0 8 minuti 5 anni

di Giandiego Marigo

(Userò spesso il noi in questa dissertazione non perchè io mi ritenga degno di un plurale maiestatis, ma perchè ritengo di interpretare, e spero di farlo degnamente, il pensiero di molti)

Il pensiero della destra mondiale: perchè esiste un pensiero liberal-conservatore che sottende anche le sue caratteristiche più brutali, si fonda, almeno, su due colonne portanti: da una parte, un percorso filosofico preciso che nasce dalle asserzioni, per altro tramandate e molto tradotte e ritradotte, platoniche ed aristoteliche.

Il mito dell’egoismo umano, dell’impossibilità materiale di superare la natura umana che tende all’aggressività ed alla competizione, la naturale stratificazione darwiniana dell’umanità, la presa in carico del “bene comune” dei pochi, dei migliori, dei potenti per sacra unzione divina.

Dall’altra sul mito avaloniano, soprattutto per anglosassoni e teutonici del gruppo di cavalieri e della cerca del Santo Graal o Sangreal, che dir si voglia, tradotto per altro e derivato dall’incontro dei miti celtici con il cristianesimo e l’aristotelismo.

Sono uno scrittore di Fantasy e Fantascienza, conosco bene questo “pensiero”.

Prima di Marx, sino ad Hegel, con una brevissima parentesi nel 1640 con i “livellatori” e appena prima attorno all’anno mille con la “degenerazione eretica dolciniana” della regola francescana, non esiste alcuna definizione filosofica di popolo se non come moltitudine governata, che deve la sua fedeltà e sottomissione per diritto divino e superiore destino. La discussione per secoli si è intrattenuta su quale fosse l’elité che, per diritto e divina missione, dovesse avere l’incombenza della sovranità assoluta.

In realtà, persino la democrazia greca delle fondamenta è precedente sia a Platone che ad Aristotele che ne accompagnano e descrivono piuttosto la scomparsa che non la permanenza. Socrate stesso ne lambisce solamente la fine. Per altro Socrate essendo un filosofo essenzialmente orale ci viene narrato poi da Platone e dai suoi discepoli, quindi il suo pensiero giunge sino a noi già rivisitato e corretto, mediato dal medesimo potere che ne sancì la prematura morte. Tale mediazione è l’arte suprema del potere sino a noi.

Il pensiero che accompagna i nostri politici nella contemporaneità è derivazione di questo percorso (soprattutto delle sue mediazioni di potere). Nulla di nuovo ed il luogo in cui ci vogliono riportare è esattamente questo, non tanto il medioevo, che aveva concezioni di bene comune, che essi rinnegano e temono, ma semmai all’alba della modernità, quando le borghesie alta e media dominavano per diritto divino e per una presunta superiorità intellettuale.

Ed ancora sarebbe comunque connotata in modo diverso, sebbene fondata su una filosofia sostanzialmente similare, per l’avanzare e l’immanenza della robotica e dell’industria 4.0. Loro sanno sia pensare globalmente, che vedere l’immanente che la moltitudine, ottenebrata dal consumo e dalle luci della contemporaneità sembra non scorgere più.

Se, come in realtà non avviene se non per stabilire la preminenza della conoscenza della classe dominante, si studiasse l’evoluzione nella filosofia e nelle conseguenti “Dottrine Politiche” si comprenderebbe facilmente come “nulla di veramente nuovo” ci sia nel pensiero corrente e liberale e come Marx ed Engels rappresentino una “reale, concreta, unica ed assoluta” novità in questo cammino del pensiero umano.

Fosse anche prescindendone, per volontà facilitante, resta nel ‘900. l’unico senso di reale cambiamento verso una democrazia reale ed una vera sovranità popolare.

A noi piace pensare, proprio perchè confidiamo nella storia, che molto merito in questo vada al pensiero socialista e alla pur breve storia della coscienza operaia e contadina dell’inizio di questo secolo, nonché alla rivalsa operaia e studentesca degli anni 60/70 ed alle resistenze alle dittature che hanno infestato questo secolo.

Restiamo anche, altresì, convinti che la reazione a questi anni da parte del potere, pur nelle variazioni mediatiche, consumistiche e tecnologiche legate alla definizione malata di progresso ch’esso professa e divulga, sia, tutto sommato, nel solco di un pensiero millenario e per nulla innovativo. Tutt’altro! Vocato, anzi alla, conservazione del potere.

Tutta questa elucubrazione, si spera di facile comprensione, dove vuole andare a parare?

Ad affermare due principi: il primo tende alla dimostrazione dell’assoluta inutilità di una pratica emendante del pensiero liberale che sottende questo ordinamento sociale e della sua filosofia portante. La storia ci ha amplissimamente dimostrato la capacità del potere di assorbire, snaturare e risputare in modo peggiorativo ogni pratica emendante.

Eppure molta parte di quello che oggi si autodefinisce “fronte progressista” tende a ritenere questa pratica, non solo utile, ma l’unica strada possibile. Solo nella pratica rivoluzionaria, e non si afferma qui la necessità di alcuna violenza, ma semmai la determinazione a difendersene nel caso, assolutamente prevedibile, di una rivalsa del potere, sta l’unica reale possibilità di modificazione della società.

Il secondo premette la necessità, anch’essa dimostrata dalla storia, di una cultura, una spiritualità ed una filosofia completamente diverse da quelle che hanno sorretto la nostra realtà sino a qui.

Tali pratiche, quelle del potere, hanno condotto il mondo sull’orlo del baratro, facendolo ondeggiare, ben più di una sola volta, sul bordo di un’orrenda caduta. Sino all’oggi dove sempre di più si annuncia il sentore di una fine certa per consumazione delle, immense ricchezze, del Pianeta Vivente. In definitiva, dietro al pensiero Socialista ad alla sua prassi pratica, sta un universo complesso ed una necessità di pensiero evoluto e dedicato al trionfo di una superiore civiltà umana.

Non solo prassi, ma spiritualità e filosofia, così come sarebbe un errore pensare non ci siano, per quanto orribili e discutibili, dietro alle pratiche del potere.

Il riferimento spesso citato in questa rivista alla famosa frase che la Luxemburg estrapola da Engels e cioè “Socialismo o Barbarie”, non è vera in quanto dall’altra parte vi siano degli stupidi, incolti, rozzi selvaggi, ma semmai perchè quello che ci circonda è già, in premessa, barbarie e per sin troppo ovvie ragioni di esaurimento delle risorse planetarie non può che peggiorare.

Molta dell’ironia della cosiddetta sinistra, verte a far pensare che da una parte stia l’intelligenza e la sensibilità, dall’altra la rozza inconsapevolezza d’una prepotenza gratuita. Questo è vero solo in parte, in realtà questa prepotenza ha profondissime radici e salde basi filosofiche, condivise ed apprese come unica verità e somma vetta delle acquisizioni spirituali persino dalle vittime, nelle secolari pratiche e nelle acquisizioni, cosiddette intellettuali,di una umanità da secoli dominata dai pochi, che hanno costruito sapere e conoscenza a propria immagine e giustificazione.

Non può certo bastare un moto di spirito e nemmeno la solenne risata del Maggio Francese a seppellirla. Occorre costanza, pensiero, dedicazione ed ottime ragioni, che permangano innanzi tutto, nelle pratiche e nei comportamenti di chi le porta.

Occorrono il Socialismo e l’Uomo Nuovo, insieme ed il coraggio della sua transizione, che non è una parola vuota, ma un contenitore pieno di tesori. Che però, come ci dice Mao “Non è un pranzo di Gala”.

Sorgente: L’Ideologia Socialista – Il gioco di alcune buone ragioni

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