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Il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri analizza l’andamento della pandemia e le iniziative del Governo: «Oggi esistono due malattie parallele»

di Laura Cuppini

Professor Remuzzi, il premier Mario Draghi ha detto che «l’invito a non vaccinarsi equivale a un invito a morire». Concorda?
«La frase del presidente del Consiglio è tecnicamente ineccepibile. Oggi esistono due epidemie: quella dei vaccinati e quella dei non vaccinati. La prima è paragonabile a un’influenza, la seconda è un’infezione potenzialmente letale. Lo spiega bene un articolo del Washington Post, dove Roy Gulick, capo delle Malattie infettive alla Weill Cornell Medicine di New York, afferma che il 97% dei ricoverati per Covid non è stato vaccinato. A conferma di ciò vediamo che in Gran Bretagna ieri, a fronte di 36mila nuovi contagi giornalieri, i morti sono stati ‘solo’ 64. Il 20 gennaio i contagi erano 38mila e i decessi 1.300. I vaccini autorizzati in Europa e negli Stati Uniti sono estremamente potenti nel proteggere da malattia grave e morte. Al contrario, non sappiamo ancora quanto blocchino i contagi, soprattutto alla luce della rapida diffusione della variante Delta».

Che impatto può avere il green pass nel percorso di uscita dall’emergenza?
«Rappresenta un incentivo per coloro che hanno paura dei vaccini, come si vede dal boom di prenotazioni. Non possiamo convincere i no-vax, ma gli indecisi sì, e non sono pochi. Sbaglia chi parla di ‘limitazione della libertà’: anche la patente potrebbe essere vista in questo modo, ma non vogliamo che una persona che ne è priva guidi la macchina, mettendo a rischio sé stesso e gli altri. Sarebbe importante estendere il green pass alle scuole, dando una sorta di ‘idoneità’ agli insegnanti vaccinati. In pandemia, non è pensabile che chi lavora a contatto con altre persone non sia protetto».

L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha esteso l’uso del vaccino Moderna alla fascia 12-17 anni. È giusto proteggere i ragazzi?
«I vaccini a base di mRna si sono rivelati molto efficaci e sicuri negli under 18. I casi di miocardite e pericardite (4 su 100mila vaccinati) si risolvono spontaneamente nel giro di pochi giorni e non c’è il rischio di complicanze. Al contrario, Covid nei bambini può provocare, anche se molto raramente, la sindrome infiammatoria multisistemica, che richiede cure intensive e può causare effetti indesiderati anche a distanza di tempo».

Come devono regolarsi le donne durante la gravidanza e l’allattamento?
«Ci sono due ragioni fondamentali per dire sì alla vaccinazione in gravidanza: la prima è che le donne incinte hanno una ridotta capacità polmonare per la pressione esercitata dall’utero e quindi rischiano una malattia più grave (con il doppio delle probabilità di dover ricorrere alla ventilazione assistita rispetto alle altre donne). La seconda è che il sistema immunitario in gravidanza si indebolisce. Anche quando si allatta il vaccino è consigliato: nel latte materno sono presenti anticorpi che passano al bambino, anche se non sappiamo ancora quanto lo proteggano».

Il certificato verde andrebbe adottato anche per i trasporti pubblici?
«Sui mezzi, se ci si attiene alle precauzioni che conosciamo, non è così facile contagiarsi. Il problema è il sovraffollamento e vale anche per negozi e uffici. Per un po’ di anni dovremo evitare le concentrazioni di folla e lavorare sull’aerazione in ambienti chiusi, per esempio nelle scuole. Un metodo empirico e semplice potrebbe essere l’uso di dispositivi che misurano la quantità di Co2: quando è elevata saranno elevate anche le concentrazioni di virus, nel caso ci fossero persone positive. Dobbiamo tenere presente che la variante Delta ha una capacità di trasmissione molto più elevata rispetto alle precedenti, dunque è possibile che aumentino i cosiddetti ‘super diffusori’, persone in grado di infettarne molte altre per la grande quantità di virus che ospitano nelle vie respiratorie. La mascherina, come sappiamo, protegge dalla goccioline pesanti, quelle emesse per esempio parlando, ma non dall’aerosol che è il principale veicolo di contagio».

Cosa possiamo immaginare per i prossimi mesi?
«Nessuno può saperlo ma, se non ci vacciniamo tutti, alla fine di questa fase potremmo avere molti morti anche in Italia. Non solo. Quello che serve ora è uno sforzo per vaccinare tutto il mondo. L’Europa dovrebbe unire le forze di chi produce, infiala e distribuisce i vaccini: un grande laboratorio virtuale che naturalmente va governato e che metta insieme il know how dei principali attori. Il virus continua a cambiare, ma anche la scienza va avanti. Pfizer, Moderna e AstraZeneca stanno lavorando a vaccini che proteggano dalle nuove varianti e potrebbero arrivare anticorpi monoclonali di nuova generazione. A San Diego, in California, un gruppo di ricerca è riuscito a far produrre la proteina Spike alle alghe e lo si può fare anche con piante di tabacco modificate geneticamente (la mutazione interessa solo le foglie e quindi non si trasmette alle generazioni successive). In questo modo sarà possibile, in futuro, avere grandi quantità di vaccino a basso costo: un terreno di 12.500 metri quadrati basterebbe a produrre dosi sufficienti per tutti gli italiani».

Sorgente: Remuzzi: «Il Green pass è un incentivo: non possiamo convincere i no vax, ma gli indecisi si: dobbiamo vaccinarci tutti»

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