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Quali sarebbero le percentuali di consenso per i vari partiti se ci fosse un sistema televisivo imparziale? Quale credete che sarebbe la composizione del parlamento se ci saranno quotidiani che raccontino le notizie invece di inventarle? Se l’informazione avesse un suo tribunale che sanzionasse le fake news, che chiudesse le testate recidive e ritirasse il diritto a un contaballe di esprimersi liberamente, quale sarebbe insomma la volontà generale? Il caso del primo maggio ha scoperchiato un’urna maleodorante e il segreto di Pulcinella passa ora di bocca in bocca. Si risvegliano tanti dormienti che promuoverebbero “una vera legge sul conflitto d’interessi e una profonda, forse drastica, riforma del sistema dell’informazione italiano, a partire dalla RAI”, per usare le parole di Patuanelli. Il semplice “io sto con Fedez” sulla bacheca social di Conte, ha raccattato 650 mila like, finora.

All’indomani della pubblicazione dello scontro del rapper con alcuni dirigenti Rai, il primo ad aprir bocca, manco a dirlo, è stato Letta. E com’è costume del partito dei conservatori, ha detto di condividere le parole dell’artista e ha invitato la Rai a scusarsi. Ma che cazzo dici, Letta! Qui si sta parlando di un conflitto di interessi che avete rimandato da 30 anni, da quando potevate fermare Berlusconi, regolamentando il servizio radiotelevisivo pubblico e privato. Invece avete preferito ritagliarvi nelle reti di Stato l’angolo prezioso e riservato, dove potete selezionare i reclutamenti e gestire le carriere. Non venirmi a dire, Letta, che non sai niente della lottizzazione della Rai, e che nel terzo canale e in rai news 24 non ci entra nessuno che non faccia i conti col tuo partito.

Una volta scoperti, siete corsi comicamente ai ripari. Tutti. Anche Salvini. E siccome le notizie erano due: il ddl Zan con le espressioni dei leghisti, e il tentativo esplicito di censura dei vertici della Rai, anche il cazzaro verde s’è scoperto difensore della libertà d’orientamento sessuale, senza peraltro ammonire nel partito i suoi campioni di cazzate. Sicché il dibattito s’è spostato immediatamente dall’avversione alla comunità lgbt all’opportunità della legge Zan, cercando di tacere accuratamente sulla realtà del servizio pubblico.

Come si sa i vertici Rai sono leghisti. Foa e Salini sono passati sotto il naso del M5S arroccato nella sua convinzione di non intervenire nelle “libertà” dell’informazione. Nella sua età adulta il Movimento sarà costretto a capire che la libertà non si concede ma si conquista; che essa è una risultante di altre coscienze e altre responsabilità; che è un effetto benefico della democrazia. Altrimenti è meglio chiamarla col suo vero nome: schiavitù, coercizione, ricatto. Altrimenti, ci saranno quelli come Letta che vorranno esigere le scuse fingendo un errore neutro dei dirigenti.
E no, cari miei, è venuto il tempo di capire che l’ordine sociale è il risultato della politica, a sua volta generata dalla falsa informazione, cioè è né più e né meno che la volontà del padrone, lo stesso che canta le lodi sue e del suo ordine, e che reclama la proprietà del carcere che ha creato.

di Giuseppe Di Maio

Sorgente: La libertà nel carcere – infosannio

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