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RELAZIONE TECNICA – Non solo 700 mln: secondo il Senato, il governo Meloni non ha chiarito se attingerà dalle scorte né il costo delle spedizioni

Il governo italiano ha deciso di prorogare per tutto il 2024 la possibilità di inviare armi all’Ucraina, ma secondo l’Ufficio di bilancio del Senato non è trasparente sulla spesa economica che questo comporta. Nella nota di lettura al decreto, i tecnici di Palazzo Madama spiegano che il governo Meloni non ha chiarito se l’invio di armi ed equipaggiamenti militari a Kiev determini una spesa per sostituire i mezzi nei magazzini della Difesa. Non solo: l’Ufficio di bilancio del Senato pone dei dubbi sulla “sostenibilità” economica del trasporto gratuito delle armi all’Ucraina.

La spesa
Secondo il think tank kiel siamo a 700 mln
Il 19 dicembre scorso, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha presentato al Copasir l’ottavo pacchetto di armi a Kiev che, come gli altri, è stato secretato. Secondo una fonte della Difesa, i nuovi equipaggiamenti sono in linea con quelli precedenti: ci sarebbero missili e munizioni per garantire la difesa dell’esercito di Kiev. Il decreto poi è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre.

Fino a oggi i governi di Mario Draghi e di Giorgia Meloni hanno approvato otto decreti interministeriali per inviare altrettanti pacchetti di armi all’Ucraina per un costo totale di 700 milioni di euro, pari allo 0,53% del Pil, secondo una stima del think tank tedesco Kiel Institute. Non è mai stato stimato, però, il costo sulle casse dello Stato italiano per la sostituzione delle armi inviate a Kiev e il peso sulle casse pubbliche per rimpiazzare i mezzi nei magazzini dell’esercito italiano.

Il report
L’ufficio studi del Senato: “No coperture”
Una mancanza di trasparenza che viene messa in evidenza dai tecnici del Bilancio del Senato dove il decreto sulla proroga di armi a Kiev è in discussione nella commissione Esteri e Difesa. Nella relazione tecnica del decreto, il ministero dell’Economia ha precisato che dall’invio dei mezzi militari all’Ucraina “non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” tenuto conto che “i materiali oggetto di cessione sono già nelle disponibilità del ministero della Difesa”, ma il servizio di Bilancio del Senato replica che non è proprio così: “Andrebbe chiarito – scrivono i tecnici – se la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti non determini un maggior fabbisogno dovuto alla necessità di sostituzione dei beni ceduti”. Non solo. I tecnici di Palazzo Madama chiedono anche al governo di indicare se, dopo l’invio di armi all’Ucraina, “le forze armate potranno fare fronte alle proprie esigenze funzionali anche senza le dotazioni in questione”. Il ministero della Difesa si limita a rispondere che non c’è una “correlazione diretta tra la cessione di mezzi e l’esigenza di ripianamento delle relative scorte” perché le “acquisizioni vengono effettuate sulla base di una programmazione pluriennale”. I tecnici di Palazzo Madama però non si fidano e lo stesso la Difesa: all’interno del ministero e dell’esercito nei mesi scorsi sono emersi molti dubbi sulla capacità del ministero di rimpiazzare le scorte e di riempire nuovamente i magazzini.

I fondi
“Non è chiara sostenibilità nei trasporti”
Nel report allegato al decreto, inoltre, il Servizio del Bilancio del Senato pone dubbi e chiede chiarimenti al governo anche sulla “sostenibilità” delle spese per il trasporto e la cessione, a titolo gratuito, dell’Italia all’Ucraina. “Andrebbero forniti ulteriori elementi informativi a conferma della piena sostenibilità delle spese necessarie a tal fine – scrivono i tecnici di Palazzo Madama – per cui andrebbero indicate le risorse già previste in bilancio ai sensi della legislazione vigente”.

A questo proposito si fa riferimento anche a un richiamo della Corte dei Conti al decreto del 2022 in cui si evidenziava “la scarsa trasparenza dei criteri di costruzione della legislazione vigente” e la mancanza di chiarezza nella programmazione pluriennale del ministero della Difesa.

Al Senato
Tre emendamenti dell’opposizione
Il decreto sarà approvato a breve dal Senato senza grande opposizione da parte delle altre forze politiche. In Commissione Esteri sono stati presentati solo tre emendamenti da parte delle forze di centrosinistra. In particolare, Alleanza Verdi e Sinistra chiede proprio di sopprimere le norme del decreto mentre il M5S di informare il Parlamento prima di ogni invio di armi all’Ucraina e autorizzarle con un atto di indirizzo. Non ci sono stati emendamenti delle altre forze di maggioranza anche se la Lega sta ponendo dubbi sulla possibilità di continuare a sostenere Kiev, nonostante il 10 gennaio abbia votato compattamente con il resto della maggioranza la risoluzione per prorogare gli invii di armi all’Ucraina per tutto il 2024.

La Lega
Tutti i dubbi del Carroccio al Copasir
Secondo fonti di maggioranza, il Carroccio dovrebbe presentare un ordine del giorno in aula al Senato per chiedere al governo di impegnarsi a raggiungere la pace e una soluzione diplomatica per far terminare il conflitto. Inoltre la Lega, come altri partiti di opposizione tra cui il M5S, ha anche sollevato dei dubbi al Copasir quando Crosetto ha presentato l’ottavo pacchetto di armi: in particolare è stato chiesto al ministro della Difesa se i missili potessero mettere a rischio la sicurezza nazionale e se potessero arrivare a colpire il territorio russo.

 

(DI GIACOMO SALVINI – ilfattoquotidiano)

Sorgente: Armi a Kiev, l’Italia spende più di quanto dice – infosannio – notizie online

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