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28 April 2024
0 6 minuti 6 mesi

Massimo Pasquini

Massimo Pasquini

Attivista per il diritto alla casa, Responsabile Centro Studi e Ricerche di Unione Inquilini

 

DIRITTI– 12 NOVEMBRE 2023

Il caso Airbnb e l’invasione dell’intelligenza artificiale nelle nostre case. C’è chi dice no!

Il caso Airbnb e l’invasione dell’intelligenza artificiale nelle nostre case. C’è chi dice no!
Settecentottanta milioni di euro sequestrati dalla Gdf dalle casse di Airbnb evidenziano come le piattaforme possano estrarre oro dalle miniere dell’evasione fiscale immobiliare nel nostro Paese. L’augurio è che le autorità italiane vadano fino in fondo e destinino queste risorse al fondo per gli affitti e al recupero delle case popolari. Ora si è cominciato a squarciare il velo sull’intelligenza artificiale, che sta facendo esplodere i prezzi delle locazioni.

La prima Conferenza internazionale sull’impatto IA sulla questione casa si è tenuta il 31 ottobre scorso promossa dall’Alleanza Internazionale degli Abitanti dal titolo “La sfida dell’Intelligenza Solidale all’Intelligenza Artificiale per il Diritto ad Abitare” la prima a livello internazionale, che ha affrontato l’impatto dell’IA sulla questione abitativa, del governo dei territori e controllo dei conflitti sociali. Ve la racconto.

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Casey R. Lynch (Università di Twente), Paesi Bassi, ha spiegato come le piattaforme digitali immobiliari utilizzano algoritmi che gonfiano i prezzi. Se la teoria neoliberista fosse veritiera, il prezzo degli affitti dovrebbe essere un equilibrio tra domanda ed offerta, data la povertà di stipendi e pensioni, non dovrebbero essere esplosi. Nella realtà questo equilibrio salta verso l’alto, non solo per la rarefazione dell’offerta ma per l’amplificazione artificiale della domanda da parte di algoritmi addestrati a raggiungere l’obiettivo della massimizzazione del profitto. Come fanno? Le piattaforme immobiliari creano dei “cartelli” di fatto che praticano una “collusione tacita” dei prezzi, attuata da “algoritmi concorrenti” che agiscono in autonomia per offrire, senza possibilità di contrattazione, i “prezzi previsti”. Non si tratta solo degli affitti brevi, l’uso dell’IA si sta espandendo alla generalità del mercato immobiliare, offrendo servizi per garantire rendite certe.

Quali conseguenze? Spingere anche i piccoli-medi proprietari nella finanziarizzazione del settore abitativo slegandoli da un corretto rapporto contrattuale con gli inquilini. Il governo Meloni, anziché provare a confondere le acque con le proposte farlocche su affitti brevi o su cedolare secca, vuole regolamentare i “cartelli” di cui sopra?

Nessuno sta intervenendo seriamente per regolare l’Intelligenza Artificiale, priva di personalità giuridica e senza frontiere. Qualcuno vorrà impegnarsi su questo fronte strategico in Europa, non solo in vista delle prossime elezioni Europee? In nome della libertà di concorrenza, l’Ue è intervenuta per contrastare le politiche abitative sociali dei Paesi ma non riesce o non vuole regolare l’uso dell’IA nei mercati.

Balakrishnan Rajagopal, Relatore Onu sul diritto alla casa, sulla questione, ha messo in guardia sull’IA, sempre più protagonista, occulta ma efficace, delle violazioni dei diritti umani e dell’attacco alla giustizia giusta. Piattaforme che usano algoritmi amplificando le discriminazioni economiche, razziste e di genere nel mercato e nell’attribuzione della abitazione. Tribunali che, con la scusa di far fronte alla mole di cause, operano sulla base della “giustizia predittiva”. Chi sarà il giudice che vorrà o sarà in grado di redigere una sentenza innovativa, ad esempio sospendendo l’esecuzione di uno sfratto e sollevando l’eccezione di costituzionalità dello stesso? Quel giudice dovrà avere motivazioni, formazione e coraggio per assumere la responsabilità di una sentenza innovativa, contestando quella conservatrice proposta dall’algoritmo, a rischio di dover pagare i danni nel caso in cui la sua sentenza dovesse essere cassata.

Federico Cugurullo, del Trinity College di Dublino, ha presentato il risultato della ricerca su Neom City, città lineare di 170 km che accoglierà 2 milioni di abitanti entro il 2030 che sorgendo in Arabia Saudita sfrattando con la forza 20.000 persone che vivono nell’area. Se è sconcertante la cittadinanza a Sophia, un robot, grazie alla modifica della costituzione del paese nel 2017, ancora più grave e sconcertante è il passaggio alle “smart cities“, le città intelligenti interconnesse, e alle “città autonome”, fuori dalla giurisdizione nazionale.

Neom City sarà governata come “zona speciale” di nuovo tipo, governata da élite che possiede IA, il cui scopo è far fruttare i 500 miliardi di dollari di investimento e non rispettare i diritti umani. Forse Neom City non toglie molto alla “democrazia” nell’Arabia Saudita. ma propone un modello che va contro le necessità della popolazione, che ha bisogno di abitazioni sostenibili e di lavoro per le giovani generazioni, non di robot che li rimpiazzano.

Neom City non è un modello esportabile al 100%, ma indica una direzione politica precisa e generalizzabile: finanza, governata da pochi, nuove istituzioni antidemocratiche fondate sull’applicazione dell’IA nella definizione delle politiche strategiche, nella produzione e nel commercio, nella gestione amministrativa, dei servizi, della giustizia, del controllo sociale e della sicurezza. I robot giudici e sceriffi sono già una realtà. Se l’obbiettivo del governo delle città è la redditività, le istituzioni democratiche sarebbero svuotate definitivamente. Non avrebbe più alcun senso parlare di politiche sociali redistributive, tantomeno di bilancio partecipativo o di diritto alla città. Non ci vuole molto a comprendere l’impatto dell’IA al servizio della proposta del governo Meloni di Premierato con lo svuotamento del Parlamento e l’accentramento del potere nelle mani del premier.

Sorgente: Il caso Airbnb e l’invasione dell’intelligenza artificiale nelle nostre case. C’è chi dice no! – Il Fatto Quotidiano

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