In Kosovo i poveri al gelo tra le crescenti tensioni politiche, denuncia Dorella Cianci, su Avvenire. Manca l’elettricità per molte ore al giorno e le bollette già alle stelle rischiano di aumentare ancora. Le due vecchie centrali esistenti inquinano. Molti attività commerciali costrette a chiudere i battenti
Centrale elettrica kosovara a lignite
Crisi energetica espressione di troppe carenze
«L’inizio dell’anno non è stato facile per il Kosovo alle prese con difficoltà energetiche, un pesante inquinamento e i difficili passi per la normalizzazione dei rapporti con la Serbia. Molti negozi son stati costretti a chiudere, perché il Paese sta affrontando la peggiore crisi energetica degli ultimi dieci anni».
Di interruzione in peggio
La società di distribuzione di energia del Paese, Kosovo Energy Distribution Systems (KEDS), ha annunciato, la scorsa settimana, che avrebbe aumentato ulteriormente interruzioni di corrente di più due ore fino a nuovo avviso. E tutti a ricorrere a costosi generatori per sopravvivere. Situazioni paradosso non solo le attività commerciali, ma anche scuole e ospedali, che hanno iniziato il 2022 in condizioni emergenziali. «Proprio venerdì scorso, il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi 60 giorni, che consentirà al Ministro preposto di stanziare più soldi per le importazioni di energia, ma anche di introdurre misure restrittive ancora più severe».
Più consumi e prezzi alle stelle
Tutta Europa sta affrontando l’aumento vertiginoso dei prezzi del gas e dell’elettricità, ma in Kosovo è emergenza sociale per la somma con altre gravi carenze. Guasti tecnici e il freddo hanno messo fuori uso una parte della produzione delle centrali in difficoltà, sta costringendo a importare molta più energia del consueto. Il Primo Ministro, Albin Kurti, spiega che i prezzi all’importazione sono aumentati fino a 515 euro per MWh, dai 70 euro dello stesso periodo dell’anno scorso. Fortunatamente il prezzo riservato ai cittadini è di 6 centesimi per kWh, il più economico d’Europa, le tariffe domestiche fortemente sovvenzionate, ma erogazione elettrica ridotta.
L’alternativa del diavolo
«In questa situazione ci troviamo di fronte a due sole possibili soluzioni: ulteriori interruzioni di corrente o aumenti dei prezzi, questa volta da caricare anche sulle singole famiglie», afferma il premier Kurti sapendo a cosa sta per andare incontro. E da subito, diverse migliaia di persone che protestavano contro l’ aumento dei prezzi dell’energia hanno avuto violenti scontri con la polizia, e lancio di candele e lampadine contro il palazzo del governo esponendo cartelli che dicevano provocatoriamente: «Lavoriamo giorno e notte per vedere le luci soffuse!». La protesta è stata indetta dal Partito socialdemocratico di opposizione.
Kosovo ancora post jugoslavo
Il Kosovo produce la maggior parte della sua energia basandosi su due vecchie centrali a carbone fuori Pristina. Le centrali elettriche del piccolo Paese balcanico sono alimentate dalla lignite, un carbone che produce un inquinamento particolarmente tossico quando bruciato (e questo è evidente anche nel preoccupante aumento di leucemie e tumori ai polmoni). Il Kosovo ha la quinta riserva di lignite più grande al mondo con 12-14 miliardi di tonnellate, ma la sua dipendenza dal “carburante sporco”, insieme all’instabilità politica, ha tenuto lontani gli investitori stranieri dalla fine della guerra Nato nel ‘99, rendendo difficile il potenziamento delle infrastrutture energetiche.
Scuola a singhiozzo tra virus e gelo
Scuole spesso chiuse perché inagibili per il gelo da mancanza di riscaldamento. Minaccia sul futuro del Paese, denuncia la parte più sensibile della società. «La situazione attuale è particolarmente complessa anche per altri equilibri interni, poiché tutti gli accordi precedenti raggiunti nel dialogo Kosovo-Serbia, guidato dall’Unione europea, devono essere attuati», come ha affermato l’inviato speciale statunitense nei Balcani, Escobar. Passaggio chiave, un accordo sulla creazione di un’associazione di comuni a maggioranza serba, questione che è diventata un ostacolo negli sforzi dell’Unione Europea per promuovere il dialogo tra Serbia e Kosovo. Un obbligo del Kosovo ai sensi dell’accordo di Bruxelles, raggiunto nel 2013.
Ancora lo scontro albanesi serbi
Il primo ministro Kurti insiste che non possono esserci associazioni basate sull’etnia o altro, sulla falsariga della Republika Srpska, entità statale dei serbi in Bosnia. «Al momento il popolo del Kosovo ha ben altri problemi quotidiani, alludendo alla questione energetica (ma non considerando affatto l’aspetto ecologico e sociale)», scrive Dorella Cianci. Nazionalismi di parte a coprire altre inadeguatezze, come accade sistematicamente da più parti. Antichi peccati serbi, l’intervento armato Nato e la discussa indipedenza a spinta albanese/americana, riconosciuta da circa la metà dei Paesi Onu. Incertezza nociva per tutte due le etnie maggioritarie del piccolo Paese, più gravi ovviamente per i circa 120 mila serbi del Kosovo.
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