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Piazze piene in tutto il mondo, dalla Nuova Zelanda alla Thailandia alla Polonia. La prima grande manifestazione globale ha per protagonisti gli studenti. Greta Thunberg torna a protestare davanti al parlamento svedese. A Bruxelles si fanno vedere in corteo anche i sindacati, gli scienziati, gli insegnanti e i «nonni per il clima»

di Gabriele Annichiarico

È la prima mobilitazione mondiale in difesa del clima per gridare che «non c’è più tempo», che è arrivato il momento di agire per scongiurare le conseguenze dei cambiamenti climatici. È il Global strike for climate, uno sciopero scolastico lanciato dalle giovani generazioni preoccupate per il proprio futuro. Sono centinaia di migliaia gli studenti che in tutto il mondo si sono mobilitati per questo primo sciopero planetario che ha visto coinvolti oltre 110 paesi, con più di 1.700 iniziative su tutti i continenti. Una chiamata alla mobilitazione permanente lanciata dalla giovane studentesse svedese Greta Thunberg, oggi simbolo di tutta una generazione decisa a difendere il pianeta dai rischi del riscaldamento globale.
«Stiamo affrontando la più grande crisi esistenziale che l’umanità abbia mai conosciuto e tuttavia continuiamo a negarlo», ha detto a Stoccolma di fronte al parlamento svedese la giovane attivista, proprio li dove tutto era iniziato, ispirando i Fridays for future, lo sciopero scolastico per difendere il clima. Nella capitale svedese, di fronte a 10mila studenti, Greta ha rilanciato il proprio atto d’accusa a quelle generazioni che considera responsabili dell’«imminente catastrofe».

«NON ABBIAMO UN PIANETA B» e «1,5 gradi» (la soglia oltre la quale, secondo gli accordi della Cop 21 di Parigi, l’aumento della temperatura provocherebbe conseguenze irreversibili sul nostro ambiente) sono i messaggi universali presenti in tutte le iniziative. Come globale è l’atto di accusa alla classe dirigente mondiale, timida in materia di protezione ambientale, se non addirittura negazionista del riscaldamento globale.
«Climate justice now» è il motto che ha attraversato tutte le piazze di tutto il mondo. Quello che gli studenti chiedono è un cambio di rotta: nuove politiche sociali ed economiche capaci di far fronte alle nuove sfide mondiali in materia di sostenibilità ambientale ed inclusione sociale. Un nuovo modello di società basato sulla cooperazione fra popoli e all’insegna di politiche energetiche ecologicamente compatibili.
In Germania sono state 200 le azioni di protesta, con 20mila studenti nella capitale Berlino. In Italia 235 i cortei. Fra le piazze più importanti Torino, Firenze e Milano. Il capoluogo lombardo con quasi 100 mila studenti è stato, a livello mondiale, uno dei cortei fra i più partecipati. Più di 200 le piazze francesi, con 40mila studenti a Parigi e 12mila a Lione. Circa mille studenti hanno protestato a Varsavia davanti al Ministero dell’energia. Una protesta dalla valenza simbolica, poiché la Polonia è fra delle maggiori consumatrici di carbone e con i più alti livello di inquinamento a livello europeo.
Diverse anche le iniziative in Oceania e sul continente asiatico. In Australia sono scesi in piazza 150mila studenti in tutto il paese e 20mila fra le strade di Sydney. In Nuova Zelanda invece l’iniziativa ha ricevuto il sostegno del primo ministro Jacinda Ardern. Cortei anche sul continente asiatico, a Bangkok, Seul, Hong Kong e Nuova Delhi per denunciare l’inerzia del mondo politico: «State distruggendo il nostro futuro».

A BRUXELLES, capitale europea, sono scesi in piazza 35mila studenti, per quella che è stata una giornata di mobilitazione e di sensibilizzazione con eventi culturali, dibattiti e proiezioni di film e documentari sul tema del riscaldamento globale. Una manifestazione a cui ha aderito gran parte dell’opinione pubblica. Dai Teachers for climate, piattaforma dei professori che solidarizzano con lo sciopero scolastico, passando per i Grands parents pour le climat (i nonni per il clima), mossi dalla preoccupazione per le sorti dei propri nipoti. Presenti anche le principali sigle sindacali del paese, accompagnati dall’insegna : «Nessun lavoro in un pianeta morto». Anche il mondo scientifico ha dato il proprio sostegno con i Scientists for climate, i ricercatori delle due principali università di Bruxelles (Ulb e Ucl) presenti nel corteo con lo slogan «Istituzioni scientifiche in sciopero per il clima». Il sostegno alla manifestazione è poi arrivato anche dal mondo politico, ed in particolare dal ministro dell’istruzione della comunità fiamminga, Hilde Crevits, che ha incluso le iniziative di piazza di ieri fra le attività pedagogiche di questo anno scolastico. Un corteo festoso e rumoroso con cartelli ironici quali «anche i dinosauri credevano di avere tempo» oppure «tutti i film catastrofici iniziano con i politici che ignorano gli scienziati». Ma anche messaggi di angoscia: «Ho 12 anni ed ho paura» oppure «dateci il nostro futuro», a sottolineare la preoccupazione di tutta una generazione rispetto alle conseguenze del cambiamento climatico. «Act now» è il messaggio dipinto sui volti dei ragazzi, diretto alla classe politica affinché «agisca in fretta». Molte le bandiere dell’Unione europea per ribadire che questa è una generazione fortemente europeista ed allo stesso tempo critica verso i dirigenti percepiti come inetti e poco reattivi.

La mobilitazione sarà permanente, almeno sul continente europeo, fino alle elezioni del prossimo 26 maggio. Il movimento studentesco belga Youth for climate ha lanciato una piattaforma digitale per invitare cittadini e scienziati ad elaborare proposte concrete da sottoporre al mondo politico, per far fronte alle esigenze di una società ecologicamente responsabile in vista della prossima tornata elettorale.

Sorgente: I fuoriclasse del pianeta Terra | il manifesto

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