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Bullismo e non solo, intervista al procuratore per i minori Antonio Sangermano

Pistoia, 28 giugno 2019 – Adolescenti che compiono atti violenti e bravate e poi li condividono sui social network. Episodi di questo genere, nell’ultimo anno, sono apparsi più volte sulle cronache della nostra provincia. Ma c’è, in generale, un legame fra la violenza nei giovani e l’uso dei social network? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Sangermano, procuratore della Repubblica al tribunale per i minori di Firenze.

«I social media tendono ad aumentare le fenomenologie illecite e criminose in quanto sono uno specchio dilatato in cui i ragazzi vedono se stessi in azione e celebrano la propria immagine, muscolare ed edonistica. È insomma un modo per celebrare se stessi e la propria forza. È l’idea della forza come dominio che crea la violenza. E i social media rilanciano questa idea».

Ci sono tipologie di atti criminosi che prevalgono in questo ambito?

«Sì. Il bullismo, che è manifestazione di quanto detto. Ma anche il cyberbullismo e il sexting, cioè la diffusione di video a tema sessuale che un ragazzino ottiene in via confidenziale dalla fidanzata e poi rilancia sui social network, con lo scopo di celebrare se stesso: questo esprime una nozione violenta, genitale e predatoria della sessualità e, allo stesso tempo, un’immaturità nella concezione dell’altro. Un altro fenomeno abbastanza diffuso sono le violenze sessuali, che manifestano ancora una volta una visione del corpo della ragazza come specchio con cui celebrare la propria forza e come campo di battaglia da conquistare».

In Toscana questi fenomeni sono in crescita?

«C’è un dato preoccupante che riguarda il bullismo e il cyberbullismo. I genitori devono stare attenti all’utilizzo del social network, perché implementa e incentiva questo edonismo, questa idea della forza e dell’immagine per cui oggi alcuni ragazzi sono disposti a tutto».

Da che cosa dipende questo incremento?

«Da una crescente diffusione nella società dell’idea della forza anche mediante l’utilizzo di messaggi brutali e semplificatori da chi detiene il monopolio o comunque la gestione della comunicazione. Oggi il “migliore” non è il più buono, il più intelligente, il più colto, ma si vuole imporre attraverso la forza, che è il conformismo nel vestire capi d’abbigliamento eleganti e griffati, la bellezza e la preponderanza fisica, di cui la sessualità è una manifestazione. Una sessualità predatoria, maschilista e genitale».

C’è una fascia di età più a rischio?

«Sotto 14 anni il minore non risponde penalmente, ma solo civilisticamente. La fascia di età in cui si evidenziano i reati più lesivi va dai 16 ai 18 anni».

Una possibile soluzione?

«L’unico correttivo può essere un’educazione civica nelle scuole e nelle famiglie e un maggior rigore nella risposta giudiziaria, che non deve essere improntata a una sorta di buonismo permissivista ma, senza diventare ovviamente cieca repressione, deve focalizzare anche il dato del rigore e quindi dell’accertamento della responsabilità, da cui bisogna ripartire. Come procuratore sono particolarmente impegnato in questo aspetto, che non vuol dire necessariamente carcere, ma accertamento della responsabilità e poi un percorso punitivo e di reinserimento sociale individualizzato a seconda della violazione compiuta».

fotografia d’archivio

Sorgente: Sangermano, il procuratore minorile: “I social aumentano la violenza” – Cronaca – lanazione.it

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