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Colpo di coda della violenta perturbazione, bilancio pesante per varie zone della costa orientale del Paese

Lo schermo del telefonino continuava ad accendersi mentre suonava con allerta meteo sempre più incalzanti. Il vento fischiava fortissimo dalle finestre sigillate dei grattacieli, fuori le strade si trasformavano in fiumi, con l’acqua sollevata dalla tempesta, e solo qualche rider all’ora di cena continuava a pedalare, immerso fino alle caviglie. È successo tutto dalle sette di sera fino alle prime ore del nuovo giorno: New York e la costa orientale, tra le aree più densamente popolate d’America, sono state schiaffeggiate dalla coda aggressiva di Ida, l’uragano che si era abbattuto sulla Louisiana domenica (uccidendo sei persone e lasciandone un milione senza acqua ed elettricità).

 

Il sindaco Bill de Blasio e le neo-governatrice Kathy Hochul, così come il suo collega del New Jersey Phil Murphy, hanno dichiarato in fretta lo stato di emergenza, ordinando a tutti i veicoli di non scendere in strada almeno fino a dopo le cinque della mattina. Sui social circolavano intanto foto e video di cascate d’acqua dentro la metro, autobus inondati, strade bloccate, fiumi che rompevano gli argini, di un tornado che ha distrutto un intero quartiere a Mullica Hill, in New Jersey. Al risveglio la notte appena trascorsa sembrava solo un sogno, con il sole splendente su un cielo azzurro settembrino. Se in città qualcuno fosse andato a dormire presto mercoledì non si sarebbe accorto del disastro delle ore precedenti, se non fosse che a Prospect Park è comparso un lago che prima non c’era; 200mila persone dalla Pennsylvania al New Jersey sono ancora senza elettricità; la metro di New York ha ripreso la circolazione a singhiozzo; centinaia di voli e treni sono stati cancellati (Newark è rimasto chiuso per un po’); e soprattutto la regione piange oltre 40 vittime. Un conto che ha continuato ad aggravarsi con il passare delle ore. «Facciamo ancora fatica a capire la vera portata delle perdite e dei danni», ha detto Hochul.

 

Proprio nel tempo brevissimo in cui si concentra la furia degli elementi sta la pericolosità di questi fenomeni metereologici: dalle 20:51 alle 21:51, otto centimetri di pioggia sono caduti su Central Park, quasi raddoppiando il record di appena una settimana fa (4,9). «Due record in una settimana non sono una coincidenza», ha detto il senatore di New York Chuck Schumer. Un messaggio rilanciato da tutte le autorità: è questa la nuova normalità del cambiamento climatico. Eventi estremi, spesso imprevisti: mercoledì prima della catastrofe il meteo parlava di una quantità di pioggia «gestibile». Per tutta la giornata di ieri sono andate avanti le operazioni di soccorso, con gommoni che navigavano le strade allagate della regione salvando persone dai tetti delle macchine e dentro le case in cui erano intrappolate. Tanti erano bloccati su treni e metropolitane. I corpi della maggior parte delle vittime sono stati recuperati da appartamenti al piano terra o seminterrati: 8 dei 9 morti di New York sono stati trovati così nel Queens e a Brooklyn, uno di loro, due anni, è la vittima più giovane. Un vicino ha raccontato di aver visto l’acqua salire da due centimetri a più di un metro in cinque minuti.

A mezzogiorno è intervenuto anche Joe Biden, a promettere tutta l’assistenza possibile da parte del governo e a parlare della «devastazione e dell’eroismo» sotto gli occhi di un Paese nella morsa degli eventi estremi, con piogge e vento a Est e siccità e incendi a Ovest. «La crisi del clima è qui», ha detto il presidente, spingendo per il suo piano che dovrebbe consentire di potenziare tutte quelle infrastrutture, dalla rete elettrica al sistema fognario agli acquedotti, che l’America ha trascurato per troppi anni e che davanti alla potenza della natura mostrano tutta la loro usura e inadeguatezza. «La politica non c’entra», ha detto, «all’uragano non interessa se sei repubblicano o democratico, siamo tutti insieme, davanti a una delle più grandi sfide del nostro tempo». Alaska esclusa, gli Stati Uniti hanno quasi 100mila chilometri di coste. Sul New York Times il professore di geologia della Università della Carolina occidentale Robert Young argomenta che è impossibile proteggerle tutte: presto il governo dovrà porsi il problema di spostare le persone dalle aree più pericolose. Un’epoca di migrazioni climatiche è dietro l’angolo.

Sorgente: L’uragano Ida colpisce anche New York: città allagata, oltre 40 morti

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