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Si allunga l’elenco degli appuntamenti per sensibilizzare sullle politiche salva pianeta: coinvolte 1693 città nel mondo

di DAVIDE BANFO e CORRADO ZUNINO

ROMA – I primi al mondo sono stati gli studenti della Nuova Zelanda.  La giornata di oggi passerà nella storia della lotta per il clima,  con una sedicenne protagonista: Greta Thunberg, proposta per il Nobel per la pace.

Cresce di ora in ora il numero delle adesioni a “FridaysForFuture“, lo sciopero degli studenti contro i cambiamenti climatici, che vede Francia e Italia prevedere il maggior numero di raduni. Un movimento oramai globale, nato sull’onda dell’esempio dell’attivista svedese sedicenne Greta Thunberg: all’appuntamento di oggi hanno finora aderito movimenti di studenti in 106 Paesi diversi, con manifestazioni previste in 1693 città ai quattro angoli del pianeta.

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Da settimane il nuovo movimento degli studenti, trainato da Greta e da altri giovani leader ambientalisti, chiede a gran voce ai governi dei rispettivi Paesi politiche più incisive contro il riscaldamento globale, in particolare per ridurre le emissioni di anidride carbonica, tra i principali gas serra. Lo sciopero salva-pianeta si preannuncia come un evento record: all’ultimo appello lanciato da Greta su Twitter quattro giorni fa (“Il 15 marzo lo sciopero nelle scuole continua. Abbiamo bisogno di tutti. Passa parola!”), stanno rispondendo sempre più movimenti e associazioni. Sul sito dei #FridaysForFuture, aggiornato in tempo reale, vengono elencati in ordine alfabetico tutti i Paesi partecipanti e il numero di piazze coinvolte negli scioperi studenteschi.

Nelle ultime settimane gli studenti di 117 paesi hanno manifestato in 1939 luoghi diversi. E per l’appuntamento di oggi numeri sono davvero impressionanti. L’Italia, con 208 raduni organizzati, è uno dei Paesi più attivi, dietro Francia (212), ma prima di Germania (196), Stati Uniti (168), Svezia (129) e Gran Bretagna (111). In Europa la manifestazione del 15 marzo coinvolgerà gli studenti anche in Spagna (65), Portogallo (36), Belgio (31), Irlanda (31) e Finlandia (26).

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Fuori dall’Ue e dagli Stati Uniti, i Paesi in prima linea sono Canada (54 raduni) e Australia (51). Molto significativa la partecipazione di diverse nazioni dell’America latina, tra cui Messico (28 raduni), Brasile (21), Argentina (18) e Cile (12).In Asia gli studenti più coinvolti sono quelli dell’India, con 29 proteste domani, mentre negli altri Paesi (Giappone, Nepal, Cina, Corea del Sud) la causa per il clima è risulta finora meno partecipata.

Greta si è detta “onorata e molto grata” per essere stata candidata per il Premio Nobel per la Pace. Lo ha scritto in un tweet  commentando la proposta fatta al Comitato dei Nobel – che ogni anno, in autunno assegna il prestigioso riconoscimento – da un gruppo di deputati socialisti norvegesi. “La minaccia del clima è probabilmente una delle principali cause di guerre e conflitti. Il movimento di massa che lei ha innescato è un contributo molto importante per la pace”, ha spiegato, presentando l’iniziativa, il deputato norvegese Andrè Ovstegard.Sono loro ili studenti saranno in piazza, domani. Per il loro venerdì che guarda al futuro. Saranno in piazza alcuni presidi e diversi professori. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti martedì scorso aveva detto, di sfuggita: “Si va regolarmente a scuola”. Intendeva domani, giorno appunto di strike ambientale. Di fronte a queste posizioni cresce la disobbedienza civile.

LO SPECIALE – IN PIAZZA PER IL PIANETA

Quattro dirigenti scolastici di Torino – sono dei licei Umberto I, Cavour, Berti ed Einstein – in nome dell’autonomia scolastica hanno emanato circolari in cui considerano venerdì 15 giorno di “assenza giustificata” per chi andrà al “#Fridaysforfuture”. Altri venti hanno sottoscritto l’appello alla manifestazione, ma non hanno abbuonato la mattina ai ragazzi fuori dalle mura scolastiche. In molti Paesi europei il “Friday” è già considerato giornata di libera uscita per tutti.

A Bologna il preside del Liceo scientifico Copernico, Roberto Fiorini, ha scelto questo escamotage: “Chiederò a chi partecipa la giustificazione, ma non la conterò come assenza. La battaglia sul clima è fondamentale e urgente”. Scrivono su Instagram quelli del Liceo Fermi di Bologna: “Ci siamo rotti i polmoni”. A Roma, Classico Manara, il preside ha invitato i docenti “ad affrontare il tema durante la giornata di lezione (si suggerisce la visione di alcuni filmati fra quelli indicati sotto)”. Al Liceo Russell la partecipazione sarà giustificata, al Mamiani non si trasformerà in assenza se discenti e docenti usciranno insieme: si applicherà il regolamento delle gite. Gli istituti della capitale che avevano aderito, a ieri sera, erano trentadue.

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La scuola italiana ha trovato nell’appello di Greta un gancio inaspettato: la risposta è superiore a tutte le chiamate di piazza delle ultime stagioni, e monta. L’Unione degli studenti ha chiesto il blocco della didattica. Ci si organizza a Monza e a Termoli, persino nella Verona dei congressi omofobici: cartelli sul global warming, lezioni a tema, laboratori climatici.

Il professor Daniele Manni, nel 2015 candidato al “Nobel per l’educazione”, accompagnerà la seconda A del Galilei-Costa di Lecce, i cosiddetti “ecoisti” visto il percorso didattico realizzato, davanti al Teatro Apollo: illustreranno lì le ragioni dell’ambientalismo scolastico. Il contagio green è sceso alle scuole elementari ed è salito alle università. L’Aquila parteciperà con la rettrice Inverardi e i ricercatori del Cetemps, previsori di eventi estremi.

Sorgente: Oggi in piazza per il clima: manifestazioni in 106 paesi – Repubblica.it

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