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Caivano, oltre il decreto e fuori dai riflettori

by Nicole Gozzi

Abituati alla bulimia delle breaking news che inondano tutti gli spazi di comunicazione con clamore, salvo poi dissolversi nel giro di 48 ore, ogni avvenimento sembra “calato dall’alto” improvvisamente, senza una storia, senza un pregresso, senza una radice. La storia scollegata dalla cronaca. Uno degli ultimi casi è quello dello “stupro di Caivano”. Dopo la parata del governo, la sfilata delle forze dell’ordine e il decreto “dimostrativo”, il comune campano è tornato nell’oblio.

Caivano: qual è la storia del comune teatro dello stupro

Due bambine di 10 e 12 anni sono state vittime di stupro. il crimine, la cui notizia è arrivata a pochi giorni dalla violenza di Palermo è stato commesso a Caivano, nel napolitano, luogo famoso per essere la piazza di spaccio più grande di Europa.

Come nasce un “mostro”? Viene così descritto chi fa violenza, classificato come un abitante estraneo del mondo, ma senza voler in alcun modo togliere colpevolezza al gesto e senza giustificare, occorre indagare e conoscere anche il luogo dove un mostro diventa tale, perché Caivano non è un comune qualsiasi.

La denuncia

L’ennesima storia di violenza si è consumata a Caivano dove due cugine di 10 e 12 anni sono state violentate più volte da un gruppo di ragazzi tutti minorenni tranne uno, che si sospetta abbia filmato tutto con il cellulare  La polizia indaga su 6 ragazzi coinvolti direttamente negli stupri, ma le indagini del PM coinvolgerebbero anche altri 9 ragazzi coinvolti a vario titolo nella vicenda.

Le violenze sono incominciate nel mese di giugno, in un garage abbandonato a Parco Verde, e continuate fino a luglio, quando la voce di quello che stava succedendo è arrivata anche ai genitori che hanno fatto scattare la denuncia.

L’indagine prosegue da oltre un mese, mentre le vittime sono state trasferite in una casa famiglia.

Don Maurizio Patricello al Corriere ha dichiarato le sue preoccupazioni sulla risonanza della vicenda, Caivano è un quartiere abbandonato fin dalla sua nascita, in cui la Camorra, assieme alla droga e la povertà, dilaga da anni. Anche i nominativi dei ragazzi indagati lo confermano, cognomi di affiliati camorristi. La presenza di materiale video girato dal maggiorenne aggiungerebbe l’aggravante pedopornografico ai casi di accusa.

Blitz interforze a Caivano

Il 5 settembre parte il primo Blitz interforze al Parco Verde di Caivano, 400 uomini tra polizia, Guardia di Finanza e cinofili antidroga impegnati in un’ operazione ad “Alto Impatto” che per la prima volta interessa non solo Caivano, ma anche le altre zone limitrofe.

Perquisizioni, controlli amministrativi sul rispetto del codice della strada, condizioni igienico sanitarie, controllo sulle occupazioni abusive. Lo Stato sembra essersi ricordato che Caivano esiste.

Il 20 settembre in un condominio in via Cairoli viene scoperta una piazza di spaccio; la droga veniva stoccata in monoporzioni in una grondaia istallata su un terrazzino. Dalla strada si riceveva l’ordine poi trasmesso alle parti alte che calavano la dose. I pusher scoperti erano già noti alle forze dell’ordine.

Cercando nello storico degli articoli online, digitando “blitz Caivano” si trova il mondo. Tanto per fare une esempio un articolo datato 25 gennaio 2018: “blitz all’alba al Parco verde di Caivano” uscito dopo un servizio di Striscia la notizia firmato Vittorio Brumotti che gettava luce sulla criticità del comune.

Cos’è Caivano

Chi ci vive lo definisce un ghetto: armi, droga, continui interventi della polizia. Antonio Angelino capogruppo ausiliario di CaivanoConta, racconta di come il primo agosto il sindaco sia stato sfiduciato per mancanza di maggioranza consiliare(intervista di TAG24). Dietro al dissesto del paese c’è dunque un’amministrazione che non ha ruolo né politico né rappresentativo. Nessun sindaco, giunta, consiglio comunale.

Il quartiere di Caivano nasce nel 1985 per dare una casa a chi l’aveva persa dopo il terremoto dell’Irpinia (1980). Dei 300.000 sfollati ben 6000 vennero raccolti in questa realtà; persone che venivano da quartieri difficili (come Quartiere Sanità, Forcella etc), persone già povere, la cui condizione si era aggravata dopo il terremoto, stipate in un quartiere vittima fin da subito dall’industria della droga e della Camorra.

Possiamo parlare di buona volontà, ma non possiamo negare che la volontà venga pesantemente viziata dall’ambiente in cui si vive, che ti etichetta. Quando si vive in queste zone è possibile rimanere onesti, ma impossibile essere riconosciuti come tali.

Cosa c’è per i giovani a Caivano

Opportunità e relazione; sono questi i due punti cardine intorno a cui ruotano le istituzioni scolastiche, amministrative, sportive. Dare un’opportunità alle persone che si relazionano in un ambiente, ma a Caivano non ci sono scuole, farmacie, l’unico centro sportivo è stato chiuso e, come abbiamo visto, non c’è più nemmeno un comune degno di questo nome.

L’unico barlume che è emerso mediaticamente in queste settimane è la parrocchia di Don Maurizio Patricello, proprio nel centro di Parco Verde. Da anni sotto scorta il parroco è tornato a raccontare di come le famiglie spesso si rivolgano a lui perché troppo povere anche per comprare il latte.

Proprio per questo in seguito all’operazione ad “Alto Impatto” dello Stato ha scritto una lettera alla presidente Giorgia Meloni sottolineando l’importanza di distinguere, tra gli abitanti abusivi che sono stati scoperti in seguito ai blitz, gli occupanti affiliati alla camorra e gli altri che non avendo un tetto sopra la tesa hanno preso possesso di appartamenti vuoti investendo anche denaro per rimetterli in sesto.

Decreto Caivano

Dopo i tragici eventi la presidente Meloni, sotto invito di Don Patricello si è recata per una visita sul territorio. Il suo arrivo è stato interpretato come un messaggio positivo dal mainstream dell’informazione, anche se non sono mancati i contestatori che le hanno recriminato l’abrogazione del reddito di cittadinanza, unico sostentamento per molte famiglie della zona.

Marta Collot, portavoce di Potere al Popolo\Unione Popolare, lista molto attiva in Campania, ha commentato: “Preti, comparse e polizia: questa è la ricetta di un governo di fascisti per rispondere al degrado delle periferie italiane?”

Del resto le perplessità sull’arrivo di Meloni erano note, tanto da spingere alcuni suoi sostenitori a “mobilitarsi per portare persone (a sostegno) ma non con simboli del partito”, secondo quanto è emerso dall’inchiesta di Tg La 7 che ha pubblicato i relativi screenshot.

Meloni a sostegno di Caivano ha emanato un decreto che oltre ai riscontri pratici, ha anche un intento dimostrativo “Occorre dare segnali diversi” sono state le sue parole, perché il timore, espresso dai cittadini e dallo stesso Don Patricello, è che una volta sgonfiatasi la bomba mediatica l’attenzione su Caivano scemerà rapidamente.

Le due direttive su cui si gioca il decreto riguardano il controllo sul territorio e la creazione di spazi per i giovani, come la riapertura del centro sportivo Delphina, un gesto anche simbolico che porterà alla rivalutazione di 25mila mq oggi abbandonati.

La stretta è anche sulla scuola, in relazione alla firma del decreto Agenda Sud, firmato dal ministro Valditara che prevede una rivalutazione scolastica nel Mezzogiorno. In aggiunta a questo si prevede un incentivo sul lavoro con l’apertura di una biblioteca multimediale e altri presidi legati alla cultura per i quali il ministro Sangiuliano ha stanziato 12 milioni di euro che verranno erogati nell’arco di 3 anni.

Attività e strutture che noi diamo per scontato ma che in questo quartiere non vedono la luce da anni. Il progetto di rivalutazione di cui Caivano ha bisogno necessita della punizione dei colpevoli, ma soprattutto della rivalutazione del territorio e creare percorsi che diano possibilità di dignità alle persone che ci vivono.

I più perplessi dal decreto (Mario Colella da queste colonne) rilevano come la sua rapida approvazione, il clima e il contesto politico in cui è maturato costituiscono una didattica esemplare di quella politica legge e ordine, “mandiamo l’ispettore Callahan nelle periferie” che non sposta di una virgola il problema. Contro il degrado serve la cultura, ma quale?

Sorgente: kulturjam.it

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