Il riferimento è emerso nelle intercettazioni della squadra mobile che hanno portato all’arresto di Pietro Polizzi e Agostino Sansone
Il boss Agostino Sansone, uno dei fidati di Totò Riina, e il candidato Pietro Polizzi, in corsa al Comune con Forza Italia, avevano grandi progetti. Nella sede del comitato elettorale di via Casilini discutevano di voti e favori, e guardavano già oltre le elezioni amministrative del 12 giugno: si stavano organizzando per incontrare un misterioso personaggio. “Non puoi fare niente per telefono”, diceva il politico, che precisava: “A me mandarti solo mi siddia (mi secca — ndr), poi ci andiamo insieme”. Doveva essere un personaggio importante, perché il candidato sussurrava ancora: “Tutta Palermo, tutta Palermo, è uno fortissimo”. Chi è il personaggio misterioso? Le indagini della squadra mobile, coordinate dalla procura di Palermo, proseguono dentro i misteri dell’Uditore, dove Sansone aveva ripreso a tessere una fitta rete di relazioni.
In campagna elettorale, i boss avevano iniziato a darsi un gran da fare. “Riunisci a tutti i tuoi parrocchiani e ci dici questa persona…”, diceva Gaetano Manlio Porretto, il collaboratore di Sansone, arrestato pure lui dalla polizia per voto di scambio politico elettorale. Martedì notte, è saltato fuori un mazzetto di volantini elettorali di Polizzi dalla villa di Agostino Sansone in via Bernini, lo stesso complesso dove un tempo abitava Salvatore Riina, ospitato dal fratello di Agostino, Gaetano.
“L’unione fa la forza”, diceva ancora il boss. E il suo collaboratore commentava: “Anche perché ci dobbiamo rimettere da questo punto di vista di nuovo in piedi”.
Ci sono due frasi, in particolare, che impressionano nell’ultima indagine coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Giovanni Antoci e Dario Scaletta. Pietro Polizzi diceva: “Se sono potente io, siete potenti voialtri”. E’ il manifesto del politico spregiudicato, pronto a tutto pur di arraffare voti. Il collaboratore del boss Agostino Sansone, Gaetano Manlio Porretto, invece ricordava la scelta di Cosa nostra dopo le stragi: “Siamo stati iunco… ci siamo calati la china”. E il boss Sansone proseguiva la frase: “E’ tutto programmato. Guarda, così. Perché siamo in condizioni”. E’ finito il periodo dell’inabissamento, è tornato il momento di “rialzare nuovamente il capo e tornare più forti di prima – analizza la procura – riallacciando i rapporti con la politica, ripristinando le vecchie attivando nuove alleanze con gli appartenenti alle istituzioni”.
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