Il Covid ha portato più guerre e disuguaglianze in tutto il pianeta. Sono 21 le guerre ad alta intensità nel 2020, sei in più rispetto all’anno precedente, quando erano 15. Con il conflitto nella regione etiopica del Tigrai salgono a 22 nel 2021. Per le conseguenze umanitarie più gravi lo Yemen, la Siria, il Sud Sudan.
Più guerre e diseguaglianze nel pianeta
Sono diventate 22 le guerre ad alta intensità nel 2020, sette in più rispetto all’anno precedente, quando erano 15, ultima in ordine di tempo il conflitto nella regione etiopica del Tigrai. Undici nella sola Africa subsahariana. Aggiungendo alla guerre tutte le crisi violente come quella dell’Est del Congo che si trascina da più di dieci anni, si calcolano 359 conflitti nel 2020, uno in più rispetto al 2019. Forte allarme per la crescita delle persone che hanno bisogno di aiuti umanitari, il 40% in più tra 2020 e 2021 – 235 milioni – vittime di conflitti e mutamenti climatici. Erano 62 milioni nel 2012.
In 10 anni raddoppio rifugiati e sfollati
Nell’arco dell’ultimo decennio sono più che raddoppiati rifugiati e sfollati, raggiungendo la cifra record di 82,4 milioni. Sono solo alcuni dei dati sconvolgenti che emergono del rapporto «Falsi equilibri» di Caritas italiana su diseguaglianze e conflitti dimenticati, presentato a Roma durante un incontro coordinato da Famiglia Cristiana. Studio giunto alla settima tappa di un progetto partito nel 2001, pubblicato da Edizioni San Paolo e realizzato in collaborazione con Avvenire, Famiglia Cristiana e il ministero dell’Istruzione.
Il poco possibile delle Nazioni Unite
«Le agenzie delle Nazioni Unite, la comunità internazionale e l’Ue – spiega il vicedirettore di Caritas Paolo Beccegato – hanno dichiarato di non riuscire a raggiungere più di 165 milioni di persone in 56 Paesi del mondo, quindi 70 milioni restano scoperte dagli aiuti. Una cifra record e un segnale molto negativo».
Il Covid ad aggravare diseguaglianze
Il rapporto mette l’accento sulle disuguaglianze, causa prima delle violenze, che tutti gli indicatori danno in aumento, e sul Covid, «che se non ha causato conflitti – precisa Walter Nanni, responsabile dell’ufficio studi – può averli aggravati, perché alcuni governi hanno strumentalizzato la situazione per frenare le opposizioni. In altri casi ci sono stati accordi per il cessate il fuoco».
Più povertà e fame, speculazioni sul cibo
Sono aumentate povertà e fame che causano instabilità. Le speculazioni finanziarie sui prezzi del cibo, che si ripetono in queste settimane, denuncia la Caritas, causano povertà e di conseguenza guerre. Produzione e commercio di armi chiudono il cerchio favorendo la proliferazione dei conflitti.
Democrazia in recessione
Altro segnale inquietante, secondo Francesco Strazzari, docente di Scienza della politica al Sant’Anna di Pisa, è il declino della democrazia, rilevato recentemente anche dal Papa. «Secondo vari metodi di rilevazione – ha segnalato Strazzari – nel 70% dei Paesi del mondo la democrazia è entrata in recessione e il Covid usato per limitare le proteste e reprimere libertà e dissenso». Nessun riferimento alla repressione delle violenze No Vax o No Pass in Italia.
Diritti umani e stragi lontane
E’ l’inviata di Avvenire Lucia Capuzzi, il teleconferenza dall’Amazzonia brasiliana, a fare il punto sul meno noto scenario latinoamericano. «In Sudamerica – ha raccontato– vi sono conflitti violentissimi e nascosti, come quello che insanguina Messico, Venezuela o la stessa Amazzonia, e spesso le popolazioni coinvolte non hanno voce». E la poca attenzione che ottengono viene soprattutto dal mondo cattolico. Sulle guerre dimenticate e sulla sofferenza siamo sempre molto attenti e credo che portiamo anche quel messaggio di speranza che ci chiede il Papa».
Contro le guerre diplomazia o altra guerra?
La maggioranza degli italiani mostra di credere ad opzioni non violente, «pur nella crescente sfiducia verso le istituzioni internazionali». In un sondaggio di Demopolis per Caritas il 62% di fronte a una guerra crede più all’efficacia di una mediazione politica che a un intervento militare, cui crede il 26%. Tre quarti vorrebbero ridurre le disuguaglianze economiche e e sociali per prevenire conflitti e il 60% vorrebbe infine proibire il commercio delle armi.
La pandemia ha acuito le diseguaglianze ma allo stesso tempo ha risvegliato un comune senso di appartenenza all’unica famiglia umana che ora è al bivio di scelte decisive per il presente e il futuro dell’umanità.
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