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Il Boxing Day all’italiana: un morto, razzismo, polemiche e poche voci di dissenso. Ma il calcio non si ferma: sabato scorso tutti di nuovo in campo. Lo show dei “giochi circensi” del XXI secolo must go on.Il Boxing Day è tradizione ultracentenaria inglese di far disputare i match di serie A a Santo Stefano, quando è usanza donare ai più bisognosi all’insegna della solidarietà. Quindi Il calcio come “dono” ai suoi tifosi. E, invece, in Italia, tutto quello che poteva andare male è andato malissimo, e lo spirito natalizio ha immediatamente lasciato il posto alla violenza, razziale e fisica.Due turni di squalifica per Kalidou Koulibaly, il difensore senegalese del Napoli, che in seguito ad una ammonizione viene subissato di “buuu” razzisti da parte dei tifosi neroazzurri. Il calciatore, già turbato da analoghi cori in precedenza, plaude ironicamente all’arbitro, che non esita a estrarre il secondo cartellino, decretandone l’espulsione. Ma il match non è stato sospeso per razzismo sugli spalti, e a parte gli annunci dello speaker non sono stati presi provvedimenti. Due giornate a porte chiuse per l’Inter e un ulteriore match senza spettatori. Contemporanea un ultrà del Varese è morto negli scontri prima della partita quando circa cento ultrà dell’Inter, del Varese e del Nizza si sono ritrovati all’esterno dello stadio Meazza per tendere un agguato ai pulmini che trasportavano i tifosi napoletani. Il bilancio è di un morto: Daniele Belardinelli, 35enne capo del gruppo ultrà del Varese, investito da un suv mentre, a poca distanza gli ultrà di casa armati di bastoni, spranghe, lacrimogeni, assalivano i mezzi con a bordo i tifosi partenopei. Le forze dell’ordine hanno effettuato tre arresti con l’accusa di rissa aggravata e lesioni, nove in tutto gli indagati e nove i provvedimenti di daspo.Unico dato positivo le manifestazioni di solidarietà nei confronti di Koulibaly. Gino Sorbillo, tra i pizzaioli napoletani più famosi, protesta tingendosi il viso di nero. Poi sui social, oltre ad aver il volto dipinto,espone, anche un cartello con la scritta “Siamo tutti Koulibaly. Abbasso il razzismo”.Solidarietà arriva anche da Maradona, che aveva giocato 7 anni per il Napoli, il quale dichiara di aver subito cori razzisti da alcune tifoserie.”Mi sento ancora più napoletano e oggi voglio essere vicino a Kalidou Koulibaly”. Lo scrive sul proprio profilo Facebook, postando anche una foto in cui tiene addosso la maglia numero 26 di Koulibaly. “Spero che questo episodio – conclude Maradona – segni un punto di svolta, per eliminare una volta per tutte il razzismo dal calcio”. “Non è più tempo di essere tolleranti, non si può darla vinta ad alcuni scellerati”, ha dichiarato anche il presidente della Figc Gabriele Gravina. Ma ha anche annunciato contestualmente che “il calcio non si fermerà” nonostante esso abbia un costo dagli 80 ai 100 milioni l’anno per i cittadini tra servizi, sicurezza e danni, straordinari delle forze di Polizia, arresti, processi e assistenza ai feriti. Unica vera religione di Stato, il calcio passa indenne sotto la scure dei tagli alla spesa del governo. Il panem et circenses sono troppo ultimi per distogliere l’attenzione dai veri problemi e incanalare certe forme di violenza, ormai sempre più sdoganate a ogni livello politico.

CHIARA NENCIONI

Sorgente: Radio Cora – Siamo Tutti Koulibaly

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