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Conte: con Londra possiamo impedire le nomine Ue E attacca Salvini: “Sua la responsabilità sui conti”

ilario lombardo
inviato a bruxelles

Giuseppe Conte cerca nella lunga notte europea una strada per smarcarsi dal duplice assedio della Ue e di Matteo Salvini. La procedura per debito eccessivo dell’Italia è a un passo, il leghista torna a picconare sui soldi e vincoli Ue proprio mentre il premier combatte per conquistare centimetro dopo centimetro la fiducia perduta dei negoziatori europei. Il tempismo di Salvini fa tremare i 5 Stelle e Luigi Di Maio cerca di stanare le sue intenzioni: «Se cerca una scusa per far saltare tutto lo dica» . Anche il premier è stupefatto dalla nuova infilata di dichiarazioni di Salvini sull’urgenza di trovare 10 miliardi per la flat tax: «Sul fisco io sono il più ambizioso di tutti – spiega Conte- Voglio una riforma forte e complessiva e non mi accontento di abbassare un’aliquota». Ma quando il vicepremier della Lega dice che la procedura «va evitata, ma non a ogni costo», il capo del governo davanti ai suoi collaboratori mentre atterra a Roma reagisce spazientito: «Ci risiamo. Io faccio i salti mortali per evitare la procedura…Se ne assumerà le responsabilità». Gliene parlerà, in un confronto che potrebbe tenersi tra oggi e lunedì. A Salvini ribadirà l’ovvio: che rischia di vanificare tutta la strategia che sta attuando e quella di riserva che, come accennato a Bruxelles, potrebbe attuare ancora se le cose si mettessero definitivamente male.

Conte sulla procedura: “Cconfido nel fair play di tutti”

(guarda il video)

Sono passate da poco le due del mattino di venerdì, il piano terra dell’hotel Amigo, nel cuore di Bruxelles, si riempie di gente. Il premier italiano ha un appuntamento con Emmanuel Macron e Angela Merkel ma rispetto ai due colleghi è in anticipo. Ne approfitta per chiarire ai giornalisti i diversi punti di collisione con l’Europa sui conti, e nel contempo spiegare lo stallo sopravvenuto sui nomi per le nomine. Mentre sulla procedura di infrazione la trattativa per l’Italia si fa complicata, il Consiglio europeo dove i leader si sono riuniti per decretare il successore di Jean Claude Juncker alla guida della Commissione diventa un crogiolo di veti incrociati. Qualche ora dopo, alla conferenza stampa di ieri all’ora di pranzo, Conte dirà che la «possibile procedura a carico dell’Italia e le nomine ai vertici sono cose distinte», ma anche di non essere venuto in Europa «con il cappello in mano». Nella notte dell’Amigo, però, il premier fa un discorso con sfumature diverse, sfoderando quella che sembra a tutti gli effetti una minaccia. Se il criterio dello “spitzencandidaten”, dei candidati ufficiali e delle affiliazioni politiche, è saltato, l’Italia può avere un ruolo più incisivo di quanto si aspettava. «Con la Gran Bretagna che si deve astenere per forza di cose, vista la Brexit, basta che un altro Paese assieme a noi si oppone e si blocca tutto». Potrebbe essere una mossa della disperazione o rappresaglia ma sta di fatto che per scongiurare la procedura il premier tenta una certa durezza senza però dire chi possa essere questo altro potenziale alleato di opposizione. Uno che ha in mente è sicuramente la Polonia, tra i più riottosi sulle regole Ue.

Se la giostra degli spitzencandidaten ci avrebbero tenuto fuori, in questo modo l’Italia rientrerebbe in gioco. Conte ne parla a lungo con Macron e Merkel davanti a un bicchiere di birra. Al tavolo sono seduti i tre Paesi europei più popolosi. Il pacchetto di nomine in discussione comprende Commissione, Consiglio e Banca centrale europea. Se, come racconta il capo del governo italiano, il candidato tedesco, del Ppe, Manfred Weber è stato bruciato, la stessa sorte potrebbe toccare a Michel Barnier, sempre dei popolari. Un nome che piaceva all’Italia: «Ma – ammette Conte – è difficile che passi. Ha un grosso limite che è la sua nazionalità». Il premier spera di trovare margini negoziali sfruttando altre strade. Per esempio, criteri di genere e geografici, «in modo che i Paesi più grandi non lascino briciole a quelli più piccoli». Spezzare il dominio di Francia e Germania aiuterebbe l‘Italia a evitare un ultrà tedesco alla Bce. In questa ottica un nome che più di altri sembra gradito a Conte per la Commissione è quello della bulgara Kristalina Georgieva, presidente della Banca mondiale, considerata l’arcinemica del segretario generale della Ue Martin Selmayr, il falco che turba le notti del governo italiano.

Sorgente: Il diktat dell’Italia “Niente procedura o blocchiamo tutto” – La Stampa

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