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di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Il punto militare 594 | Non essendo precisi, gli attacchi russi puntano alla saturazione. I Kalibr, per esempio, attaccano Odessa da nordovest aggirando le difese aeree

È una «radiografia» dei raid russi sull’Ucraina: nel mirino depositi, infrastrutture, città e siti militari. L’account twitter Texty.org.ua ha diffuso delle mappe con le probabili direttrici d’attacco. Sono report interessanti sui quali abbiamo chiesto un commento all’ex capo di Stato maggiore della Difesa Vincenzo Camporini.

«Bisogna verificare l’attendibilità di questi tracciati, ma è probabile che si avvicinino molto alla realtà perché, con i sistemi di sorveglianza elettronica che ci sono costantemente di pattuglia, si è in grado di verificare qualsiasi cosa stia volando e sapere dove sta andando», spiega al Corriere il generale. «Giusto per dare un’idea: pur restando al di fuori dello spazio avversario, un aereo-radar Awacs (in dotazione alla Nato, ndr) può guardare fino a 400 chilometri di distanza». I grafici pubblicati da Texty.org.ua evidenziano i percorsi di tre tipi di armi. Il primo è un missile da crociera, il Kalibr, con discreta capacità di manovra, subsonico: esiste anche una versione che può accelerare a velocità supersonica, ma non pare sia questo il caso.

Dispone di buona autonomia e farlo arrivare da Nord Ovest può sicuramente essere una tattica volta a minimizzare le capacità dello scudo ucraino. «I sistemi di difesa generalmente non hanno una copertura a 360 gradi», precisa Camporini. «Esistono dei limiti. Se io li prendo alle spalle vengo visto più tardi e allora è più facile che riesca a superare la sorveglianza». Il secondo «ordigno» è lo Shahed d’origine iraniana, poco più di un aeromodello, una macchina che fa 150 chilometri all’ora, che deve la sua efficacia al fatto di essere piccola, poco visibile, e quindi può essere scoperta solo all’ultimo. I mitraglieri hanno un tempo di reazione ridotto. Infine c’è l’Onyx: è classificato come cruise anche se una traiettoria quasi balistica.

Le immagini diffuse da Texty.org.ua descrivono uno «strike» volto alla saturazione, quello del 25 settembre su Odessa: ho un obiettivo grosso modo concentrato nell’area di Odessa e faccio arrivare tre armamenti di tipo diverso e da direzioni diverse, così in chi difende è disorientato. «Questa può essere la valutazione base», aggiunge il generale italiano. «Tuttavia, bisogna fare la tara ai dati: l’Onyx, ad esempio, viene dato con un check di un metro e mezzo, il che vuol dire che il 50% dei colpi cadono entro un metro e mezzo dal bersaglio. Se fossero parametri reali, la guerra sarebbe finita da un pezzo. La realtà è più complessa e la precisione non è mai stata la specialità dei russi. Allora “sparo” tutto quello che ho su un obiettivo e alla fine qualcosa ottengo». Per contro — aggiungiamo noi — i due schieramenti rivendicano un grande numero di intercettamenti, annunci non sempre verificabili e a volte smentiti dai danni evidenti a edifici o basi.

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Gli ucraini rispondono con sortite in profondità. Nell’arco di una dozzina di giorni hanno cercato di colpire target attorno a Sochi ricorrendo a un drone prodotto dalla loro industria, il PD 1. In un caso hanno centrato una grande cisterna di carburante, possibili anche danni a una piazzola per elicotteri. La città sul Mar Nero ha un valore simbolico: ospita una delle residenze di Vladimir Putin e il leader vi trascorre dei periodi alternando il lavoro alla vacanza. Il velivolo utilizzato ha un raggio d’azione di circa 950 chilometri, caratteristica che gli permette un avvicinamento diretto — sui 600 chilometri di distanza dalla linea del fronte — oppure con una manovra «evasiva» larga.

IL PUNTO MILITARE GIORNO PER GIORNO (continua a leggere cliccando il link sotto riportato)

Sorgente: Le traiettorie dei missili russi che spiegano le strategie di Putin- Corriere.it

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