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Parla il sociologo del Lavoro, Domenico De Masi: “Da noi il problema è la distribuzione della ricchezza”.

Sulle pensioni è tutto fermo. Dal superamento della Fornero al ripristino della versione originaria di Opzione donna. Domenico De Masi, sociologo del Lavoro, che ne pensa?
“Non capisco di cosa ci meravigliamo. Noi di sinistra non possiamo stupirci che questo governo di destra stia facendo cose di destra. Noi di sinistra dobbiamo renderci conto di questo e organizzarci per sostituirlo alle prossime elezioni, semmai ci riusciremo. Ma fin quando c’è questo governo di destra farà cose di destra o eviterà di fare cose di sinistra. Nessuna meraviglia”.

Eppure le pensioni, col superamento della Fornero, erano un cavallo di battaglia della Lega.
“Vuol dire che Giorgia Meloni sta prendendo man mano il pieno potere. Ha accontentato un po’ Matteo Salvini su alcune cose di contorno ma sulle cose di fondo non molla. Per sapere cosa farà la Meloni basta leggere la sua biografia. Lei è stata in qualche modo esplicita: nelle ultime 50 pagine ha anticipato cosa avrebbe fatto se fosse diventata capa del governo. Ora lo è e sta facendo quelle cose lì”.

L’Inps ha certificato che più della metà dei pensionati del settore privato incassa in Italia meno di 750 euro al mese.
“La destra dà per scontato che le disuguaglianze esistano e che anzi vadano accentuate. Che ci siano disuguaglianze e che queste aumentino è uno scandalo per noi di sinistra ma per la destra è la normalità. Le destre partono dal punto di vista che gli esseri umani sono diversi uno dall’altro, che la diversità sia nella natura delle cose. La sinistra è nata dopo la Rivoluzione francese per ridurre le disuguaglianze. La stessa Rivoluzione francese è stato un grande tentativo di ridurre le disuguaglianze addirittura ghigliottinando 17mila aristocratici. È una speranza della sinistra quella di addomesticare la destra come quando è stata invitata la Meloni alla Cgil. Ma la destra fa la destra e bisogna prenderne atto. Noi siamo stati abituati a governi di inciuci in cui c’erano destra e sinistra e si facevano cose che non si capiva da che parte stessero e in effetti non stavano da nessuna parte. Ora bisogna abituarsi a un esecutivo di destra che fa cose di destra e dunque costringe la sinistra a stare a sinistra e a lavorare per riconquistare la maggioranza”.

Mai tante culle vuote come nel 2022, ha detto l’Istat.
“E arriveremo al minimo storico anche la prossima volta ancora e l’altra ancora. Tutte le previsioni danno un calo di almeno tre milioni di persone nel 2040. Con una visione sovranista questo ci getta nel panico, se abbiamo una visione socialista e globalista no. Mentre noi diminuiamo di 4 milioni l’umanità aumenta di un miliardo. Gli esseri umani non mancano, mancheranno quelli italiani ma ci saranno quelli di tutto il resto del mondo”.

Quale le cause di questo inverno demografico? Lavori precari e bassi salari hanno responsabilità?
“Sicuramente non aiutano ma c’è anche un altro punto di vista da considerare. Oggi c’è la consapevolezza che i figli arrivano alla maturità. Un tempo se si avevano 10 figli ne arrivavano alla maturità 2-3. Oggi per avere 2-3 figli basta farne 2-3. Senza rischiare che muoiano da infanti di morbillo o tifo o di altre cause, se abitassimo per esempio in Siria. Si è stabilizzato il rapporto tra domanda e offerta della natalità. Abbiamo tanti figli quanti ne vogliamo. È la certezza demografica che riduce il numero delle nascite. Sappiamo che l’umanità cresce, che siamo molti sul pianeta…. Bisogna guardare al mondo non all’Italia”.

Per rinvertire il trend italiano demografico abbiamo bisogno degli immigrati?
“Non c’è il minimo dubbio. Questo l’ha capito la Germania ma anche la Roma nell’epoca imperiale, che appena conquistava un Paese dava la cittadinanza a tutti. Tutti i conquistati diventavano cittadini romani. Noi invece aspettiamo che compiano 18 anni e abbiamo mille impedimenti per non ottenere questa assimilazione”.

Secondo i dati Eurostat un giovane su 4 è a rischio di povertà mentre nell’intera Europa il dato è inferiore.
“Questo dipende dalla nostra incapacità di assicurare il benessere a tutti. Noi abbiamo un prodotto interno lordo pro capite di 36mila euro. O meglio ogni italiano avrebbe questo reddito se fosse diviso equamente, ma siccome è diviso in modo bislacco la ricchezza si concentra nelle mani di pochi. E questo, ripeto, non riguarda la disponibilità di ricchezza ma la divisione della ricchezza. E anche questo è un motivo per cui c’è disamore per il lavoro. Come può sentirsi chi lavora e arricchisce il suo padrone mentre lui invece tira le cuoia? È una questione di distribuzione di reddito che è iniqua. Come iniqua è la distribuzione del lavoro, del potere, del sapere, delle opportunità e delle tutele. C’è una disuguaglianza totale”.

Un giudice del Tribunale di Milano ha giudicato incostituzionale una paga da 3,96 euro l’ora.
“Ci sono due cose che caratterizzano l’Italia. Una che in 30 anni non sono aumentati di un euro gli stipendi anzi si sono ridotti del 2%, unico Paese in Europa nel quale i salari sono scesi. La seconda cosa è che quello che si guadagna se lo pigliano solo alcuni. Ma il salario minimo non lo vogliono né gli imprenditori né i sindacati che sono uniti in questa posizione retrograda. C’è altrove in Europa, quasi ovunque, tranne che da noi. In Germania è di 12 euro netti mentre qui discutiamo se darlo o non darlo di 9 euro”.

Ai percettori del Reddito di cittadinanza che non vanno a lavorare nei campi – ha detto il ministro Francesco Lollobrigida – è giusto togliere il sussidio.
“Se offrono loro un lavoro è obbligatorio che i percettori lo accettino ma questo è già nella legge dei Cinque Stelle non l’ha inventato Lollobrigida. Se non vanno nei campi è perché offrono loro paghe indegne. Ma per la destra pagare poco e ottenere che la gente non vada a lavorare e quindi resti in una situazione di disuguaglianza è naturale. Le disuguaglianze per loro sono nell’ordine delle cose”.

L’Istat dice che chi vive al Sud ha accesso a un welfare dimezzato.
“Ci sono gabbie salariali alla rovescia. Chi meno ha meno guadagna, meno è ricco meno è assistito dallo Stato. Questo è anche il frutto di politiche decennali sbagliate fatte anche da ministeri e governi di sinistra. Le idee neoliberiste hanno inquinato anche la sinistra specie negli anni ‘90 e nei primi anni Duemila. E il neoliberismo è l’opposto del socialismo”.

Sorgente: Pensioni, De Masi: “Disuguaglianze intollerabili. Ma per il governo è la normalità” – infosannio – notizie online

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