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Notizie di uccisioni e accoltellamenti non trattate in tempo reale dagli organi di stampa perché le forze dell’ordine si rifiutano di comunicarle. Cronisti che finiscono sotto inchiesta solo per aver svolto il loro lavoro. Procuratori-dominus chiamati a valutare l’interesse pubblico di un fatto al posto dei giornalisti, diramando comunicati spesso così scarni da non dire praticamente nulla. Sono questi i devastanti effetti della riforma Cartabia sulla “presunzione d’innocenza”, denunciati dal Press Report 2023 del Gruppo cronisti lombardi, quest’anno coadiuvati anche da giornalisti provenienti da altre regioni.La riforma Cartabia è entrata in vigore il 14 dicembre 2021. Al suo interno, è stata recepita la Direttiva Europea 2016/343, che indica la necessità di non esprimere giudizi e affermazioni di colpevolezza nei confronti degli indagati e degli imputati non condannati in via definitiva, per non recare danno alla loro immagine e onorabilità. A tal fine, si dunque stabilito che la diffusione di notizie sugli atti di indagine compete solo al Procuratore della Repubblica (che può eventualmente “autorizzare gli ufficiali di polizia giudiziaria”) e che possa avvenire “esclusivamente tramite comunicati ufficiali o, nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, tramite conferenze stampa“, a cui si può procedere solo “con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse” che possano giustificarle. Inoltre, si vieta alle autorità pubbliche “di indicare pubblicamente come colpevole la persona sottoposta a indagini o l’imputato fino a quando la colpevolezza non è stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili”.

Sorgente: Vietato informare: gli effetti della legge Cartabia sul giornalismo in un report – L’INDIPENDENTE

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