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Il ministro del lavoro Orlando Ci sono «troppi morti sul lavoro». Pensa di escludere dal Superbonus le imprese che non rispettano i contratti e premiare i datori di lavoro virtuosi, in particolare sull’edilizia». Ieri un altro morto a Trento. La tragedia di Torino: «Vicenda emblematica». «Gli incidenti avvengono di più quando il lavoro è precario. Il problema sono i subappalti e i contratti non omogenei»

Roberto Ciccarelli

Dopo avere setacciato la casa di cura Eremo di Arco in provincia di Trento l’hanno trovato morto in fondo alla tromba dell’ascensore schiacciato dal contrappeso di un ascensore. Si chiamava Nicolae Catalan, era nato in Romania, titolare di una «ditta individuale», cioè una partita Iva imprenditoriale che aveva ricevuto un appalto per ampliare il vano ascensore. Alle 20 dell’altro ieri stava ancora lavorando per cercare di terminare le consegne entro Natale. Una prima ricostruzione dell’accaduto fatta dalla polizia e dall’ispettorato del lavoro su mandato della procura di Rovereto, Catalan stava svolgendo alcune operazioni di saldatura mentre un collaboratore avrebbe attivato il pulsante, forse per recuperare del materiale al piano di sopra. L’ascensore si è messo in funzione e così il contrappeso, che ha fatto il percorso contrario senza lasciargli scampo. Nicolae Catalan è il tredicesimo ucciso dal lavoro in Trentino nel 2021. Per l’Inail, tra gennaio e ottobre, ci sono stati 1017 decessi sul posto di lavoro, in media tre al giorno. Nel 2020 sono morti 1230 lavoratori. Rispetto all’anno scorso, già fino a ottobre, c’è stato un aumento complessivo del 20,6% di vittime, al netto dei decessi causati sul lavoro dal Covid. Le denunce di infortunio al 31 ottobre sono state oltre 448 mila. Rispetto al 2020 sono già 27 mila in più. Vittime dell’incuria, della disattenzione, del contenimento dei costi, dell’urgenza del profitto. Questo è il bollettino della guerra in corso in Italia, sotto gli occhi di tutti, nell’impotenza del governo davanti a un sistema che miete vittime e spinge sul pedale della «crescita» del prodotto interno lordo.

DURANTE un’informativa urgente alla Camera sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ieri il ministro del lavoro Andrea Orlando ha rappresentato il rapporto causale e sociale tra l’aumento dei morti per il lavoro e la crescita in termini ipotetici, e non come il risultato di una serie di concause sociali e individuali presenti nella divisione del lavoro. Bisogna «evitare che la riprese generi, accanto a una auspicata ripresa del Pil, anche un arretramento sul fronte della sicurezza e salute dei lavoratori» ha detto Orlando. In una singola frase ecco spiegata la contraddizione in cui si trova il capitalismo pandemico: tanto più rimbalza la sua economia dopo il tonfo colossale del 2020 tanto più si frantuma il mercato del lavoro con appalti e subappalti, precarietà e irregolarità di ogni tipo nei luoghi di lavoro, a cominciare dall’edilizia, il settore che ha registrato nell’anno della «ripresa» un incremento di morti del lavoro: 16 in più. Nel frattempo sono aumentate le ispezioni di oltre il 30% che hanno fatto emergere la punta di un iceberg che nessuno, da decenni, intende scalfire: oltre 9 imprese di costruzioni su 10 non sono in regola e gli infortuni riguardano ditte di piccole dimensioni, lì dove si presume sia ancora più difficile fare controlli, dove più atroce è il livello del ricatto: o lavori e rischi di morire, o non lavori e allora muori di fame.

L’ANALISI DELLE CAUSE di questa situazione fatta ieri da Orlando ha rivelato tutto quello che anche il suo governo non ha fatto e, probabilmente, non riuscirà a fare da qui a un mese quando Draghi andrà al Quirinale. L’esponente della «sinistra» del Pd ha considerato la tragica morte di Roberto Perretto, Marco Pozzetti e Filippo Falotico, i tre montatori vittime del crollo della gru a Torino, come «emblematica» di un modello economico caratterizzato da «un’articolata catena di subappalti e un’evidente disaggregazione contrattuale, che vede più contratti collettivi all’interno dello stesso cantiere».Falotico era assunto con contratto metalmeccanico di apprendistato professionalizzante. Pozzetti era titolare dell’impresa artigiana omonima. In quel cantierc’erano altri tre lavoratori: uno con contratto per i dipendenti delle imprese di logistica, uno con il contratto dipendenti imprese edili ni e un altro amministratore unico di una società di noleggio di macchine edili. Credo che questi elementi di carattere strutturale siano quelli che vanno affrontati se davvero si deve incidere. Continuiamo a chiamare ingiustamente le morti sul lavoro le morti bianche, ormai le cause le conosciamo». Infatti è l’azione politica che manca. Orlando ha evocato «un dialogo con le parti sociali per premiare i datori di lavoro virtuosi» e ha ipotizzato di togliere il «Superbonus per le imprese che non rispettano i contratti». E si farà un «tavolo tecnico politico» con Inps, Inail e ispettorato del lavoro. Pochi mesi fa il governo ha adottato norme sulla sicurezza. Ieri Draghi ha detto che «considera la propria azione terminata, se il problema continua continueremo ad intervenire». La lingua di legno ha detto una verità: «La cosa è in parte legata al boom dell’edilizia». Nel frattempo si continua a morire.

Sorgente: «I morti del lavoro aumentano, No al superbonus a chi non rispetta i contratti» | il manifesto

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