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In una settimana il Carroccio perde lo 0,8 per cento: per gli analisti effetto del danno d’immagine rimediato dal segretario a Przemyl e dei rincari. Dopo i mugugni nel partito il leader abbandona l’iperattivismo e sceglie il low profile

Emanuele Lauria

ROMA  – La beffa di Przemyl, proiezioni alla mano, è costata circa 260 mila voti a Matteo Salvini. Una settimana dopo lo stop sarcastico intimato dal sindaco della cittadina polacca che gli ha regalato la maglietta di Putin, il leader della Lega fa i conti con i primi sondaggi: secondo Swg il Carroccio in soli sette giorni ha perso lo 0,8 per cento dei consensi, scendendo dal 17 al 16,2 e smarrendo dunque quel recente trend stabile che l’inizio della guerra aveva confermato.

 

 

Analisi cominciata il 9 marzo, il giorno della missione ai confini con l’Ucraina, e conclusa il 14. È il punto più basso della parabola dal maggio del 2019: come fa notare Pietro Vento, direttore di Demopolis, la Lega ha dimezzato in meno di tre anni la percentuale conquistata alle Europee.
Con tutte le precauzioni che si devono a rilevazioni di questo tipo, è la conferma di un periodo da dimenticare, per il segretario leghista: i numeri confermano la necessità di un low profile che poi è l’atteggiamento che – direttamente o indirettamente – diversi esponenti di punta del partito hanno consigliato.

 

 

Quel “Matteo fermati un attimo” è stato un bisbiglio che è diventata voce ricorrente, negli ambienti parlamentari, fra deputati e senatori d’un tratto preoccupati per l’iperattivismo del Capitano che, specie in un frangente così delicato, rischia di essere controproducente. E di far pagare un prezzo sempre più salato nelle prossime competizioni elettorali. Salvini negli ultimi giorni ha diradato al massimo i suoi appuntamenti con la stampa e si è concentrato, come suggerito, sugli aspetti pratici della crisi internazionale come il caro bollette e gli aumenti dei costi di benzina pane, frutta, verdura.

 

 

 

Fattori che, secondo gli analisti, contribuiscono al calo nei sondaggi della Lega. Allo stesso tempo il senatore milanese ha rispolverato cavalli di battaglia più o meno recenti (la censura al Green pass, il taser per le forze di polizia) e si è dedicato a questioni locali (le amministrative in Sicilia). E la guerra in Ucraina? Tema affrontato senza ostentare il pacifismo e il no alle armi da molti visto come sterile presa di distanza dalla linea di Draghi (e dei Paesi atlantici) e con un’accoglienza, diciamo così, intra moenia: ieri il segretario ha atteso a Milano, davanti al consolato ucraino, 42 mamme e bambini portati in Italia dal movimento giovanile. Le missioni all’estero sono accantonate: “Almeno per ora, speriamo duri…”, dice un senatore mentre consulta preoccupato gli ultimi sondaggi.

 

 

Salvini, in realtà, ha detto che in Polonia vuole tornare, “ma senza giornalisti”. Annuncio al quale è però seguito il freno posto dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio alle missioni umanitarie dei politici sul teatro di guerra. I due fatti non sono strettamente collegati ma quello di Di Maio – si apprende dalla Farnesina – va comunque letto come un generale invito alla prudenza, che peraltro giunge in un clima di freddezza fra i due ex vicepremier di Conte: il ministro ha assistito perplesso alle immagini del viaggio di Salvini a Przemyl e ancor più perplesso è rimasto nell’apprendere che il capo del Carroccio ravvisi delle responsabilità dell’ambasciatore italiano in Polonia, Aldo Amati, che non l’avrebbe messo in guardia dal rischio di una contestazione istituzionale nella cittadina al confine ucraino. Tesi che non trova conferma alla Farnesina. Amati, si apprende, avrebbe invece invitato Salvini a non partecipare a conferenze stampa con il sindaco Bakun.

 

 

Il leader prosegue così la sua marcia senza troppo clamore e in un centrodestra a pezzi anche sul fronte interno: su Salvini riecco gli strali di Giorgia Meloni, infuriata per il no in commissione, alla Camera, al progetto di legge sul presidenzialismo, maturato per effetto delle assenze di due deputati di Lega e Forza Italia. “Io non so quale sia il problema ma c’è un problema”, ha detto la presidente di FdI, che non parla con il leader della Lega dalla mattina di sabato 29 gennaio. Poi c’è stata l’elezione di Mattarella. Ed è cominciata la guerra. Ma le distanze non sono mutate.

Sorgente: Lega, la visita di Salvini in Polonia è costata 260mila voti – la Repubblica

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