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Sulla prestigiosa rivista scientifica un atto di accusa che coinvolge autorità sanitarie, amministrative e politiche del Paese scandinavo

di Franco Sarcina12 aprile 2022

Un tasso di mortalità che nel 2020 è stato di 10 volte superiore rispetto alla vicina Norvegia, l’utilizzo della morfina al posto dell’ossigeno a molte persone anziane, in un atto più simile a un’eutanasia generalizzata che al rispetto del giuramento di Ippocrate. E ancora: l’intera popolazione tenuta all’oscuro di fatti come la possibilità di trasmissione aerea del virus Sars-Cov2, la contagiosità anche di chi è asintomatico e l’efficacia della protezione delle mascherine sia per chi le indossa sia per le persone vicine.

Sembra una cronaca da paese del Terzo Mondo, e invece arriva dalla civilissima Svezia. E a testimoniarla non è l’inaffidabile tam-tam dei social, ma uno studio pubblicato su una delle più prestigiose riviste scientifiche del mondo: Nature . E realizzato da un team che comprende ricercatori della stessa Svezia, giornalisti e medici. Un vero e proprio atto d’accusa a 360 gradi che coinvolge non solo le autorità sanitarie del Paese, ma anche la politica e, in un certo senso, la cultura dominante in Svezia.

«Decisioni arbitrarie, frutto di narrazioni alternative»

L’atto d’accusa è forte: nell’abstract dello studio si legge che gli autori sostengono «che una metodologia scientifica non sia stata seguita dalle principali autorità in carica – e dai politici responsabili – con narrazioni alternative considerate valide, con conseguenti decisioni politiche arbitrarie». Una delle cause, sottolinea ancora lo studio, è che la massima autorità sanitaria svedese, l’Agenzia di sanità pubblica locale, è stata fusa con l’Istituto per il controllo delle malattie infettive. Come conseguenza, la prima decisione del nuovo capo, Johan Carlson, è stata quella di licenziare e trasferire i sei professori dell’autorità al Karolinska Institutet, svuotando di fatto l’Agenzia delle necessarie competenze per affrontare un’emergenza sanitaria della gravità di quella scoppiata con il Covid.

Come si legge, lo studio non lesina nel fare nomi e cognomi per le responsabilità di quanto accaduto. E continua: «La strategia pandemica svedese sembrava mirata a raggiungere un’immunità di gregge “naturale” e a evitare una chiusura della società. L’Agenzia per la salute pubblica ha etichettato i consigli degli scienziati nazionali e delle autorità internazionali come posizioni estreme». L’atto di accusa va oltre: «La legislazione obbligatoria è stata utilizzata raramente; le raccomandazioni basate sulla responsabilità personale e senza alcuna sanzione erano la norma». A seguire, nell’abstract, l’affermazione più forte: «A molte persone anziane è stata somministrata morfina invece dell’ossigeno nonostante le scorte disponibili, ponendo fine alla loro vita».

Anche la politica sotto accusa

E l’atto d’accusa del lungo e dettagliato studio non si ferma qui. Nelle conclusioni, vengono tirate in ballo esplicitamente le scelte fatte dalle autorità politiche svedesi: «La risposta svedese a questa pandemia – si legge – è stata unica e caratterizzata da un approccio laissez-faire, moralmente, eticamente e scientificamente discutibile, una conseguenza dei problemi strutturali della società. C’era più enfasi sulla protezione dell ’”immagine svedese” che sul salvataggio e la protezione delle vite, o su un approccio basato sull’evidenza. Una strategia che non è mai stata discussa tra tutte le parti interessate, né comunicata al pubblico. Inoltre, vi è stata riluttanza e incapacità ad ammettere eventuali fallimenti a tutti i livelli di governo; o ad assumersi qualsiasi responsabilità per i risultati chiaramente dannosi per la società svedese. Ci sono stati anche tentativi di rivedere la storia modificando o eliminando documenti ufficiali, comunicazioni e siti Web e distraendo l’opinione pubblica».

Sorgente: Studio Nature: la Svezia ha lasciato morire gli anziani di Covid – Il Sole 24 ORE

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