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«Un anno e sei mesi di carcere per diffamazione con l’aggravante razziale». Al processo di primo grado i giudici di Bergamo condannano Roberto Calderoli, vicepresidente leghista del senato, per gli insulti all’ex ministra Kyenge. La definì «un orango». Pena sospesa

Editoriale

Un trofeo di caccia dal Sudamerica

Marco Bascetta

Lui che una vera e propria storia politica non l’ha mai avuta, ha invece avuto il destino segnato da una serie di passaggi politici e il fatto che le sue disgrazie abbiano coinciso con i successi della destra, prima in Francia, poi in Brasile, non rende meno torve quelle, né migliore lui che ne ha subito le conseguenze. Buon ultimo è Salvini a incassare politicamente l’esito di questa interminabile vicenda che la nebbia del tempo trascorso rende manipolabile a piacere

Tav, il Pd in caccia di guai

Daniela Preziosi

In vista delle regionali, Chiamparino si lancia nella battaglia in difesa della grande opera. Ma il partito democratico ha alleati tra gli avversari e avversari in casa propria. E Renzi si lancia a testa bassa, con una mozione in parlamento

Calderoli condannato per odio razziale

Adriana Pollice

In un comizio aveva definito «orango» l’allora ministro Kyenge. La pena (sospesa) decisa dal tribunale di Bergamo è di un anno e 6 mesi. Alcuni senatori Pd votarono contro l’autorizzazione I pm si appellarono alla Consulta

Danzica, ferito a morte il sindaco dei diritti

Giuseppe Sedia

Il primo cittadino accoltellato durante un concerto di beneficenza da un ventisettenne «non affiliato a organizzazioni politiche». Era diventato un bersaglio facile dell’estrema destra polacca

Tsipras verso la fiducia, per scongiurare il voto

Teodoro Andreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella

Mercoledì il parlamento deciderà sul governo, a innescare lo scontro il leader di Anel, e ministro della difesa, sull’accordo per il nome della Macedonia

I vice si ribellano a Serraj. Conte in Niger e Ciad

Rachele Gonnelli

Il nuovo caos politico a Tripoli sa di “golpe”. Il premier, sempre più debole, strigliato anche dall’inviato Onu Salamè. Intanto nei due paesi a sud, crocevia di trafficanti di uomini e mercenari, arriva il primo ministro italiano

Una mappa anti propaganda

Roberto Ciccarelli

Il libro «Il reddito di base nell’era digitale» di Giuseppe Allegri, pubblicato da Fefé editore. S’immagina una nuova architettura costituzionale, che possa aggredire la ricchezza finanziaria. Tre i concetti su cui si articola il volume: solidarietà, autodeterminazione, protezione individuale e collettiva

Nel laboratorio di Gianmaria Testa

Guido Festinese

Il 18 gennaio esce «Prezioso» con undici brani inediti del cantautore scomparso tre anni fa. Tra tracce nude per voce e chitarra, un duetto con Bia Krieger e una versione da Brel

L’uomo seme e la donna vita

Mariangela Mianiti

Come spesso accade in letteratura, non è la lunghezza di un testo a farne la grandezza, ma la sua capacità evocativa e immaginifica.

Cultura

Quando Il Manifesto ri-scoprì l’attualità dei Consigli

Luciana Castellina

Riconobbe il valore del partito ma sostenne che per la presa del potere vanno costruiti organismi per assumere la gestione della società, che non poteva essere assorbita solo dal partito o dallo Stato. La sua tematica «consiliare» – come poi quella di Gramsci – è stata tra i fondamenti della nostra storia. E oggi torna all’ordine del giorno

«Provare a essere realisti e rivoluzionari»

Beppe Caccia

Intervista a Frigga Haug, della Fondazione Rosa Luxemburg: «Lei mostra la crisi e la guerra come catastrofi che contengono anche la possibilità del cambiamento». «Non era femminista, ma ha punti essenziali per un movimento di liberazione delle donne, come l’auto-attivazione degli sfruttati a partire dalla loro esperienza»

Sinistra tedesca, scomode verità

Jacopo Rosatelli

Cento anni dall’uccisione di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. La Linke ricorda la nascita della Kpd, ma s’infuria la Cdu: «Omaggio ai nemici della democrazia». La Spd ora ammette: «Nella morte di Luxemburg e Liebknecht lo zampino del nostro Noske»

L’Ultima

Titano rosso, il colpo di stato dimenticato

Daniele Comberiati

Rispunta a New York la storia di come gli Usa bloccarono il governo comunista a San Marino nel 1957. Al Queens c’è ancora la Fratellanza: da lì gli emigrati vennero rimpatriati per votare Dc

Sorgente: il manifesto del 15.01.2019 | il manifesto

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