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di Cesare Zapperi

Da un lato, quello M5S, partono inviti alla serietà, appelli a non buttare a mare l’esperienza di governo, auspici a non vanificare sull’altare di una sola opera tutto il lavoro fatto negli ultimi. Dall’altro, quello leghista, ecco un Matteo Salvini negli inediti panni del Cincinnato che, astenendosi dal batti e ribatti dialettico romano, resta lontano per tre giorni dalla capitale. «Ora decidano loro cosa vogliono fare, io torno a Roma martedì» confida ai suoi. Alle agenzie si limita a distillare una frase sibillina: «Nessuna crisi di governo e nessuna nostalgia del passato, lavoriamo per unire e per dare lavoro, sviluppo e futuro all’Italia. Col buonsenso si risolve tutto».

Lo scontro della tarda serata di giovedì rimane sullo sfondo. La strategia è: bocca chiusa e stiamo a vedere cosa succede dall’altra parte. Perché c’è una scadenza all’orizzonte, quella di lunedì, quando dovranno essere indetti (o sospesi) i bandi della Telt, la società che dovrà realizzare e gestire la Tav. La Lega ha una posizione netta, ribadita ancora ieri pomeriggio dal capogruppo alla Camera Riccardo Molinari in un’intervista ad Affariitaliani.it: «Sospendere i bandi non è percorribile dal punto di vista legale e giuridico». Ergo, chi vuole muoversi diversamente (il M5S) se ne assumerà la responsabilità, sia in termini politici sia, cosa tutt’altro che irrilevante, sul piano delle richieste di risarcimenti danni. Forse non sbaglia chi intravede nella tattica leghista il vecchio gioco del cerino.

Salvini oggi ha gioco facile a sottrarsi alla girandola delle dichiarazioni. Compie 46 anni e per l’occasione sarà protagonista all’Hotel Principe di Savoia di Milano di una festa con 250 invitati organizzata da Daniela Javarone, presidente dell’associazione Amici della Lirica. Domani la giornata sarà dedicata ai figli, mentre lunedì mattina sarà a Zingonia, nel Bergamasco, per tenere a battesimo l’intervento di demolizione di un quartiere diventato simbolo del degrado. Nel pomeriggio farà un salto al consiglio federale della Lega e poi volerà a Bari.

Salvini in queste ore ostenta la massima tranquillità. Ai suoi ripete una breve riflessione: «Non capisco come si possa pensare di far cadere un governo per impedire la realizzazione di un’opera che vuole una larghissima maggioranza di italiani». In casa leghista c’è la convinzione che, senza far precipitare gli eventi, ci sia lo spazio, temporale e politico, per arrivare ad una soluzione. Come? Lunedì vengono lanciati i bandi. Da quel momento vigono i 6 mesi della clausola di dissolvenza che possono consentire di avviare un serrato confronto con il partner della Tav, la Francia, per cercare di rivedere o aggiustare progetti e carichi economici. Nello stesso arco di tempo si terranno le elezioni Europee, altro interlocutore obbligato della partita. Anche un nuovo assetto del vertice continentale potrebbe rivelarsi provvidenziale per uscire dall’impasse.

Troncare e sopire, questo il mantra leghista. Negli ultimi due giorni anche il rapporto personale tra Salvini e Di Maio, finora esentato da frizioni, si è molto raffreddato. I due leader ieri non si sono sentiti e non è previsto lo facciano nemmeno oggi. Entrambi si appellano al senso di responsabilità, anche se ognuno pensa a quello dell’altro. Ma lunedì è dietro l’angolo e a quel punto gli appelli non basteranno più.

 

Sorgente: Salvini resta lontano da Roma: si prendano le responsabilità

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