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Per Legg Mason lo spread scenderà ancora. Blackrock conferma le posizioni lunghe sui Btp e corte sul Bund. Stessa impostazione di BofA che vede l’euro-dollaro a 1,17 a fine anno. Anche Schroders e State Street sostengono che la Bce non riuscirà a indebolire ancora la moneta unica. La Survey della Bce prevede un’inflazione più debole con stime sul pil stabili

Paola Valentini

Mentre gli esperti contattati dalla Bce nella terza Survey of Professional Forecasters trimestrale del 2019, pubblicata stamani, prevedono per il futuro nell’Eurozona un’inflazione più debole rispetto allo scorso trimestre, ma anche una minore disoccupazione con stime quasi invariate sulla crescita del pil, i mercati sono rimasti parzialmente delusi dal meeting della Bce di ieri.

“In vista della riunione, il mercato attendeva ulteriori politiche accomodanti e alcuni un potenziale taglio”, nota Jeremy Gatto, gestore di Unigestion. Invece il presidente Mario Draghi si è limitato ad annunciare misure espansive che potrebbero essere varate già a settembre.

Dalla Survey della Bce emerge una stima di un tasso di inflazione medio dell’1,3% per il 2019, dell’1,4% per il 2020, dell’1,5% per il 2021 e dell’1,7% a lungo termine. Tutte le previsioni sono state riviste al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto allo scorso trimestre.

Le proiezioni sulla crescita del Pil sono dell’1,2% per il 2019, dell’1,3% per il 2020 e dell’1,4% per il 2021. L’unica revisione è stata sul 2020, in precedenza stimato a +1,4%.

Infine, gli esperti intervistati dalla Bce vedono un tasso di disoccupazione del 7,6% nel 2019, del 7,4% nel 2020 e del 7,3% nel 2021, tutti rivisti in calo rispetto a tre mesi fa.

“La Bce potrebbe aver deluso coloro che si aspettavano un taglio immediato dei tassi dopo l’ondata di dati deboli dall’Ue, ma la dichiarazione di intenti della banca centrale è chiara: l’easing sta arrivando, e arriverà ben presto”, sostiene Hetal Mehta, senior european economist di Legal & General Investment Management.

La reazione degli operatori è stata quindi a due velocità. “Draghi ha inizialmente entusiasmato i mercati, con conseguente rialzo di borse, ribasso di tassi e calo dell’euro, per l’apertura lessicale nelle forward guidance e la prospettiva già per settembre di un ribasso dei tassi e il riferimento esplicito ad un nuovo Qe, che erano presenti nel discorso introduttivo della conferenza stampa, oltre che per la conferma di non ritenere probabile la recessione. E in particolare erano in rialzo marcato le azioni delle banche per il riferimento al possibile tiering dei depositi”, premette Marco Vailati, responsabile ricerca e investimenti di Cassa Lombarda.

Successivamente però la sessione di domande & risposte della conferenza stampa ha portato in luce aspetti più deludenti per le aggressive attese di consensus, tanto che i mercati si sono girati con ribasso di borse, rialzo di tassi e apprezzamento dell’euro. “In particolare al mercato non è piaciuto il mancato approfondimento dei dettagli del possibile programma di acquisto di asset, in quanto non ancora discusso, e la connessa ammissione di mancanza di unanimità in materia nel Comitato, che renderà più dibattuto il meeting di settembre e meno scontate le relative mosse espansive. Inoltre le preoccupazioni sono state alimentate anche dalla conferma di Draghi che vede l’outlook economico in progressivo peggioramento”, prosegue Vailati.

Nonostante l’abilità dialettica, stavolta a Draghi non è perciò riuscita la magia di muovere il mercato solo con le parole, “e alla fine sta prevalendo la delusione rispetto posizionamenti e aspettative forse esagerate, in attesa delle azioni concrete che probabilmente vedremo già a settembre”, osserva Vailati.

“L’unico reale cambiamento è stato il lieve aggiustamento della forward guidance sui tassi di interesse”, fa eco Azad Zangana, senior european economist e strategist di Schroders.

In passato, la guidance della Bce ha suggerito che i tassi di interesse sarebbero rimasti ai livelli attuali almeno fino alla metà del prossimo anno. L’ultima guidance ha aggiunto la possibilità di tassi di interessi più bassi nel corso di questo periodo, “una forte indicazione che potremmo assistere anche a un taglio del tasso di deposito”, aggiunge Zangana.

Il focus si sposterà ora sul prossimo meeting della Bce a settembre, che coincide con anche il prossimo aggiornamento delle previsioni della Banca Centrale. Secondo il presidente Draghi “…il Consiglio direttivo è determinato ad agire se le prospettive d’inflazione nel medio termine continuano ad essere inferiori al suo obiettivo, in linea con il suo impegno per la simmetria nell’obiettivo dell’inflazione”.

“Di conseguenza, a meno che non si registri un netto rialzo dell’inflazione o qualcosa suggerisca un’imminente accelerata dell’inflazione, un’impennata dei prezzi del petrolio o un forte deprezzamento dell’euro, è molto probabile che la Bce intervenga con altri stimoli”, prevede Zangana.

Per Wolfgang Bauer, gestore obbligazionario di M&G Investments, “dopo la revisione odierna della forward guidance, un taglio dei tassi di interesse al prossimo meeting dell’Eurotower di settembre sembra molto plausibile”.

Ma ora il grande interrogativo è se tassi di interesse più bassi e un possibile maggior allentamento quantitativo avrebbero un impatto positivo sull’economia reale. “Dopotutto, i tassi sui depositi nell’Eurozona sono già negativi e le banche sono piene di liquidità. Ulteriori tagli dei tassi andrebbero a colpire la profittabilità delle banche, il che è improbabile che incentivi ulteriori concessioni di credito. Contemporaneamente, con i rendimenti dei titoli di Stato vicini ai minimi storici, è difficile giustificare il bisogno di acquistare altri bond”, rileva l’economista di Schroders che si chiede se “il presidente ha ancora il suo bazooka di politica monetaria o è rimasto con una pistola ad acqua in mano? Crediamo che le azioni di Draghi siano francamente volte a impedire che l’euro si apprezzi ulteriormente rispetto al dollaro Usa. Sembra però che stia fallendo nel suo tentativo”.

Al momento l’euro tratta a quota 1,1146 contro dollaro, in recupero rispetto agli 1,115 della chiusura di ieri sui mercati europei. Ora l’enfasi si sposta sulla riunione della Fed della prossima settimana (la decisione sui tassi è attesa per mercoledì sera). BofA Merrill Lynch conferma la sua stima di un cambio euro-dollaro a 1,17 per fine d’anno per via della politica della banca centrale Usa presieduta da Jerome Powell.

“Continuiamo a prevedere un indebolimento del dollaro perché in generale lo riteniamo sopravvalutato del 10%”, affermano gli analisti di BofA Merrill Lynch. E mentre il mercato continua a dibattere se la Fed il 31 luglio taglierà i tassi di 25 o 50 punti base, l’investment bank Usa conferma la sua visione di una riduzione di 25 punti, più altri due tagli della stessa entità entro la fine di quest’anno e prevede che il decennale Usa rimanga con un rendimento del 2% da qui a dicembre.

“Restiamo con una visione costruttiva sul cambio euro-dollaro. La nostra stima di 1,17 a fine 2019 si basa su un rapporto di equilibrio che secondo noi è tra 1,2 e 1,25. La previsione di 1,17 prevede nessuna trade war tra Usa e Cina, l’assenza di una Brexit senza accordo, nessuna crisi fiscale in Italia e una graduale ripresa dei dati macroeconomici della zona euro. Non ci aspettiamo inoltre, alcun Qe della Bce e riteniamo che tagli i tassi di 20 punti base a settembre, ma questo è già scontato”, spiegano da BofA Merrill Lynch.

Anche Secondo Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Markets, l’euro non resterà agli attuali livelli: “l’allentamento è vicino, ma la vera sfida è che l’inverno è già iniziato per l’economia dell’Eurozona. La guidance che la Bce sosterrà l’economia entro la fine dell’anno è una notizia positiva, ma è stata in gran parte già scontata dai mercati finanziari. Con un contestuale allentamento anche da parte di altre banche centrali, sarà difficile per la Bce avviare una politica accomodante su base relativa e rendere l’euro più conveniente”.

Mette l’enfasi sulle incognite anche Ulrike Kastens, Economist Europe di Dws: “A nostro avviso, l’annuncio di queste misure e l’enfasi sul fatto che il 2% è un obiettivo di inflazione simmetrico indicano che, anche guardando al lungo termine, non si vede alcuna normalizzazione della politica monetaria. Comunque, dubitiamo che queste misure siano sufficienti a generare una spinta economica significativa. Non da ultimo perché è anche l’economia globale a trascinare l’Europa. Inoltre, Draghi ha sottolineato ancora una volta che la politica, che si tratti di riforme strutturali o di misure fiscali, ha il suo ruolo da svolgere. Nel complesso, la Bce conferma quindi la nostra opinione che il contesto di bassi tassi di interesse rimarrà con noi per molto tempo. Con tutti i suoi vantaggi e tutti i suoi rischi”.

In termini di asset allocation, “senza pressioni inflazionistiche e una crescita intorno o al di sotto del potenziale, le banche centrali possono concentrarsi sul sostegno ad un’ulteriore espansione economica attraverso tagli dei tassi ed espansione di bilancio. È probabile che tale azione continuerà a sostenere i mercati, in quanto ridurrà il rischio di recessione mantenendo al contempo bassa la volatilità. Rimaniamo long sugli asset orientati alla crescita, ma con coperture e privilegiamo strategie di carry nel credito e nel valutario”, sottolinea Gatto.

Dopo la Bce Blackrock ha affermato che i suoi portafogli “restano sovrappesati sui titoli di Stato di Francia e Italia e sottopesati sul Bund. Abbiamo che posizioni su alcuni corporate bond europei e siamo corti di euro”, rivela Marilyn Watson, head of global fundamental fixed income strategy di Blackrock.

Anche BofA Merrill Lynch affrema che “l’esposizione nelle obbligazioni dei Paesi core (come la Germania, ndr) resta di sottopeso, al contrario di quelli della periferia”.

L’attenzione degli investitori è alta proprio sul fronte dei titoli di Stato italiani che sono reduci da un rally innescato dallo stesso Draghi nel meeting di Sintra di metà giugno in cui aveva detto di essere pronto a ulteriori misure di stimolo. Tanto che lo spread Btp-Bund è sceso fin sotto 200 punti base.

Secondo Andreas Billmeier, sovereign research analyst di Western Asset (Legg Mason), il differenziale con i titoli tedeschi scenderà ancora: “dal punto di vista dei mercati, crediamo che la compressione degli spread tra paesi core e periferici in Europa dovrebbe continuare”.

Sorgente: Dove investono i gestori dopo gli annunci di Draghi – MilanoFinanza.it

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