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Nonostante il governo e la commissione per la disoccupazione abbiano installato un tavolo di dialogo e negoziazione, dopo quasi 20 giorni non ci sono risultati né progressi. Sfiducia, vedersi con disprezzo e concepire l’altro come un nemico spiegano la paralisi, secondo gli analisti.

Sciopero nazionale - 26 maggio 2021 - Rivolte a Yomasa - Usme
Sciopero nazionale – 26 maggio 2021 – Rivolte a Yomasa – Usme / Mauricio Alvarado

Mentre nelle strade avanza la protesta, al tavolo tra Commissione disoccupazione e Governo c’è un vero e proprio arresto. Sebbene questo spazio di dialogo e di accordo sia stato pensato per trovare soluzioni negoziate che ci permettano di fronteggiare l’epidemia sociale che oggi ha compiuto 38 giorni, la verità è che, a quasi 20 giorni dalla sua installazione, il tavolo ancora non dà risultati. La situazione preoccupa se si tiene conto che finora è lo spazio più organizzato e formale per partecipare allo sciopero nazionale. In altre parole, si configura come la speranza più vicina per affrontare – sì, a breve termine – la crisi senza precedenti che sta attraversando la Colombia.

Anche se di tanto in tanto, al termine di giornate che possono durare fino a nove ore, le parti ribadiscono la loro disponibilità al dialogo e la loro disponibilità ad andare avanti, in ciascuna delle loro dichiarazioni c’è un certo disagio tra le righe. Dietro questo ci sono molteplici ragioni, se si considera il numero di richieste del Comitato e il precedente del Governo sul tavolo per affrontare lo sciopero del 2019, quando si sosteneva che “lo Stato non stava negoziando”. C’è però un dato che spiega la paralisi che il tavolo è in fiamme: i blocchi che persistono in varie zone del Paese.

Da un lato, il Comitato ha difeso che “punti di resistenza e tagli stradali temporanei e intermittenti” – come li chiamano – sono “possibilità legittime” della manifestazione e che l’esercizio della protesta, di per sé, genera traumi. Per questo, respingendo gli atti di violenza, hanno rivendicato i blocchi, evidenziandone la legittimità purché non influiscano sulla vita, la salute, l’integrità, l’ambiente e l’alimentazione delle persone.

Sorgente: I propri “blocchi” che hanno preso il tavolo per assistere allo sciopero | LO SPETTATORE

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