
Lo dicono i magistrati: la nuova legge sulla legittima difesa «potrebbe essere applicata» per la prima volta nel caso di Marcellino Jachi Bovin, 67 anni, tabaccaio di Pavone Canavese, alle porte di Ivrea. Indagato per eccesso colposo di legittima difesa, venerdì notte ha ucciso a colpi di pistola Ion Stavila, 24 anni, cittadino moldavo incensurato che aveva forzato il suo negozio insieme con due complici. Verrà interrogato nei prossimi giorni alla presenza del suo avvocato. «Ha tutta la mia solidarietà – ha detto il ministro Salvini –. Mi auguro che la nuova legge riconosca che questo 67enne ha fatto quello che è stato costretto a fare. Il ladro, se avesse fatto un altro mestiere, a quest’ora sarebbe a casa sua. Ne abbiamo le palle piene, la gente ha diritto di difendersi, sono orgoglioso di questa legge». «Questa legge» è nata da una percezione di insicurezza. Anche se in Italia diminuiscono i crimini: lo si sa da 10 anni, e continua ad accadere con diversi governi. Stando ai numeri siamo diventati uno dei Paesi più sicuri dell’Unione Europea. Omicidi volontari, quasi dimezzati: 611 denunciati nel 2008, 368 nel 2017. Rapine: 45.857 denunciate nel 2008, 30.564 nel 2017, un calo del 33,3%. Ad incidere di più sulla sfera personale sono i furti in casa, perché diffondono insicurezza: meno l’8,5%, nel 2017 rispetto al 2016.

Come si influenza la percezione
Eppure cresce la paura, reale o favorita da politica e media: nel 2017 il tema «criminalità» è comparso nel 17,2% dei programmi della principale Tv francese, nel 26,3% di quella britannica, nel 18,2% di quella tedesca e nel 36,4% dei 5 principali telegiornali italiani.


La parola «sempre» ha cambiato la legge
Così, a marzo, sono stati riformati alcuni articoli del codice penale. L’articolo 52 diceva e dice: «Difesa legittima. Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa». In soldoni: non puoi sparare a un ladro che fugge. La norma prosegue: «se il derubato si trova a casa sua o in altro luogo di privata dimora, o nelle appartenenze di essi» (cortile, garage, ndr), o in «ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale», allora «sussiste sempre il rapporto di proporzione». Quel «sempre» prima non c’era. Tradotto: se uccidi qualcuno che ti minaccia entrando nella tua proprietà, la proporzione fra difesa e offesa è data in partenza per scontata.

Una legge giustificata?
La nuova legge è nata da un’emergenza giudiziaria? Dai numeri, si direbbe di no. Per questi fatti, nel 2017, risultavano in corso nei tribunali 26 processi. Di questi, in 14 casi si procede per «legittima difesa» (vuol dire che si avvieranno all’archiviazione), mentre negli altri 12 (da oggi 13, con il caso di Pavone Canavese) per «eccesso colposo di legittima difesa», ovvero i giudici devono valutare se l’imputato ha esagerato. Per magistrati e penalisti la legge è «inutile e pericolosa», anche perché l’inviolabilità della proprietà privata può contrastare con il diritto alla vita – anche quella del ladro – sancito dall’articolo 2 della Costituzione. Per il Sottosegretario Molteni invece il problema non si pone: «A nostro avviso non c’è nessun contrasto. L’intenzione del legislatore è stata quella di formulare una riforma costituzionalmente orientata. Il nuovo quarto comma specifica, senza ulteriori dubbi, una condotta che riteniamo non possa ricadere nell’eccesso colposo». Si va forse verso una «legittima offesa», piuttosto che difesa.
Come funziona negli Usa e d Europa
In alcuni Stati americani, vige il principio «stand your ground», proteggi il tuo territorio: se aggredito ovunque, puoi uccidere. E ancor più se sei a casa tua («castle doctrine», «dottrina del castello»). In altri, prevale il «duty to retreat», il dovere di cercare prima una via di fuga.

Ricaduta sulla vendita di armi
La nuova legge farà aumentare il numero delle armi da fuoco che circolano in Italia? Nel 2017, 1.398.920 licenze di porto d’armi sono state registrate a nome di civili, più 13,8% rispetto al 2016. Le licenze per caccia sono 738.602. In grande crescita quelle per il tiro al volo e al piattello: più 21,1% nel 2016-2017. Sono meno costose e più facili da ottenere, ma ugualmente efficienti (ne usò una Luca Traini, lo sparatore razzista di Macerata). In totale sono 584.978, ma circa 200.000 italiani, dal 2014, hanno messo piede in un poligono. Calano invece le armi per difesa personale: meno 4,8%, forse per le difficoltà burocratiche.

I rischi dell’arma in casa
Secondo l’Osservatorio Internazionale «GunPolicy. Org», nel 2017 i privati italiani possedevano 8.007.920 armi da fuoco, un milione in più rispetto a 10 anni prima. Ma 6.609.000 erano le armi non registrate. Se si considera che una famiglia media è composta da 2,3 persone, calcola il Censis, 4,5 milioni di italiani fra cui oltre 700.000 minori hanno un’arma a portata di mano. In Italia, ci sono 12 armi da fuoco ogni 100 abitanti, negli Usa 88. Dice ancora il Censis: se avessimo le stesse regole permissive americane, le famiglie italiane con armi in casa «potrebbero lievitare fino a 10,9 milioni e i cittadini complessivamente esposti al rischio di uccidere o di rimanere vittima di un omicidio sarebbero 25 milioni».
Decreto sicurezza bis
In questo clima «scaldato» dal fatto di cronaca legato al furto del tabaccaio, sono in arrivo le norme del decreto sicurezza bis che riguardano altri temi: migranti e ordine pubblico interno. È annunciato per il Consiglio dei ministri di martedì. Le bozze sono provvisorie: trasferimento della competenza sul controllo delle acque territoriali dal ministero dei Trasporti a quello degli Interni. Obiettivo: vietare transito e porti alle navi delle ONG. Sul tavolo le multe, calcolate in base al numero dei migranti, e la sospensione della licenza per le navi commerciali italiane che li soccorrono in acque internazionali. Si tratta anche su certe norme per l’ordine pubblico, come quella di trasformare le contravvenzioni in reati nei casi di resistenza a pubblico ufficiale durante i sit-in. La paura fa novanta.
