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di Ferdinando Cotugno

La polizia è un sismografo. Caricano, picchiano, manganellano ragazzini perché qualcuno, implicitamente o esplicitamente, gli ha dato il mandato di farlo.

Reagiscono ai segnali, leggono il contesto, sanno quello che fanno e quello che gli sarà concesso di fare. Le scene di oggi non sono un segnale isolato, sono esercizi progressivi di acclimatamento e, se c’è un momento per proteggere la qualità della democrazia in Italia, è semplicemente ora.

E in questo “ora” ci va tutto: le botte gli studenti di oggi, quelle degli ultimi mesi, gli spazi di libertà e di parola per i temi del presente (Gaza, il clima), la selezione su chi ha diritto di protestare e chi no, la catastrofe del servizio pubblico, le riforme costituzionali per il premierato forte.

Siamo su un piano inclinato, non conta il punto del piano in cui ci troviamo ma l’inclinazione. È quella a fare paura. Non illudiamoci che certe cose non possono succedere, o non possiamo perderle, perché siamo in Italia o in Europa, perché nessuna delle due cose sarà, da sola, una garanzia.

 

Sorgente: Twitter.com

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