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Sentenza che  oltrepassa il principio dell’immunità degli Stati rispetto ai crimini di guerra commessi dai propri militari. Lo staff dei legali: “Un pronunciamento che varrà anche per le tante atrocità in atto nel mondo contemporaneo”

di Giuseppe Baldessarro

BOLOGNA “Agirono seguendo l’ordine di “uccidere tutti e distruggere tutto”. Le atrocità compiute non dipendevano da scelte individuali dei militari impegnati sul campo, bensì erano parte integrante di un preciso disegno strategico ideato al vertice del Reich”. È questo il cuore della sentenza con cui la giudice Alessandra Arceri del Tribunale di Bologna ha condannato la Repubblica federale tedesca a risarcire le vittime degli eccidi perpetrati a Monte Sole dalle “Waffen SS” dal 29 settembre al 5 ottobre 1944. Un procedimento promosso in sede civile da 33 familiari ed eredi di alcune delle 800 vittime della strage di Marzabotto che, a distanza di quasi 80 anni, hanno chiesto alla Germania di pagare per i crimini di guerra e i massacri commessi dai propri soldati. Si tratta di una sentenza importante perché pone in secondo piano una pronuncia della Corte internazionale dell’Aja – secondo cui gli stati godono di un’immunità rispetto a crimini di guerra commessi dai propri militari – confermando il diritto delle vittime a chiedere giustizia non solo sul piano penale, portando alla sbarra gli esecutori materiale dei crimini, ma anche civile chiedendone conto ai governi che stanno dietro gli eserciti.

Nel 2012 la Corte dell’Aja si pronunciò a favore degli Stati stabilendo l’immunità rispetto ai risarcimenti. Di conseguenza l’anno dopo l’Italia lavorò a una legge per recepire le indicazioni del tribunale internazionale. Una norma che però la Corte Costituzionale bocciò perché in contrasto con alcuni articoli della Costituzione. Ne è nata una contrapposizione mai davvero risolta. Per questo appena la giudice quantificherà i risarcimento (sarà presto nominato un consulente contabile) i familiari saranno “ristorati”, ma con fondi messi a disposizione dall’Italia.

La Germania si è opposta durante il procedimento sollevando una serie di questione tecniche (il “difetto di giurisdizione” e “la prescrizione del diritto al risarcimento”), ma alla fine hanno prevalso le ragioni del pool di legali dei familiari, composto dagli avvocati Andrea Speranzoni, Roberto Nasci e Antonella Micele). Tra l’altro, Speranzoni è il legale che nel 2006 (in primo grado) e nel 2008 (in secondo) seguì i familiari delle vittime di Marzabotto nel processo penale che portò alla condanna all’ergastolo di 10 militari delle SS, responsabili in prima persona dei massacri. Omicidi di massa di uomini, donne, anziani e tantissimi bambini (221 sotto i 13 anni) accusati di essere “fiancheggiatori” dei partigiani della formazione “Stella rossa”.

Spiegano i legali: “Si tratta di una decisione importante perché sancisce il diritto all’azione risarcitoria, in deroga al principio di immunità degli Stati in caso di crimini di guerra. Si tratta di un monito per i fatti del passato, ma anche per i crimini di guerra e per i crimini di lesa umanità che affliggono il mondo contemporaneo”. Si mostra poi “come le norme si evolvano nel tempo, a tutela dei diritti fondamentali della persona, messi a repentaglio da azioni umane criminali che colpiscono civili inermi e innocenti”.

Spiega infine Speranzoni: “La sentenza contiene una sua straordinaria modernità, anche se affronta fatti ed azioni lontane nel tempo. Infatti i crimini di guerra ed i crimini di massa sono continuati ben oltre il 1945 ed ancora continuano in molti luoghi del mondo. La modernità del principio di deroga all’immunità degli stati di fronte alle azioni legali delle vittime può costituire un argine alla barbarie. Una risposta del diritto a chi disonora la divisa, infliggendo strazio e morte alle popolazioni inermi”.

Sorgente: La sentenza: “Strage di Marzabotto, la Germania deve risarcire” – la Repubblica

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