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Il presidente della Cei apre l’assemblea dei vescovi italiani. Incaricato di recente dal Papa per una missione per l’Ucraina: “La sua voce rara oggi quando parlare di pace sembra evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità”. Francesco con i vescovi denuncia i lager per immigrati in Libia e regala loro un libro su un migrante che affronta il Mediterraneo

Non contrapporre natalità e accoglienza. Critiche alle “porte chiuse” agli immigrati, che siano le difficoltà burocratiche, la mancata regolarizzazione o il rinvio di una decisione sullo “ius culturae”. Appunti al “decreto lavoro”, che non basta per contrastare la povertà. Ascolto degli studenti che protestano per gli alloggi, perché sono “una spia significativa di un più vasto disagio silenzioso”. Il cardinale Matteo Zuppi ha aperto l’assemblea dei vescovi italiani, con una serie di indicazioni che suonano come un monito alla politica e un contrappunto, in particolare, ad alcune scelte del governo di Giorgia Meloni.

La “cultura della vita”, ha sottolineato il presidente della Cei, “sa che essa nasce e cresce nella famiglia e che tutto non dipende dal proprio volere soggettivo che arriva a giustificare la cosiddetta maternità surrogata, che utilizza la donna, spesso povera, per realizzare il desiderio altrui di genitorialità”. Ma papa Francesco, “ha ben chiarito come natalità e accoglienza siano nello stesso orizzonte di apertura al futuro”, ha proseguito Zuppi: “L’accoglienza della vita nascente si accompagna alle porte chiuse a rifugiati e migranti. È la triste società della paura. Chiudere le porte a chi bussa è, alla fine, nella stessa logica di chi non fa spazio alla vita nella propria casa. Del resto abbiamo bisogno di migranti per vivere: li chiedono l’impresa, la famiglia, la società. Non seminiamo di ostacoli, con un’ombra punitiva, il loro percorso nel nostro Paese! C’è un livello di difficoltà burocratica che rende difficile il percorso d’inserimento, i ricongiungimenti familiari, il tempo lungo per ottenere i permessi di soggiorno, mentre si trascurano i riconoscimenti dei titoli di studio degli immigrati (che pure sono un valore per la nazione) o ancora si rimanda una decisione sullo ius culturae. Intanto la regolarizzazione del 2020 attende in parte di essere ancora espletata. Non è dare sicurezza, anzi – ha sottolineato il presidente della Cei – esprime la nostra insicurezza. Facciamo nostre in maniera accorata le parole del Santo Padre di fronte al naufragio di Cutro, pronunciate nell’udienza ai rifugiati giunti in Europa con i corridoi umanitari il 18 marzo scorso: “Quel naufragio non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta”. Parole gravi, dolorose e impegnative”.

Costituzione, no alla lotta politica

 

L’arcivescovo di Bologna ha ricordato la crisi della famiglia e la crisi demografica che si registrano in Italia, sottolineando che “spesso le giovani coppie non riescono a costituire una famiglia semplicemente per la precarietà del lavoro o la mancanza di politiche di sostegno, a cominciare dalla casa”. Per Zuppi, “la vita ha bisogno, per crescere e generare vita, di casa e di lavoro. Qui la centrale problematica del lavoro povero e della precarietà. La Caritas – ha ricordato – domanda “politiche di contrasto alla povertà”, le quali “richiedono interventi volti a ridurre la precarietà e il fenomeno del cosiddetto lavoro povero. Il decreto lavoro invece prevede strategie di detassazione che, seppur lodevoli, non sono configurabili come una politica dei redditi o di contrasto alla povertà. Senza dimenticare – ha proseguito Zuppi citando la Caritas – che il decreto prefigura un aumento della durata e dell’applicabilità dei contratti a tempo determinato, nonché l’ampliamento dell’utilizzo dei voucher”.

“Non c’è vita degna e non c’è famiglia senza casa”, ha detto ancora il cardinale Zuppi: “Il piano della costruzione di alloggi pubblici è rimasto abbandonato da anni. Non fu così nei primi decenni del Dopoguerra. Perché l’Italia, da anni, non si fa casa ospitale per le giovani coppie e per chi non ha casa? Può essere utile la riconversione di parte del patrimonio pubblico per l’edilizia popolare. C’è un bisogno di casa a costi accessibili. La protesta degli studenti – ha rimarcato il presidente della Cei – è una spia significativa di un più vasto disagio silenzioso. C’è un’Italia che soffre: i giovani, le famiglie, gli anziani, i senza casa, i precari, i poveri”. Il cardinale ha detto che la Cei attende “la definizione del promettente riordino dell’assistenza degli anziani, a favore delle cure domiciliari”.

Zuppi ha voluto sottolineare anche che “per cambiare la Costituzione è necessario ritrovare uno spirito costituente, come fu nel Dopoguerra, in cui tutte le parti sentirono la responsabilità comune: non era momento di lotta politica, ma possibilità di fondare la vita politica del futuro. Un primo banco di prova”, ha detto il presidente della Cei, “è una legge elettorale adeguata e condivisa”.

Il Papa ricorda ai vescovi i “lager” in Libia

L’assemblea della Cei, che si concluderà giovedì, è stata aperta ieri da papa Francesco. Nel corso di un colloquio a porte chiuse, il Pontefice, a quanto si apprende, ha toccato diversi temi, chiedendo tra l’altro ai vescovi italiani un’attenzione particolare a quanto succede per i migranti e denunciando quanto avviene nei “campi di accoglienza” libici, che il Papa ha più volte definito “lager”. Francesco non casualmente ha regalato ai vescovi italiani il libro “Fratellino”, edito da Feltrinelli, la storia vera del viaggio di Ibrahima Balde dalla Guinea ai Paesi Baschi, alla ricerca del fratello, passando dalle angherie dei campi libici e dalla pericolosa traversata del Mediterraneo.

Nel botta-e-risposta, il Papa ha ringraziato le diocesi italiane per l’accoglienza offerta in questi mesi alle donne e ai bambini ucraini, ha denunciato la “ideologia gender”, ed ha esortato i vescovi italiani ad uno stile di vita di povertà personale e ha consigliato loro di affidarsi ad amministratori competenti. Francesco ha poi incoraggiato l’assemblea Cei a proseguire nel cammino sinodale in corso.

In Ucraina non resti solo la logica spietata del conflitto

Nel suo discorso introduttivo questa mattina Zuppi, che è stato recentemente incaricato dal Papa a compiere una missione per promuovere il cessate-il-fuoco in Ucraina, non ha fornito dettagli su questo progetto, ancora allo studio, ma, in generale, ha ringraziato però Francesco “per la sua profezia, così rara oggi, quando parlare di pace sembra evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità. La sua voce – ha proseguito – si fa carico dell’ansia profonda, talvolta inespressa, spesso inascoltata, dei popoli che hanno bisogno della pace. La guerra è una pandemia. Ci coinvolge tutti”. Da qui l’invito ad ascoltare la voce del Papa: “Lasciamoci inquietare da questa domanda, perché non rimanga solo la logica spietata del conflitto”.

Nel giorno in cui si commemora la strage di Capaci, Zuppi ha ricordato il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta, sottolineando l’impegno della Chiesa dove crescono le magie perché “il tessuto sociale è slabbrato, lo Stato lontano, la gente sola, disperata, povera, la scuola indebolita”.

Oltre a questioni più interne alla vita della Chiesa, come la crisi degli abusi sessuali, che non è però al centro dell’attenzione di questa assemblea, e alla nuova fase del sinodo italiano, sin qui accompagnato da “fatiche” e “dubbi”, che vedrà il Papa giovedì confrontarsi con i delegati delle diocesi, Zuppi, insieme ai vescovi della Romagna, ha aggiornato il Papa sulla situazione dell’alluvione. “Anche questa volta piangiamo per esserci presi troppa poca cura della nostra Casa comune”, ha detto Zuppi, che ha voluto ringraziare pubblicamente i parroci e i “tanti volontari che generosamente e spontaneamente si sono organizzati per aiutare in questo vero e proprio “ospedale da campo”” e, tra di loro, in particolare i “molti ragazzi e giovani che hanno deciso di dare una mano in modo concreto, per alleviare le sofferenze con la loro forza e la loro speranza”. Il Papa “ha chiesto di portare la sua partecipazione alle comunità assicurando la personale preghiera”.

Sorgente: Zuppi, sugli alloggi giusto ascoltare gli studenti: “La casa deve avere costi accessibili”. E mai “chiudere le porte ai migranti” – la Repubblica

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