzionali della Camera proprio in quei giorni lo scontro si accende, tra l’altro, attorno all’articolo 7 della legge bandiera del Movimento che porta il titolo di “Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione”. Il testo sfornato dal ministero della Giustizia prevede al comma 2 di quell’articolo che «Ai partiti e ai movimenti politici è fatto divieto di ricevere contributi provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri, da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero o da persone fisiche maggiorenni non iscritte nelle liste elettorali o private del diritto di voto». Quella norma, così come è stata scritta, non va, sentenziano al quartier generale leghista. Viene così depositato un emendamento firmato da nove loro deputati in commissione (Iezzi, Bordonali, De Angelis, Giglio Vigna, Invernizzi, Maturi, Stefani, Tonelli, Vinci) – di cui Repubblica è venuta in possesso e pubblicato in questa pagina – contenente solo tre parole e un numero: «Sopprimere il comma 2». I grillini giurano che non lo faranno passare mai, il divieto deve restare: stop a qualsiasi canale di finanziamento estero ai partiti. Igor Iezzi è un fedelissimo milanese di Salvini, oltre che capogruppo in commissione e ha scritto e cofirmato quell’emendamento. Quando gli si chiede perché volessero cancellare il divieto, scoppia in una grassa risata: «Una carognata vera ricollegarlo alla storia dei russi di questi giorni. Sono arrivati a tanto?»

Il riferimento è agli alleati con i quali si consumò quella battaglia. «Abbiamo presentato un intero blocco di emendamenti soppressivi della seconda parte della legge, che non ci convinceva per nulla. Quella norma secondo noi andava cancellata perché vietava per esempio a un’associazione di veneti emigrati, che è persona giuridica con sede all’estero, di inviarci un contributo qualsiasi». E ancora: «Il testo criminalizza anche il semplice fatto che a finanziare con una elargizione il partito sia una persona che è stata privata del diritto di voto: ma che ne so io, dirigente di partito, se chi mi manda un euro ha perso il diritto di voto per un reato?» Ad ogni modo, ricorda il capogruppo, l’emendamento soppressivo, assieme a tanti altri, verrà alla fine ritirato. È il 18 novembre 2018, annoverano i registri della prima commissione. Un mese dopo l’incontro dello scandalo al Metropol di Mosca. La “Spazzacorrotti” diventa legge di un solo lungo articolo, inclusa la norma che vieta i finanziamenti esteri ai partiti.

Ma non finisce lì. Perché la trattativa sottotraccia tra Lega e Movimento su questo terreno minato prosegue nelle settimane e nei mesi successivi. Siamo nel 2019 e ad aprile diventa legge anche il famoso Decreto crescita. Provvedimento economico, ma all’articolo 43 (lettera d) compare una deroga non da poco al divieto di finanziamento estero: «Alle fondazioni, associazioni e comitati non si applica».

La deputata 5stelle Anna Macina per conto del suo Movimento riesce a limitare la portata della deroga grazie a un emendamento (43.9) con cui si vieta almeno alle fondazioni di devolvere poi gli eventuali finanziamenti esteri ai partiti. Argine effimero, fanno notare i tecnici in materia, dato che è già difficile collegare una fondazione a un partito di riferimento. Figurarsi monitorare tutti i suoi canali di finanziamento.

Resta tutto il nodo politico dei rapporti tra la Lega e i russi. Tanto è vero che il M5S sostiene adesso la richiesta di una commissione d’inchiesta. Il neo ministro alle Politiche Ue, Lorenzo Fontana, non sa se il faccendiere sarà denunciato da Salvini. «La Russia è un grande partner e le sanzioni ci hanno creato dei problemi, andrebbero superate per una riappacificazione con l’Europa», spiega a Palazzo Chigi, dopo che il premier Conte ha presentato il suo nuovo incarico.

Nello staff di Luigi Di Maio considerano la levata di scudi del leader della Lega sulle autonomie «un modo per coprire il polverone su Mosca». Per Salvini quelle degli alleati sul caso russo sono «solo stupide provocazioni: il vero problema sono i fatti, i loro veti sulle autonomie e sul dl sicurezza bis. Sono quelli che mi portano a chiedermi se sia il caso di andare ancora avanti o meno».

Sorgente: Quei blitz alla Camera per cancellare il reato di finanziamento estero | Rep

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