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Fontana: «Autonomia, uno schiaffo dato al nostro popolo. Reagiremo»

Il vertice di governo sospeso. Il presidente della Regione Lombardia: «Andare in piazza? Qualcosa dovremo fare»

di Giampiero Rossi

«È uno schiaffo violento. Ora ci devono delle spiegazioni. Sarei pronto a discutere anche a lungo nel merito della riforma, ma ho sentito soltanto slogan e pregiudizi. Abbiano almeno il coraggio di dire sì o no». Sono passate poche ore dalla burrascosa rottura delle trattative sull’autonomia regionale. Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, non nasconde la sua amarezza e non esclude l’ipotesi di «scendere in piazza» per difendere una riforma che sta a cuore a lui e a tutto il mondo leghista. Proprio nel giorno che potrebbe aver affossato il progetto dell’autonomia che Lombardia e Veneto hanno spinto con un referendum, Fontana partecipa a un forum con la redazione del Corriere e risponde a domande sul delicato momento politico per la Lega e per il suo leader Matteo Salvini. Sul fatto che lo scontro sull’autonomia potrebbe essere decisivo nella rottura dell’alleanza di governo con il Movimento Cinque Stelle, il governatore resta prudente.

Presidente, dopo mesi di incontri, trattative, bozze e modifiche, il percorso verso l’autonomia è tornato al punto di partenza?
«Temo di sì. Leggo argomentazioni che mi fanno pensare che quelli che la criticano non abbiamo mai letto i contenuti di questa riforma: ricorrono ad argomenti emotivi tradotti in slogan suggestivi, ma nessuno accetta un confronto nel merito. Significa che non c’è la volontà di affrontarla, nonostante i lombardi e i veneti si siano espressi attraverso un referendum. E qui nella nostra Regione sono stati sottoscritti documenti a sostegno dell’autonomia da tutto il mondo economico, con la sola esclusione della Cgil: un’intera comunità si è schierata».

Partita chiusa?
«Mi auguro di no e non mi capacito del fatto che non si entri mai nel merito. Perché l’autonomia porta con sé una visione di futuro del Paese di cui la Lombardia è il prototipo».

Però qualche obiezione di merito è stata sollevata: per esempio quella che riguarda le differenze che potrebbero crearsi tra le scuole delle diverse Regioni.
«Ecco, appunto: quest’idea del divario nei servizi tra Nord e Sud è di legata al preconcetto secondo cui al Sud non ci sarebbero capacità. Cosa che io ritengo sbagliatissima. Per esempio, gli insegnanti bravi ci sono anche lì, ma forse sono gestiti e organizzati male e quindi finiscono per trasferirsi altrove. Quindi è proprio dalla gerarchizzazione centralista che dipende questa dispersione di energie. In questo modo il Sud è destinato ad andare sempre peggio e il Nord rischia di essere trascinato».

E cosa pensa dell’idea di un fondo di perequazione?
«Chi ha letto la nostra proposta non può non aver notato che non sottrae nulla ma che semmai razionalizza. Gli stessi servizi prima assicurati dallo Stato sarebbero assicurati dalle Regioni. E se un’amministrazione efficiente riesce a risparmiare qualcosa trovo giusto che quelle risorse restino nel territorio».

La battaglia per l’autonomia è vista come un tema della Lega. Un accordo con il Pd non avrebbe facilitato il percorso?
«Il governatore dell’Emilia Romagna è del Pd condivide la nostra battaglia. Il consiglio regionale della Lombardia si è espresso all’unanimità, compreso Pd e M5S. Poi abbiamo con noi i sindaci riuniti nell’Anci e tutto questo è avvenuto con il governo di centrosinistra di Paolo Gentiloni. Insomma, direi che il Pd è stato coinvolto. Se poi, come avviene a sinistra, un gruppo dirigente smentisce quello precedente…».

Questa frattura è decisiva per l’alleanza gialloverde?
«Di sicuro è una grave offesa al contratto di governo che arriva proprio da quelli che parlano di “cambiamento” e di “uno vale uno”. Ma allora era meglio la Dc, almeno Andreotti queste cose le sapeva fare bene».

Secondo lei cosa dovrebbe fare adesso Salvini?
«Non compete a me dirlo. So che anche lui è convinto della necessità di continuare sulla strada dell’autonomia regionale, dopodiché valuterà se ci sono altre cose da portare avanti. Di sicuro noi siamo molto amareggiati».

Ma lei al leader del suo partito ha detto che questo è un punto sul quale vale la pena mettere in gioco anche il governo?
«Non lo so (sorride, ndr)».

Non è che si è creata una distanza di interessi e di visione politica tra la Lega di Salvini e la Lega del Nord?
«Direi che la vera distanza è tra due modi diversi di vedere il futuro e lo sviluppo».

Da presidente dell’Anci Lombardia lei protestò contro i tagli del governo di centrodestra insieme a molti sindaci di centrosinistra: sarebbe pronto a tornare in piazza contro il governo?
«Intanto voglio ricordare che quando, poi, subentrò un governo di centrosinistra molti dei sindaci che erano in piazza con me sono spariti, mentre io ero ancora lì nonostante i richiami di Umberto Bossi. Per quanto riguarda questa situazione, credo che qualcosa dovremo fare. Non contro il governo, ma contro una componente di questo governo».

Restiamo in casa Lega: cosa pensa del caso Savoini e delle presunte trame russe?
«Non saprei davvero. Però devo dire che mi sembra paradossale che uno vada a discutere un’operazione del genere in un bar, davanti a un sacco di gente».

A che punto è la definizione della governance per la gestione delle Olimpiadi invernali del 2026?
«C’è stato un primo incontro tecnico, stiamo lavorando a un cronoprogramma e ragionando sull’ipotesi di creare una società o una fondazione, perché entrambe le soluzioni presentano pro e contro. Però voglio sottolineare che il percorso che ha portato alla vittoria della candidatura di Milano e Cortina è stata una grande prova di autonomia».

Come sono i rapporti con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala?
«Per quanto mi riguarda buoni. Facciamo tante cose insieme, ma non si può pretendere che si vada d’accordo su tutto».

Cosa pensa della sua recente condanna?
«Se si continuerà a dare più peso agli aspetti formali rispetto a quelli sostanziali avremo sempre meno sindaci e amministratori pubblici».

Anche lei è indagato dalla procura di Milano. Che impatto ha avuto su di lei questa vicenda?
«Sul piano personale mi ha amareggiato moltissimo, perché sono convinto di non aver commesso alcun abuso d’ufficio. Dal punto di vista politico direi soprattutto i tanti attestati di stima, arrivati anche da molti avversari».

 

Sorgente: corriere.it

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