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La Lega all'attacco su migranti e manovra. Sale la tensione nel governo

Il premier convoca un vertice per mercoledì: «Così evitiamo sovrapposizioni»

di Marco Galluzzo

La giornata inizia con il vicepremier Matteo Salvini che punta l’indice contro il ministro Trenta, a suo giudizio «un po’ nervosetta», e si conclude con una riunione di governo fiume sulle autonomie, in cui si decide di proseguire a oltranza, già dopodomani. E se Salvini aveva denunciato di sentirsi solo nel contrasto ai migranti, Di Maio gli risponde con un battuta: «Vorrà dire che gli manderemo un peluche». Replica: «Ci sono delle cose da fare, allora piuttosto ingoio, mi faccio dare del “panzone”, del razzista, del fascista ma vado fino in fondo. Io tempo per dire agli italiani torniamo a votare non ne ho».

Le scintille sui migranti derivano dalle parole al Corriere della ministra Trenta, che promette di usare più navi militari per controllare il Canale di Sicilia ma allo stesso tempo accusa Salvini per la sospensione della missione Sophia. Il vicepremier leghista in un primo tempo non ci sta, dice che «la missione Sophia, con tutto il rispetto, recuperò decine di migliaia di immigrati e li portò tutti in Italia, perché questo prevedevano le regole». E aggiunge: «Ditemi se il contrasto dell’immigrazione clandestina è recuperare decine di migliaia di immigrati in giro per il Mediterraneo. Mica ho scritto “scemo” in fronte, secondo voi io continuavo a finanziare una missione che portava i migranti in Italia? La Trenta pensi a difendere, visto che è il ministro della Difesa».

Ma nel pomeriggio lo stesso Salvini presiede un Comitato per l’ordine e la sicurezza, in cui vengono predisposte nuove misure per contrastare l’immigrazione clandestina, con utilizzo di mezzi navali, aerei e radar, in sostanza quanto suggerito dalla stessa Trenta. Si fa anche esplicito riferimento alle navi della Marina e della Guardia di Finanza. E all’invio di dieci motovedette italiane da consegnare alla Guardia costiera libica entro l’estate.

Che il tema sia sempre più caldo lo dimostra anche l’iniziativa in serata del capo del governo. Il premier Giuseppe Conte ha convocato, per domani alle 19, un vertice sull’immigrazione. «Da alcune settimane stiamo assistendo a un progressivo incremento del numero di imbarcazioni che trasportano migranti, che si approssimano alle nostre coste e sollecitano un attracco ai nostri porti. Diventa pertanto urgente coordinare le iniziative dei ministri competenti anche al fine di evitare che possano ingenerarsi sovrapposizioni o malintesi». Insomma c’è bisogno di ordine e meno dichiarazioni.

E sempre da Palazzo Chigi si mostra molto fastidio per l’iniziativa di Salvini di convocare le sigle sindacali al Viminale: «La manovra economica si fa nelle sedi istituzionali, con il capo del governo e il ministro dell’Economia». Replica Salvini: «Io sono ministro dell’Interno ma anche vicepremier, e raccolgo idee per la manovra».

Sull’autonomia invece in apparenza un’altra fumata nera, anche se sono tutti concordi nel dire che la riunione di Palazzo Chigi ha prodotto passi avanti. A cominciare dal ministro degli Affari regionali, Erika Stefani. Per la quale si prosegue «a oltranza». Mentre è prudente Luigi Di Maio, che come Salvini lascia il vertice mentre è ancora in corso: «Si fanno dei passi avanti, ma c’è ancora molto da fare».

Istruzione, Beni culturali e Infrastrutture sono i nodi principali che restano da sciogliere nella trattativa interna al governo e poi con le Regioni. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana si dichiara «ottimista se il rinvio è di pochi giorni e per ragioni di lavoro». Ottimismo anche da parte dei Cinque Stelle, che giudicano vicino un accordo sui Lep (Livelli essenziali di prestazione) che devono essere garantiti ad ogni italiano, e sul Fondo di perequazione a vantaggio della Regioni che hanno meno risorse.

Nella riunione è emerso un nodo sui docenti — con il no dei Cinque Stelle all’assunzione diretta da parte della Regione, anche con riferimento ad una sentenza della Consulta del 2013 redatta da Sergio Mattarella —, un problema relativo alle Soprintendenze — di cui il governo non vuole la regionalizzazione — e una serie di criticità sulle Infrastrutture, ovvero su porti e autostrade gestiti a livello locale.

Sorgente: corriere.it

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