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Serbatoio naturale di oltre il 70% delle malattie infettive emergenti, gli animali sono stati dei sorvegliati speciali fin dall’inizio della pandemia scatenata dal virus SarsCoV2: l’obiettivo è evitare che diventino dei serbatoi naturali di infezioni. Per questo i risultati positivi del primo vaccino anti Covid sperimentato nei gatti sono una buona notizia e per lo stesso motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha chiesto di fermare la vendita di mammiferi selvatici vivi nei mercati alimentari. In entrambi i casi l’obiettivo è bloccare la circolazione dei virus. La sperimentazione di fase 1 del vaccino anti Covid-19 per i gatti, realizzato dall’azienda italiana Evvivax, è stata condotta negli Stati Uniti in collaborazione con l’azienda americana Applied Dna.

«In tutti gli animali trattati abbiamo osservato la formazione di anticorpi neutralizzanti e a fine aprile potremo vedere i risultati della seconda iniezione», ha detto Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico delle aziende biotech Takis ed Evvivax. Si sperimenta un vaccino anti Covid nei gatti sia alla luce dei casi di contagio fra gatti e uomini finora osservati, sia dopo i casi di contagio con le varianti inglese, sudafricana e brasiliana osservati nei gatti e in altre specie animali, come i topi: «vale a dire – ha aggiunto Aurisicchio – che si potrebbe generare un serbatoio naturale, indipendentemente dai progressi della vaccinazione nell’uomo».

Il prossimo passo sarà misurare gli anticorpi generati nei gatti dopo il richiamo e si prevede inoltre di sperimentare il vaccino sui visoni, nei quali il virus SarsCoV2 si diffonde molto facilmente, al punto di avere causato epidemie che hanno portato all’abbattimento di molti animali negli allevamenti. Tenere alta la guardia è fondamentale: «gli animali, in particolare quelli selvatici, sono la fonte di oltre il 70% di tutte le malattie infettive emergenti nell’uomo, molte delle quali sono causate da nuovi virus», rileva l’Oms. «I mammiferi selvatici, in particolare, rappresentano un rischio per l’emergere di nuove malattie», aggiunge additando come esempio il mercato di animali vivi di Wuhan, riconosciuto come uno dei punti della diffusione del virus alla fine del 2019. Oltre alla sospensione delle vendite, si chiedono migliori norme igieniche, controlli efficaci negli allevamenti, la formazione di ispettori veterinari, sistemi di sorveglianza più capillari e campagne di informazione e sensibilizzazione.

 

Sorgente: Oms: stop alla vendita di animali selvatici vivi nei mercati alimentari – La Stampa

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