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C’è Milei, la marea viola e verde invade le strade di Buenos Aires

 

Un femminicidio ogni 29 ore. Non c’è angolo della piazza che si trova tra il palazzo del Congresso e il Senato, a Buenos Aires, che non lo ricordi. Un 8 marzo segnato in modo netto dall’opposizione alle politiche che il neo governo Milei sta attuando.

Andrea Cegna, BUENOS AIRES

La motosega promessa contro la casta è diventata, proprio come aveva vaticinato il movimento femminista, una violenta operazione oppressiva contro la parte più povera della società e contro le conquiste sociali che il movimento femminista ha strappato negli ultimi anni. E se la difesa dell’aborto è un mantra che le migliaia di donne, e uomini, in piazza ripetono, non mancano cartelli e messaggi per un cambio di politiche sociali.
Che la giornata dell’8 marzo in Argentina sia lontana da una ricorrenza svuotata di significato è risaputo da anni, ma in questo 2024 la politica e l’attualità sono state il collante per una mobilitazione moltitudinaria tra le più ampie dal 2018. Già ben prima delle 16.00 la piazza è piena, le vie attorno piene di donne e uomini di ogni età, ma anche classe sociale e provenienza.

Buenos Aires è il centro di una giornata che attraversa il paese e mette al centro la lotta femminista come pratica di costruzione di una società dove le differenze siano un valore e la solidarietà una norma. Ci sono i sindacati uniti come lo scorso 24 gennaio, e ci sono le Madri di Plaza de Mayo nelle due componenti nate nel 1985 da una spaccatura che il prossimo 24 marzo si ricomporrà con una manifestazione unitaria nel giorno in cui si ricorda il drammatico inizio della dittatura del 1976. Un momento storico che in molte e molti hanno ricordato nella disordinata adunata che ha occupato ieri il centro di Buenos Aires.

Dall’obelisco di 9 de Julio, per avenida de Mayo fino alla piazza del Congresso una marea viola e verde come i colori dei pañuelos che in piazza mostrano la forza della campagna per l’aborto libero, gratuito e sicuro e della lotta femminista. Ci sono i movimenti dell’economia popolare, c’è chi gestisce le mense popolari e i luoghi di prossimità nelle zone più povere. Ci sono docenti universitari e chi si oppone alla svendita della scuola pubblica. Ci sono lavoratrici e lavoratori dell’agenzia statale di notizie Telam, che Milei vorrebbe demolire: da giorni sono in presidio nella sede della capitale e al tempo stesso in piazza a fare il loro lavoro. Ci sono i partiti di opposizione.

Poi ci sono decine, se non centinaia di migliaia, di donne, giovani, lesbiche, trans, che vogliono essere libere senza chiedere il permesso e aver paura. C’è l’Argentina che resiste e che nuovamente trova nella forza femminista e nella prospettiva intersezionale di una società più giusta le parole per affrontare il nuovo incubo turbo capitalista chiamato Milei.

Sorgente: ilmanifesto.it

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