E l’uomo nero restò solo. Il punto critico di Corrado Formigli

Questa è la verità più triste della storia: dietro ad Aboubakar Soumahoro non c’era nessun piano contro il caporalato e il bracciantato di frodo
Non conoscevo Aboubakar Soumahoro prima dell’intervista a Piazzapulita. Per varie ragioni non era mai stato ospite del programma. Quando l’ho incontrato, a pochi secondi dalla fatidica lucetta rossa che segna l’inizio della diretta, ho pensato: quest’uomo è completamente solo. Attaccato e deriso dalla destra, abbandonato di colpo dalla sinistra, Aboubakar era all’improvviso divenuto un’icona al rovescio, un uomo nero senza più alcuna verità. Così, man mano che gli chiedevo conto delle cooperative di famiglia, del modo in cui aveva speso i 220.000 euro di donazioni per i ghetti di lamiera del foggiano, del robusto mutuo per la casa, stavo attento a non forzare il tono della voce.
Troppo facile – dicevo fra me e me – accanirsi adesso, mancare di rispetto all’eroe nella polvere. In fondo Aboubakar Soumahoro, non indagato ma certamente consapevole degli stipendi non pagati e dei diritti negati a lavoratori e migranti nell’azienda di moglie e suocera, non era un grosso enigma da indagare. Confesso che più volte, nell’ultimo anno, mi era giunta voce di malumori e contraddizioni, di lamentele nel mondo sindacale pugliese, l’epicentro della sua tumultuosa ascesa. Si parlava di un uomo spregiudicato, accentratore, troppo ambizioso. Che aveva costruito un sindacato, la Lega Braccianti, a suo completo servizio.
Sorgente: Aboubakar Soumahoro, che cosa è successo al parlamentare
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