La vittoria laburista consegna il paese nelle mani di un cinquantonovenne laureato in economia, oppositore della monarchia, originario di Barletta
di Enrico Franceschini
LONDRA – Un figlio di immigrati italiani sarà il prossimo primo ministro australiano. Anthony Albanese, 59 anni, leader del Labor party, ha vinto le elezioni che si sono tenute venerdì riportando i progressisti al potere in Australia per la prima volta in un decennio. A conteggio dei voti non ultimato, non è ancora chiaro se il suo partito potrà contare sulla maggioranza assoluta, riuscendo così a governare da solo, o dovrà formare una coalizione, forse insieme ai Verdi, che hanno a loro volta visto salire i consensi. Ma il successo sull’alleanza liberal-nazionale di centro-destra è netto. Il premier uscente Scott Morrison si è già congratulato con il successore.
Deputato dal 1996, presidente del parlamento, più volte ministro e anche vice-premier, Albanese è un veterano della politica che si è fatto da zero. Suo padre, Carlo Albanese, aveva lasciato Barletta nel 1960 per andare a lavorare come marinaio su un transatlantico che faceva la spola tra l’Inghilterra e l’Australia. Su quella stessa nave, nel 1962, conobbe un’australiana di origine irlandese, Maryanne Ellery, ebbero una breve relazione ma subito dopo si lasciarono. Anthony è cresciuto con la madre: gli fu detto che il padre era morto in un incidente d’auto. Ne ha scoperto l’esistenza ed è riuscito a incontrarlo soltanto nel 2009, con l’aiuto della compagnia di armatori Carnival Australia, proprietaria della nave in cui era sbocciato il breve amore fra i suoi genitori, e dell’ambasciatore australiano in Italia.
Sidney: i supporter del Labor festeggiano dopo il discorso con cui il leader conservatore Scott Morrison ha riconosciuto la sconfitta (reuters)
Laureato in economia, iscritto fin da giovane al Labor, inizialmente militava nell’ala più radicale del partito, con simpatie per i comunisti australiani, il movimento per il disarmo nucleare e il partito di Mandela in Sud Africa. Poi ha assunto posizioni più tradizionali pur rimanendo schierato con la sinistra del partito. Ha vinto le primarie per la leadership del Labor e le elezioni proponendo di unire non soltanto le diverse correnti interne al fronte progressista bensì l’intera nazione, in un momento di difficoltà provocato dalla lunga chiusura dei confini per la pandemia.
In Italia sua storia può ricordare il titolo di un vecchio film con Alberto Sordi: “Bello, onesto, emigrato Australia, sposerebbe compaesana illibata”, ma la realtà è ben diversa da una commedia d’altri tempi. Divorziato dopo vent’anni di matrimonio con Carmel Tebbutt, una parlamentare e dirigente laburista, padre di un figlio, Albanese è infatti tutt’altro che un uomo all’antica: sostenitore dei diritti Lgbt e dell’aborto, convinto ambientalista e repubblicano, favorevole a rimpiazzare la monarchia costituzionale con cui l’Australia si regge da quando ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito e dunque a sostituire in futuro la regina Elisabetta, o il suo erede Carlo, con un presidente della repubblica come capo di stato.
L’incidente d’auto a cui venne attribuita la presunta morte di suo padre è capitato per davvero a lui, lo scorso anno, provocandogli un grave trauma che gli ha fatto riesaminare le priorità della vita. Si descrive come un “cattolico non praticante” e un “mezzo italiano-mezzo irlandese”, due comunità di immigrati che, in Australia come negli Stati Uniti, si incontrano spesso, attratte dalla comune religione. Da Barletta a Canberra, è stato un lungo viaggio per il figlio di un emigrante pugliese. Ora il mondo imparerà a conoscerlo.
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