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I dubbi sulla decisione vaticana di far portare insieme la croce a una famiglia ucraina e una russa alla Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, presieduta dal Papa

di Gian Guido Vecchi

La Croce portata insieme da una famiglia ucraina e da una russa? «Considero questa idea inopportuna e ambigua perché non tiene conto del contesto di aggressione militare russa contro l’Ucraina».

Dopo l’ambasciatore dell’Ucraina presso la Santa Sede, anche la Chiesa greco-cattolica ucraina, attraverso l’arcivescovo di Kiev Sviatoslav, contesta il testo delle meditazioni che accompagneranno la Via Crucis che venerdì sarà presieduta da Papa Francesco a Colosseo.

Nel comunicato si arriva a parlare di «indignazione» e «rifiuto» trasmessi al Vaticano: «In questi giorni Sua Beatitudine Sviatoslav, capo e padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha ricevuto numerosi appelli dei fedeli della Chiesa e della società civile sia dall’Ucraina che dall’estero, in cui gli si chiedeva di commentare l’idea secondo la quale durante la Via Crucis di quest’anno, che si svolge annualmente a Roma il Venerdì Santo secondo il calendario gregoriano, la Croce venga portata congiuntamente dai rappresentanti ucraini e da quelli russi. Inoltre, l’Arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina è stato chiesto di trasmettere alla Sede Apostolica la grande indignazione e il rifiuto di questo progetto da parte degli ucraini di tutto il mondo».

Il commento di Sviatoslav è durissimo: «Per i greco-cattolici dell’Ucraina, i testi e i gesti della XIII stazione di questa Via Crucis sono incomprensibili e persino offensivi, soprattutto in attesa del secondo, ancora più sanguinoso attacco delle truppe russe contro le nostre città e villaggi. So anche che i nostri fratelli cattolici del rito latino condividono con noi questi pensieri e preoccupazioni».

Il primate della Chiesa greco-cattolica ucraina «ha informato di aver già trasmesso alle autorità della Santa Sede le numerose reazioni negative di molti vescovi, sacerdoti, monaci, monache e laici, convinti che i gesti di riconciliazione tra i nostri popoli saranno possibili solo quando la guerra sarà finita e i colpevoli dei crimini contro l’umanità saranno condannati secondo giustizia», informa la Chiesa greco-cattolica. L’arcivescovo Sviatoslav «ha chiesto di rivedere questo progetto». e dice: «Spero che la mia richiesta, la richiesta dei fedeli della nostra Chiesa, la richiesta dei fedeli della Chiesa cattolica latina in Ucraina vengano ascoltate».

La protesta dell’ambasciata ucraina era arrivata via Twitter: «L’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede capisce e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità sull’idea di mettere insieme le donne ucraine e russe nel portare la Croce durante la Via Crucis di venerdì al Colosseo», ha scrive l’ambasciatore Andrii Yurash: «Ora stiamo lavorando sulla questione cercando di spiegare le difficoltà della sua realizzazione e le possibili conseguenze».

Il rito di quest’anno è dedicato alle famiglie e ai diversi dolori che subiscono. Nella tredicesima stazione, quella della morte di Gesù, la meditazione sarà letta mentre una famiglia ucraina e una russa portano insieme la croce.

Domenica scorsa Francesco ha invocato una «tregua pasquale» e la presenza delle due famiglie voleva essere un segno di speranza nella pace.

Nel testo si legge: «La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?».

E ancora: «Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare».

La Domenica delle Palme, Francesco aveva detto: «Nella follia della guerra si torna a crocifiggere Cristo. Sì, Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli. Cristo è crocifisso lì, oggi».

Sorgente: L’Ambasciata ucraina a Roma: «Mai con i russi alla Via Crucis del Papa al Colosseo»

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